LA POESIA POSTCONTEMPORANEA N. 16. UNA RECENSIONE SINTETICA E ANALITICA DEL BEL LIBRO DI POESIE UNDYING UNA STORIA D’AMORE (2016) DI MICHEL FABER (1960 vivente).

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LA POESIA POSTCONTEMPORANEA N. 16.
UNA RECENSIONE SINTETICA E ANALITICA
DEL BEL LIBRO DI POESIE
UNDYING UNA STORIA D’AMORE (2016)
DI MICHEL FABER (1960 vivente).

Introduzione

Ho letto con molto desiderio e passione il bel libro poetico di Michel Faber: “Undying. Una storia d’amore”, e ne ho ricevuto un sommo piacere poetico ed estetico. E ciò vuol dire che l’intera opera poetica ha raggiunto, almeno, il secondo grado della mia scala poetica che stabilisce la gradevolezza e la bellezza di una intera opera poetica. Il secondo grado della bellezza comprende i seguenti fenomeni intellettuali ed estetici: percepire un godimento estatico e una serie di sensazioni estetiche, dovute alla delizia e al diletto che l’opera poetica in questione suscitata nei lettori e negli appassionati di poesia, accendendo in loro illuminazioni di coscienza e aumentando, sempre in loro, intuizioni culturali. Inoltre ha scosso, in particolar modo, me procurandomi un piacevole diletto personale e culturale. Insomma la mia anima ha introiettato una grande contentezza e soddisfazione dalla lettura di questa opera poetica. Inoltre l’intero libro ha arricchito il mio animo e ho beneficiato di qualcosa di utile, di piacevole e di bello fino a farmi provare un alto e intenso grado di piacevolezza intellettuale e culturale. Tutto questo è dovuto, ovviamente, alla mia predisposizione culturale e poetica per la lettura di poesie contemporanee e postcontemporanee. Inoltre mi fa piacere arricchire il mio sapere e la mia cultura perché so che più conosco e più arricchisco di belle poesie il mio spirito libero, più mi inebrio di bellezza estetica e più la mia anima gioisce della vita, dell’amore, della poesia, delle bellezze naturali e, infine, dello splendore di tutto l’universo.
Ora devo spiegare ed illustrare perché questa opera poetica del poeta – scrittore naturalizzato inglese Michel Faber mi ha suscitato tanta gradevolezza e piacevolezza nel mio animo. La risposta nasce, proviene e si ricava, ovviamente, dall’impostazione, dal tema, dalle immagini e dalla struttura interna che l’autore – poeta ha voluto dare all’intera opera poetica.

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Il tema dell’opera poetica è spiegato ed illustrato dallo stesso poeta nella premessa all’opera poetica. Infatti Michel Faber spiega e illustra perché ha scritto questo libro di poesie. Il punto di partenza di questo libro è stato la malattia della moglie Eva, colpita dal cancro tra il 2012 e il 2014, anno della sua morte. In questi due anni di malattia della moglie, il poeta l’accudisce e l’assiste dall’inizio fino alla fine non facendole mai mancare il suo sostegno e il suo aiuto anche nelle situazioni più difficili e disperate. Il poeta descrive, infatti, il periodo del ricovero in ospedale, il decorso della malattia, tutti gli esami clinici che hanno accompagnato la paziente dall’inizio della malattia fino alla morte. Poi il poeta descrive il ritorno a casa della morta ed espone tutto il suo daffare per far sapere ai suoi amici della morte della moglie, e descrive, anche, il suo daffare per riprendere la sua normale vita quotidiana e lavorativa, ma senza l’amore e la presenza preziosa della moglie Eva.
Ed infine il poeta illustra e spiega il primo anno di vita senza la sua amatissima moglie. In questo primo anno di vita (luglio 2014 – luglio 2015) il poeta elabora il proprio lutto, cioè cerca di razionalizzare il dolore e la sofferenza per la scomparsa di sua moglie. Proprio in questo anno di elaborazione del lutto e del dolore, il poeta ha scritto quasi tutte le poesie dedicate, per l’appunto, a ricostruire e a razionalizzare la morte di sua moglie. Tutte le poesie sono dedicate a questo evento doloroso, eccetto alcune poesie scritte già in precedenza che il poeta ha rielaborato ed inserito nell’opera poetica nel punto giusto di tutta l’opera poetica. Per esempio la prima poesia dell’opera poetica “Di vecchiaia, nel sonno”, era stata scritta parecchi anni prima e poi è stata rivista e semplificata nel 2014 come poesia iniziale e manifesto di tutta l’opera poetica. La seconda poesia “Un vecchio uccello che non sta molto bene” fu letta dal poeta all’oncologo del reparto. Invece la poesia “Vecchi all’ospedale” scritta nel 1984 è rimasta uguale a tale data. Tutte le altre poesie sono state scritte, quindi, tra il 2014 e il 2015, e, come scrive il poeta, il momento della loro composizione non corrisponde all’ordine, alla collocazione e alla posizione delle poesie nella divisione interna del libro: “Le altre poesie sono state scritte nel 2014 e 2015 e appaiono non nell’ordine della loro composizione bensì al posto che loro compete in questa storia, che è la narrazione della perdita di Eva, e del mio dolore per lei”. (pag. 15). Orbene, io, Biagio Carrubba, affermo che l’opera poetica in questione è un’opera poeta molto bella e importante perché dimostra come la poesia, in generale, e la poesia postcontemporanea, in particolare, possa essere di grande utilità e conforto nella elaborazione del lutto e nello sconfiggere il dolore per la perdita di una persona carissima. Infatti penso che l’intera opera poetica sia stata molto utile e benefica per rappacificare il poeta con la vita e con il tempo breve che, ancora, gli rimane da vivere, come il poeta accenna e scrive nella poesia n. 65: “Ciò che posso fare, in ciò che resta del mio tempo breve…”.

Michel
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L’importanza di questa opera poetica per me.

Quest’opera poetica è stata molto importante, anche per me, per i seguenti motivi.
1. Mi ha permesso di completare e riempire gli anni vuoti del 2014 e 2015 della mia raccolta poetica che appare nell’articolo “Poesia postcontemporanea n. 17”.
2. Mi ha permesso, inoltre, di riempire il mio tempo vuoto in questi ultimi mesi della mia vita e, così, anziché annoiarmi e tediarmi, ho riempito la vita e la mia anima con la lettura di queste belle poesie del poeta Michel Faber.
3. Ritengo, inoltre, che l’opera poetica in questione possa essere anche di stimolo a molti giovani che cercano di riempire la propria vita di sensazioni belle e quindi consiglio loro di dedicarsi alla poesia anziché bighellonare e oziare senza far niente o, peggio ancora, drogarsi.
4. La gradevolezza dell’intera opera poetica ha, inoltre, soddisfatto il “Patto poetico” tra poeta e lettore. Infatti io, lettore, sono rimasto soddisfatto della bellezza poetica e estetica contenuta nel libro così come spero che il poeta sia soddisfatto di se stesso e dell’opera che ha composto che, sicuramente, lo ha aiutato a superare il dolore e la sofferenza per la morte di sua moglie.
5. Un altro motivo importante di quest’opera poetica è, senza dubbio, il fatto che si tratta di un’opera poetica postcontemporanea, perché il poeta si rapporta e si confronta continuamente con gli eventi e con i fatti politici nazionali e internazionali del suo tempo, e quindi rientra perfettamente nella mia poetica sulla poesia postcontemporanea. Io, Biagio Carrubba, ho contato almeno 15 riferimenti chiari e netti ai fatti sociali e politici a cui il poeta si riferisce e che ha sparso in molte poesie del libro.
6. Un altro motivo importante, per me, è quest’altro. Credo che questa mia recensione, analitica e sintetica, del bel libro di Michel Faber, oltre a essere pensata ed elaborata da me con cura e attenzione, sia una delle poche recensioni positive, o forse l’unica, che il libro poetico abbia ricevuto in Italia.

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La caratteristica peculiare dell’opera poetica.

Se c’era una finalità della poesia postcontemporanea che io, Biagio Carrubba, ancora non avevo incluso ed esplicitato tra le varie finalità della poetica postcontemporanea, da me elaborata nei precedenti articoli, ora l’ho trovata dispiegata e illustrata, molto bene, nel libro di poesie “Undying. Una storia d’amore” di Michel Faber . Riconosco come questo scrittore – poeta sia stato in grado di esprimere il suo dolore attraverso la pratica e lo svolgimento delle poesie elaborate dal suo lutto per la morte della moglie. Il poeta, in sostanza, ha saputo elaborare il suo lutto sia durante il decorso impietoso della malattia della moglie e sia, subito dopo, la morte della sua amatissima moglie.
Io, Biagio Carrubba, giudico che lo scrittore – poeta Michel Faber sia riuscito perfettamente nell’operazione, complessa e delicata, di far corrispondere lo svolgimento dei suoi pensieri, la diegesi narrativa da lui svolta con l’espressione e l’estrinsecazione dei suoi stati d’animo, tristi e melanconici, dei suoi sentimenti, depressivi e ossessivi, con i suoi pensieri e riflessioni che hanno accompagnato tutto il decorso della malattia e della morte della moglie. Il poeta ha saputo tradurre in versi tutta la elaborazione del lutto sia con poesie di forma, classica – moderna, sia con poesie di struttura postmoderna e sia con poesie di formazione postcontemporanea. La poesia più importante e più eclatante postcontemporanea è sicuramente la poesia n. 65 nella quale i poeta esplicita chiaramente tutti gli eventi nazionali e internazionali connessi al luglio del 2015.
Secondo me, questa esplicitazione alla contemporaneità del 2015 fa rientrare il libro nella mia poetica sulla poesia postcontemporanea. Infatti il libro è pieno di poesie che si possono far rientrare sia nello stile classico – moderno ma anche nello stile postcontemporaneo. Il poeta avverte nella premessa che le poesie hanno avuto una genesi ed una scrittura tratte dalla sua contemporaneità cosicché tutto il libro è stato composto confrontandosi sempre con la realtà esterna postcontemporanea. Io, Biagio Carrubba, posso dire, inoltre, che il poeta è riuscito a disporre e a ordinare tutte le poesie secondo il suo personale percorso di sentimenti e di riflessioni in corrispondenza delle fase iniziale e della fase terminale della malattia della moglie. Non c’è dubbio, infatti, che le poesie, così come sono disposte nel libro, rispondono e corrispondono al suo bisogno personale di manifestare il suo dolore con il dispiegarsi del percorso poetico dall’inizio fino alla fine . In altre parole vi è corrispondenza tra la diegesi della narrazione con il dispiegarsi della malattia della moglie e con l’estrinsecazione e l’espressione e l’elaborazione del suo lutto dovuto, dapprima, all’inizio della malattia della moglie fino alla morte di lei. Nella prima poesia il poeta elenca ed espone le idee principali sulla vita, sulla malattia e sulla morte in generale. Tutte le altre poesie invece fanno riferimento al decorso e alle fasi del peggiorare della malattia. Inoltre l’ultima poesia del libro esprime consapevolmente l’esperienza interiore e dolente del poeta il quale però riesce a dare un senso e una ragione sia alla malattia che alla morte della moglie e chiude il libro con una bellissima poesia positiva per se stesso e propositiva per la vita, dando anche il giusto valore alle cose, come Dolmades (poesia n. 47), Risotto (poesia n.50), Le tue piante (poesia n. 51), La torre scheletrica (poesia n. 52), Lo scaldasonno (poesia n. 53). Si arriva così alla poesia n.55 dove il poeta descrive l’arrivo della nuova estate (2015), la stagione che piaceva tanto a lei. La poesia n. 55 descrive, infatti, in modo splendido, il rigoglio dell’estate che portava il giallo che piaceva tanto a lei. Ecco i bei versi che ritraggono il paesaggio estivo.

Ma no: oltre la casa, oltre gli alberi,
oltre i limiti delle ombre,
i campi sono pieni di gioia e assurdamente audaci,
ogni balla di paglia è un blocco d’oro,
la stoppia altissima e imbevuta del lucore del giorno,
il sole s’intride in ogni cosa.
Questo era il giallo per avvicinarti al quale
volavi per diecimila miglia.

Infine l’ultima poesia “Lucentezze II” evidenzia, anche, l’importanza e l’immortalità che questo amore ha avuto per lui: un amore immortale, come recita il titolo dell’opera: “UNA STORIA D’AMORE IMMORTALE” che non è morto con la morte di lei.

Eva

Eva Faber

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Struttura, diegesi e divisione interna del libro.

Il libro poetico “Undying. Una storia d’amore” (2016) è diviso in due grandi parti quasi uguali. La prima parte comprende, infatti, le poesie da 1 a 34 le quali descrivono sopratutto la scoperta, l’inizio e il decorso della malattia della moglie fino alla morte di Eva; racconta la cremazione di lei in un’altra città inglese e, infine, descrivono il ritorno delle ceneri di lei nella loro casa dove abitavano insieme da vivi. Quindi il tema principale e fondamentale della prima parte dell’opera è, senza dubbio, il tema “dell’amore vissuto, convissuto e condiviso fino alla morte di lei”.
La seconda parte comprende le poesie da 35 a 67, narra e racconta il daffare del poeta per annunciare la morte di lei ai suoi amici; descrive il primo viaggio in America di lui per incontrare un’amica di lei; poi racconta il ritorno del poeta in patria e un viaggio a Bruxelles dove viene derubato della sua macchina fotografica, molto cara al poeta. Infine il libro si conclude con la bellissima poesia “Lucentezze (II)” che è una preziosa etopea di lei. Quindi il tema principale e fondamentale della seconda parte dell’opera è, senza dubbio, come “trascinare la vita” cioè vivere faticosamente e con sofferenza.
La prima parte del libro descrive e racconta, dopo le prime 2 poesie introduttive, la scoperta e l’inizio della malattia dalla poesia n. 3 fino alla poesia n. 19. La poesia n. 20, invece, rivela e confessa il modo, il come e lo stato d’animo, turbato e preoccupato, dei due coniugi mentre facevano l’amore durante la malattia di lei. Dalla poesia n. 23 fino alla poesia n. 32 il poeta descrive il decorso peggiorativo della malattia fino alla morte di lei che è descritta e colta nel suo momento più drammatico, tragico e letale del trapasso della vita al terribile buio della morte.
La seconda parte descrive, anche, il momento in cui lei, morta, viene portata con un furgoncino nella città di Kingston, dove viene cremata. Dalla poesia n. 36 fino alla fine il poeta descrive la sua nuova vita di vedovo e rivela anche i ricordi, vividi e vivaci, di quand’erano insieme e vivevano la loro vita felici e contenti. Un’altra bella poesia è la poesia n. 55 “Kodachrome” (1935 – 2009) dove il poeta racconta la loro felicità che il poeta scorge in alcune diapositive di lei, ma la felicità è svanita molto presto. Ecco alcuni bei versi della poesia.

Tu, così scialba all’inizio, diventasti splendida con gli anni
e, quando ci conoscemmo, avevi raggiunto l’apice.
I nostri tempi migliori furono dopo il Kodachrome.
Non ci sono diapositive a conservare la nostra felicità.

La poesia n. 61 “Il momento dello scatto” racconta e narra l’episodio della sua andata a Bruxelles dove gli rubano la macchina fotografica con la quale lui sperava che lo scatto della fotocamera avrebbe reso immortale i momenti felici di loro due, ecco i bei versi di questo episodio.

Ciò che ricordo sei tu
in un giorno limpido nelle Highlands
che stai ferma per me
nel momento dello scatto
e quel ronzio meccanico
dell’apparecchio che ci prometteva
che sarebbe stato per sempre.

Invece nella poesia n. 65 “Anniversario”, il poeta ci regala una bella poesia d’amore e una buona etopea di lei con questi bei versi.

Ciò che posso fare, in ciò che resta del mio tempo breve,
è dire, a chiunque si curi di ascoltare,
che una volta è esistita una donna che era gentile
e bella e coraggiosa e che io non scorderò
di come il mondo si trasformò, oltre ogni dire,
nel momento in cui ci conoscemmo.

L’ultima poesia n. 67 “Lucentezze II” dell’opera presenta anche, l’ultima etopea di lei, dove il poeta la descrive come una donna bella e giovane, generosa tutta protesa a esortare le persone “a trascendere/i loro limiti,/in salute e in malattia”. La poesia si conclude con la consapevolezza del poeta che, ormai, lei è morta ma che ha lasciato al mondo alcune luminosità che ancora rilucono nel mondo. Ecco i bei versi finali.

Sei morta, lo so, e non è mio compito
mostrarti che la morte non è la fine.
Ma tu hai lasciato lucentezze di grazia
nascoste nel mondo,
che ancora rilucono.

Io, Biagio Carrubba, asserisco che questa opera poetica riesce a tradurre in bei versi il dolore, l’affetto e l’amore del poeta verso la sua cara moglie. L’opera poetica, nel suo insieme, ha acquistato un’aura poetica, originale e personale. Penso, inoltre, che il poeta abbia saputo esprimere il suo spirito creativo, estroso e pieno di inventività. Infine, penso che Michel Faber abbia saputo esprimere e manifestare una grande libertà espressiva e abbia saputo dare uno stile nuovo alle parole e alle immagini con versi di lucida intensità e abbia esplicitato, anche, un pensiero divergente e critico.

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Analisi e commento della prima poesia del libro.

Testo della prima poesia.

Di vecchiaia, nel sonno.

Anche se non c’è Dio, non smettiamo di pregare;
perché le parole in ordine solenne possono rivelarsi ancora un incantesimo.
La malattia ci sciama attorno, tramando il male,
cospirando alle nostre spalle per rovinarci.
Preghiamo per sfuggire all’attacco.

Noi non temiamo di morire, di svanire.
Ciò che temiamo sono gli infiniti giorni
di martirio,
l’intimità forzata
con un corpo che non è il nostro;
la conoscenza carnale
di lei che scaltra ci fa violenza, la malattia,
e non teme le medicine
e non ascolta suppliche.

Non smettiamo di pregare.
Teniamoci stretto al cuore questo sogno:
che la vita abbia principi troppo alti
e non indugi quando dovrebbe andarsene.

No, non smettiamo di pregare.
Non perché Dio accolga la nostra anima
ma solo per poter morire di vecchiaia, nel sonno.

I

La prima poesia dell’opera poetica è una poesia manifesto perché contiene ed esprime le idee fondamentali del poeta sulla vita, sulla morte, su Dio e sulla malattia. È una poesia che era già scritta molto tempo prima dall’evento doloroso della perdita della moglie, ma ora il poeta la rifinisce, la configura e la semplifica per fare da introduzione all’intera opera poetica. Ogni strofa contiene ed estrinseca una idea fondamentale che guida e illumina il poeta nel comporre la poesia. La poesia manifesta tutto il pensiero divergente e critico del poeta verso Dio che rimane una ENTITA’ oscura e messa nell’angolo, priva di personalità e di potere, ma al quale è necessario rivolgersi e pregarlo affinché ci possa concedere il dono di poter morire di vecchiaia nel sonno. La poesia esplicita già nel titolo “Nella vecchiaia, nel sonno” la tesi della poesia e dell’intera opera poetica e cioè chiarisce che la miglior morte per un uomo è quella di poter morire di vecchiaia, nel sonno. Anch’io, Biagio Carrubba, credo che la morte più indolore sia quella che colpisce, silenziosamente, nel sonno, quando l’individuo non si accorge nemmeno che la morte gli sta carpendo la vita.

II

Questa poesia è molto bella, anzi bellissima. In essa, il poeta svolge un ragionamento, personale e razionale, per dimostrare che la più bella morte per una persona di questo mondo è quella “di poter morire di vecchiaia, nel sonno”. Per gli antichi greci la “morte bella” era quella di poter morire in battaglia per difendere la propria città, la propria patria, la propria famiglia e se stesso; invece per noi postcontemporanei la morte bella è quella, per l’appunto, di poter morire, serenamente e tranquillamente, nel proprio letto, composto e pulito, dentro casa al riparo delle lotte e dalla ferocia che imperversano nel mondo attuale, postcontemporaneo. Ma ciò, per noi, accade raramente; invece, oggi si muore per tante cause che producono dolori per il morente e sofferenze per i familiari. Il poeta stesso nella poesia n. 28 “O, se solo” elenca le varie cause delle morti che colpiscono gli uomini di oggi: “E’ così facile morire/quando invece non vorresti./Il menù dei modi rapidi di morire/è magnificamente variato.”
Il ragionamento del poeta, in sintesi, è questo. Noi, uomini, non sappiamo se c’è un Dio, ma non per questo motivo smettiamo di pregare.
Preghiamo affinché le parole possano rivelarsi un incantesimo, cioè preghiamo affinché le parole esplichino la loro funzione APOTROPAICA, cioè quella di allontanare gli influssi del male. Ma la malattia non teme le medicine e non ascolta le suppliche dei malati. La morte che sopraggiunge agisce e carpisce l’anima dei morenti quando può e quando vuole. Ma il poeta afferma, quindi, che noi, umani, non temiamo la morte perché non abbiamo paura di morire, ma temiamo la malattia perché essa ci infligge “infiniti giorni di martirio”, perché “scaltra, ci fa violenza” e perché distrugge il nostro corpo “che non è più il nostro”. Allora ciò che ci resta a noi uomini è soltanto la preghiera che potrebbe acquistare la funzione TAUMATURGICA cioè quella di usare il prodigio di salvarci dalla morte. Allora ciò che ci resta a noi umani è quello di sperare che la vita rimanga sempre alta, sana e positiva e che la vita non indugi a rimanere, “quando dovrebbe andarsene”. Il poeta conclude la poesia affermando che Dio deve perdere la sua funzione di giudice, implacabile e severo, e deve diventare un Padre, buono e generoso, che possa concederci il dono “di poter morire, di vecchiaia, nel sonno”.
Ecco gli stupendi versi finali dell’ultima strofa.

Noi non smettiamo di pregare.
Non perché Dio accolga la nostra anima
ma solo per poter morire di vecchiaia, nel sonno.

La poesia traduce, dunque, in versi questo ragionamento, personale e razionale, del poeta che non lascia trapelare le sue emozioni e i suoi sentimenti negativi, che sono invece concentrati ed espressi nella poesia n. 43 “Non esitare a chiedere” dove il poeta si scaglia ferocemente contro Dio e lo definisce “quell’alto e potente stronzo” “perché era tanto necessario/torturare e umiliare/e infine sterminare mia moglie?”.
Nella poesia n. 43 emerge tutto il rancore, il fastidio e la disperazione del poeta verso Dio che gli ha tolto il suo amore senza motivo, mentre nella poesia iniziale n.1 il poeta spera ancora di trovare un Dio, buono e generoso, che possa concederci il dono di morire senza dolori, senza sofferenze e senza malattie.

III

Io, Biagio Carrubba, definisco questa poesia quasi un inno cletico, cioè un inno di invocazione a Dio di manifestarsi al richiedente per esaudire un suo desiderio. La poesia fa parte, quindi, del genere della invocazione; infatti, il poeta invoca Dio a concederci il dono di poter morire di vecchiaia, nel sonno. Ma non è una poesia religiosa, in senso stretto; anzi è una poesia razionale e laica perché la richiesta del poeta ha come fine l’umanità e non Dio. Il linguaggio poetico è molto alto e ricercato. La lexis è paratattica e la elocuzione è piena di figure retoriche. La più importante delle quali è la metafora della malattia come sciame che gira attorno agli uomini, “tramando il male, cospirando alle nostre spalle per rovinarci”. Un’altra figura retorica importante è l’anafora che ripete per ben 4 volte il verso: “noi non smettiamo di pregare”. La stimmung della poesia è misurata e commisurata alla logica del ragionamento, laico e razionale, del poeta. Lo stile è, personale ed originale. Infine la bellezza della poesia nasce, si sviluppa e si configura nella simmetria delle frasi e dei versi che si ripetono in ogni strofa. Infine un altro motivo di bellezza della poesia è data dalla struttura compositiva ad anello (Ringkomposition) che consiste nel richiamare e nel congiungere la parte finale della poesia con l’incipit della poesia in questo caso con il titolo stesso della poesia: “Di vecchiaia, nel sonno”.

Eva 2

Eva Faber

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Analisi e commento di un’altra poesia dell’opera.

Testo della seconda poesia.

La penultima volta.

Non sapevamo mai
quando sarebbe stata
l’ultima volta.
Era importante
non saperlo.

Facevamo l’amore
la penultima volta,
sempre la penultima volta,
tante volte
quanto il tempo ne concedeva.

Andavamo a letto
e accostavamo le teste,
cercando di scoprire
dov’eri andata.

La tua malattia era un terreno
vasto ma, in un modo o nell’altro,
ancora e sempre,
ti trovavamo.

Il tema della poesia prende in considerazione l’aspetto più delicato e più intimo del rapporto di coppia, e cioè i rapporti sessuali tra marito e moglie. Sappiamo che questo rapporto sensuale e spirituale ha bisogno di un equilibrio psichico e relazionale per essere mantenuto nel tempo e goduto da entrambi durante il coito. Ora il poeta, nell’opera poetica, accenna prima di questa poesia altre due volte sul tema in questione. Inoltre il poeta, nella prima parte dell’opera, fa vedere e mostra l’evoluzione dei loro rapporti sessuali dal tempo della salute al tempo della malattia. Il primo lacerto sull’argomento si trova nella poesia n. 3, alla fine della quale il poeta così scrive: “La pelle che carezzava/s’impietosì, le tenne nascosti i segreti più ignobili,/ancora li nasconde (per ora),/mantiene una facciata liscia/sulla quale, la nostra prima notte, timidamente ella pose/i palmi, le labbra, il seno, la fronte”.
Com’è evidente è un amore sereno e sano, privo di tensioni, anzi viene descritto come la prima notte d’amore vissuta e goduta in un clima di concordia e con uno spirito perfettamente sincrono e pulito. Il secondo lacerto che descrive il rapporto sessuale è nella poesia n. 8 dove il poeta così scrive: “Ti distendi sotto di me, ancora attraente,/con gli abiti buttati vicino al cassettone/dove hai ficcato quegli assorbenti superflui./Facciamo le cose con calma. In un’ora o più./A metà, senza molto tatto, fai una pausa/e prendi una pastiglia”. Come si legge il rapporto sessuale non è né breve né intenso, ma lungo e fastidioso, perché la malattia ha già iniziato, turbato e allungato i tempi del rapporto sessuale, anche se lei rimane “ancora attraente”. Invece in questa terza poesia La penultima volta, poesia n. 20, l’amore diventa sempre più difficile e lento perché la malattia ha preso ormai il sopravvento su entrambi. Loro lo fanno ancora come se fosse la penultima volta e non vogliono sapere se quella è l’ultima volta, e lo fanno ancora soltanto quanto il tempo gliene permette. Ma entrambi sono condizionati dalla malattia che avanza sempre di più nel corpo di lei. Riescono ancora a farlo ma il terreno della malattia diventa sempre più “vasto”. È una poesia triste e melanconica perché il poeta prende congedo dall’amore sessuale, ma non da quello affettivo e spirituale della moglie. La poesia esprime molto bene il divario che c’è tra l’amore spirituale ed affettivo e il deficit e la debolezza del corpo di lei che crea le maggiori difficoltà al rapporto sessuale tra loro due.

II

Il linguaggio poetico della poesia è adeguato all’argomento. La lexis è chiara e semplice. La stimmung è perfettamente in sintonia con gli stati d’animo del poeta, triste, preoccupata e turbata per il timore di perdere l’ultimo bene e piacere con lei. Lo stile della poesia è personale ed originale e ciò la rende una poesia bella e buona. Infine la bellezza della poesia deriva, come al solito, da tutti gli elementi che la compongono, dandocene una bellezza classica e moderna nello stesso tempo.

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Analisi e commento dell’ultima bellissima poesia dell’opera.

Testo della terza poesia.

Lucentezze (II)

Agivi di nascosto,
provvedevi furtivamente.
Risollevavi le persone,
le esortavi a trascendere
i loro limiti,
in salute e in malattia.
Quelli che assistevi ti cercavano con gli occhi
per ringraziarti, ma tu ti nascondevi.
Quando la tua influenza prese a espandersi
troppo, sei morta. Ancora sento
il tuo bisbiglio nel mio orecchio:
“Andiamo”.

Potessi passare questo pianeta
ai raggi X per scoprire la presenza
dei tuoi interventi tempestivi,
sono sicuro che li troverei
in luoghi che non ti aspetteresti.
Sei morta, lo so, e non è mio compito
mostrarti che la morte non è la fine.
Ma tu hai lasciato lucentezze di grazia,
nascoste nel mondo,
che ancora rilucono.

Il tema della poesia è l’ultima etopea di Eva della seconda parte del libro. In questa parte il poeta aveva già descritto più volte la moglie. Il primo lacerto che la descrive è nella poesia n. 36; il secondo lacerto che la descrive è nella poesia n. 37; il terzo lacerto che la descrive è nella poesia n. 56; il quarto lacerto che la descrive si trova nella poesia n. 65; l’ultima descrizione di lei è per l’appunto la poesia n. 67. Il poeta descrive la moglie dandocene un ritratto etico molto positivo, poi si dilunga sul suo carattere, dolce e generoso, e infine si sofferma sui valori e sulle virtù della moglie. Il carattere della moglie, si rivela, sicuramente, modesto e schivo perché prima esorta gli altri “a trascendere/i loro limiti” e poi si nasconde per modestia.

II

Il genere della poesia è quello della ékphrasis cioè della descrizione di una persona. La lexis è semplice e chiara, il linguaggio poetico è adeguato all’argomento, la stimmung del poeta è controllata e misurata rispetto al dolore e al lutto che il poeta vive dopo la morte della moglie. Lo stile è pacato. Infine la bellezza della poesia deriva dalla calma emotiva e dalla lucidità razionale del poeta il quale sa scrivere e descrivere, ancora una volta, la bellezza di lei che ormai ha lasciato questo mondo.

 

Miscel faber e Eva

Michel Faber con una sua amica

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Commento personale.

Ho finito di leggere l’epilogo del libro con grande soddisfazione e piacere estetico. Infatti il poeta, secondo me, è riuscito a lasciarci un ricordo dolce e soave della moglie, le cui lucentezze di grazia ancora rilucono nel mondo. Io, Biagio Carrubba, debbo dire che l’intera opera poetica è un’ottima testimonianza dell’arte poetica, la quale ha, tra i suoi scopi, quello di rendere immortale la donna amata dai poeti come Beatrice di Dante e Laura del Petrarca. Un altro grande merito dell’opera poetica sta, secondo me, nel fatto che il poeta ha saputo esprimere, illustrare e mostrare tanto la felicità del loro amore in vita, quanto il dolore e la sofferenza per la perdita di lei. Il poeta trascina la sua vita tra i ricordi di lei e gli impegni della vita quotidiana. Credo, quindi, che il poeta abbia saputo trasmettere ai lettori, lungo tutta l’opera poetica, sia la gioia e la letizia dell’amore sia i dolori e la tristezza della morte della moglie in un continuo intrecciarsi di emozioni lieti e risentimenti tristi, cosicché anch’io, B.C., ho provato questo alternarsi di gioia e di dolore e per questo motivo reputo l’opera completa, compatta e conclusa con il bel ritratto, dolce e raffinato, di Eva.

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Finale

La bellezza di questa opera poetica è indubbia e notevole ed è data dalla somma dei seguenti addenti, o elementi fondamentali che compongono l’intera opera poetica. Io, Biagio Carrubba, penso e reputo che la bellezza di questa opera poetica sia indubbia e manifesta, perché proviene da molteplici fattori interni e sparsi nell’intera opera poetica. I motivi principali della bellezza della poesia derivano dai seguenti elementi poetici della poesia.
1. L’impostazione, quasi di diario, del trascorrere del tempo.
2. La descrizione del decorso della malattia della moglie.
3. L’espressione e l’espressività dei sentimenti del poeta.
4. Le riflessioni, sagaci e argute, del poeta sulla vita, sulla morte, sulla malattia.
5. L’amore, la passione e la gratitudine del poeta verso la moglie Eva.
6. La sincerità, il dolore, la resilienza del poeta nei confronti della malattia della moglie.
7. La bellezza inconfondibile e incomparabile di talune poesie singole, come “Di vecchiaia, nel sonno”, “La penultima volta”, “Un’altra stagione”, “Il momento che scegliesti”, “Lucentezze II”.
8. L’unica poesia che esprime un humour tipicamente inglese è la poesia n. 38 “Le tue ceneri” dove il poeta esprime tutto il proprio sarcasmo e la propria amarezza sulla sorte amara e macabra delle ceneri della moglie. Ecco i versi di questo humour inglese. “Porto la borsa della spesa,/il contenitore che il responsabile del funerale/ha fornito, verso il treno/lungo la via principale, caffè, catene di negozi,/turisti cui fanno male i piedi con borse come la mia,/con dentro bottiglie di liquore/più leggere di ciò che resta di te”.

9. L’intera opera poetica non contiene nessun verso allegro, data la drammaticità del suo trascinare la vita, dopo la morte della moglie. Infatti il dolore predomina l’intera opera poetica senza uno spiraglio di luce per il poeta.
10. L’ultimo e più importante motivo della bellezza di questa opera poetica è dato, secondo me, dal fatto che il poeta ha saputo tradurre in versi la sua evoluzione personale e culturale. Il poeta ha saputo travalicare, inoltre, dal suo caso personale esprimendo l’amore generale, trascendendo dal suo esempio verso una definizione più ampia dell’amore. Quindi il poeta ha saputo, secondo me, oltrepassare i limiti del suo amore per darci un esempio dell’Essenza dell’Amore. In sostanza è riuscito a passare dall’amore particolare all’amore universale. Insomma il poeta ha saputo esprimersi ai massimi livelli dell’arte poetica.
11. Io, Biagio Carrubba, reputo e sostengo, infine, che questa opera poetica “Undying. Una storia d’amore” di Michel Faber per il tema trattato, particolare e speciale, e per tutti questi motivi di bellezza, sia una grande e bella opera poetica postcontemporanea.

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Modica 03/ 02/ 2018                                                Prof. Biagio Carrubba

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