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La terra ruota velocemente attorno al proprio asse e gira vorticosamente attorno al sole. La vita trascorre velocemente intorno a se stessa e gira vorticosamente intorno agli altri. La storia corre veloce sul proprio percorso e gira vorticosamente sopra e dentro la testa degli uomini. Anche la poesia esprime se stessa e si trasforma vorticosamente attraverso i secoli, pur rimanendo simile e fedele a se stessa.
Ora che le società capitalistiche sono entrate nell’età postcontemporanea, anche la poesia postmoderna è entrata nella poesia postcontemporanea. Ma molti poeti italiani e del mondo continuano a scrivere con temi moderni e classici, o tutto al più con temi postmoderni. Sono pochissimi i poeti che, attualmente, sanno di vivere in un’età postcontemporanea e di scrivere con temi postcontemporanei. Ogni giorno che passa la scienza meraviglia il mondo con le sue scoperte scientifiche e con le sue innovazioni tecnologiche e solo in pochi riescono ad andare appresso ad essa mentre la maggior parte dell’umanità del mondo vive ancora con ritmi di vita lenti e blandi. Si potrebbe dire che il gap che c’è tra il 30% degli scienziati e degli uomini colti e il 70% che vive ancora con una cultura modesta e che s’affanna a capire le conquiste della scienza, corrisponde alla differenza che c’è tra il 30% degli uomini che sono ricchi e super ricchi e il 70% della popolazione mondiale che ogni giorno vive e si arrabatta per guadagnarsi i soldi per mangiare e vivere decentemente. Insomma l’età postcontemporanea presenta una vita difficile da vivere per tutti: sia per chi sta bene ed è al corrente della cultura postcontemporanea, sia per chi stenta e annaspa ad apprendere le conoscenze e le tecniche della cultura postcontemporanea. Questa è la difficile realtà dei nostri tempi ed è una realtà a cui, purtroppo, tutti dobbiamo adeguarci, così anche gli attuali poeti italiani devono adattarsi ad essa. In questi ultimi decenni sono cambiati anche i valori sociali ed etici dominanti: si è passati dai valori sociali ed etici degli anni ’60 e ’70 dove predominavano i valori della solidarietà, della uguaglianza, del socialismo e del collettivismo a quelli attuali dove predominano i valori dell’individualismo, del personalismo, della competizione, della concorrenza e del consumismo mediatico. Mentre i valori sociali dell’uguaglianza erano stati generati dai valori della Rivoluzione Francese del 1789 i valori attuali ci sono stati sempre e sono nati dalla volontà di potenza delle nazioni a voler primeggiare sulle altre nazioni e così, anche, gli individui vogliono primeggiare sugli altri individui. Le società postcapitalistiche, come ha dimostrato il sociologo Zygmunt Bauman, morto il 09 /01/ 2017, sono entrate nella fase postcontemporanea chiamata dal sociologo “Epoca liquida” la quale tende a liquefarsi e a sciogliersi in se stessa. Ma la verità è che per le società capitalistiche occidentali la liquidità di esse è la linfa vitale stessa del loro progresso e del loro sviluppo. Di fronte a queste società occidentali liquide sempre in movimento, articolate, complesse, ricche di scienza, di cultura e di tanto altro che cosa fa la poesia? Che cosa deve fare la poesia postcontemporanea? La poesia postcontemporanea, come già in altri tempi storici, si trova all’interno dell’annoso problema: se difendere l’età postcontemporanea o ribellarsi ad essa in nome di valori più umani, più sociali e più moderati.
Insomma la poesia postcontemporanea deve stabilire se integrarsi nell’età postcontemporanea oppure ribellarsi ad essa per raggiungere obiettivi più solidali con le minoranze svantaggiate e povere. Problema che rimane sempre insoluto perché, se da un lato la poesia vuole e deve esaltare le conquiste postcontemporanee, dall’altro lato deve anche difendere i diritti e doveri della maggioranza delle popolazioni, che è molto indietro rispetto alla cultura e all’età postcontemporanea. Integrati o apocalittici!!!
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Mentre dagli anni dal 1960 al 1980, in Europa, l’opzione tra integrati e apocalittici era una scelta quasi chic per gli intellettuali di sinistra che in maggioranza sceglievano di essere apocalittici (o rivoluzionari), oggi, invece, la maggioranza dei poeti e degli intellettuali sceglie di essere e si sente integrata nell’età postcontemporanea. Anch’io, Biagio Carrubba, ho fatto, credo, questo percorso politico, culturale e ideologico. Ma non lo ho compiuto di mia volontà; è stato il cambiamento dei tempi dal 1960 ad oggi che mi ha spinto piano piano, senza accorgermene, alla situazione politica, culturale e ideologica attuale. Tutto ciò è incredibile, ma è così!!! Rimango, comunque, un democratico di sinistra, quindi anche la mia poesia ha subito la stessa trasformazione politica e ideologica. Dunque, partendo da queste considerazioni e conclusioni esistenziali e da una maturazione personale, penso che la poesia postcontemporanea deve saper descrivere, rappresentare e interpretare tutti gli avvenimenti politici e sociali nuovi, noti e meno noti, che ogni giorno i mass media, internet e tutti gli altri social Network ci fanno conoscere e ci aggiornano, in tempo reale, in qualsiasi posto ci troviamo. La poesia postcontemporanea, allora, deve saper poetare e raccontare i valori più belli, importanti e positivi delle società postcapitalistiche occidentali, come la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, l’emancipazione femminile, il progresso tecno-scientifico. La poesia postcontemporanea deve, anche, saper narrare tutti i fatti e gli evenimenti più brutti e negativi che avvengono dentro le società avanzate come le stragi orrende dell’ISIS, gli omicidi, i soprusi che ogni giorno avvelenano la normale convivenza dei cittadini nelle città e nelle campagne. La poesia postcontemporanea, inoltre, deve saper rappresentare tutto ciò con belle immagini e con il linguaggio poetico brillante, originale, brioso e nuovo ad essa confacente. Credo, proprio, che la poesia italiana contemporanea abbia bisogno di uscire dall’aria viziata che respira e penso che abbia bisogno di una nuova rivoluzione copernicana per respirare l’aria nuova dei nostri tempi, del nostro zeitgeist. Credo che, in questi ultimi anni, siano stati scritti molti brutti libri di poesia; è arrivato ora il momento di iniziare a scrivere molti bei libri di poesia. In Italia, c’è, anche, una rivista di “Poesia” che non fa altro che pubblicare brutte poesie del passato. E’ finito il tempo della poesia romantica e del vintage. E’ iniziato il tempo della poesia postcontemporanea. Si dia inizio, allora, alle nuove danze e ai nuovi canti poetici.
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La vita umana è piena di avvenimenti, ora tragici e drammatici, ora comici e divertenti, che colpiscono tutti i cittadini del mondo e loro reagiscono ad essi come possono. Gli uomini d’altronde, come è noto, sono o vittime o protagonisti del loro destino. Ci sono gli scienziati che illuminano e guidano il percorso dell’umanità, ma ci sono anche tanti criminali che uccidono, a sangue freddo, tanti innocenti. La storia è stata, sempre, un miscuglio di progresso e di regresso, di bene e di male, di scoperte scientifiche casuali e di migliaia di morti uccisi da mali incurabili. Questo quadro succinto e sintetico dell’attuale situazione mondiale dell’umanità è, ovviamente, provvisorio e approssimativo, ma per i poeti postcontemporanei è necessario avere un punto di partenza da cui partire per descrivere se stessi, il mondo e le società postcapitalistiche e postcontemporanee. Come Archimede chiedeva una leva per sollevare il mondo, così i poeti postcontemporanei chiedono nuove poesie per abbellire la nostra epoca ed istigare ed ispirare i lettori di poesie. Credo, proprio, che il “Patto poetico” consista proprio in questo: i poeti si prodigano nel lanciare i loro messaggi creativi e positivi per alleviare le sofferenze dei lettori e quest’ultimi leggono le loro poesie per arricchire e abbellire il loro mondo interiore. La Storia, con la S grande, non guarda in faccia nessuno: premia alcuni, i più fortunati, e condanna i più sfortunati. Di fronte a questa situazione complessa delle società postcapitalistiche e dell’età postcontemporanea, la poesia postcontemporanea deve saper cogliere anche i fatti più belli e deliziosi che tengono in vita gli uomini come: l’amore, la musica, l’arte, il cinema e tutto ciò che rende la vita bella, splendente e degna di essere vissuta. Credo, anche, che i poeti postcontemporanei debbano uscire dal loro personalismo e dal loro individualismo, come avviene nella poesia moderna e classica, o quanto meno devono sospendere il loro stato d’animo, per entrare nel mondo delle società postcontemporanee e narrare con parole poetiche i grandi e piccoli avvenimenti che ogni giorno accadono su tutto il pianeta. So perfettamente che i fatti richiedono più la prosa che la poesia, ma la grandezza, la bravura e la bellezza di un poeta sta proprio qui: nel saper descrivere e raccontare i fatti mondiali e prosaici con il proprio linguaggio personale e poetico, dandocene immagini nuove ed originali che sappiano sconvolgere i lettori e procurando loro nuove riflessioni estatiche e nuove sensazioni estetiche, dato che il compito primario della poesia è quello di svolgere – come ha insegnato il grande linguista Roman Jakobson – la funzione estetica del linguaggio.
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Fin qui ho cercato di inquadrare e individuare i grandi e piccoli temi che le società postcapitalistiche occidentali offrono, oggi, ai poeti postcontemporanei. Ora è necessario osservare e analizzare anche la Forma, con la F maiuscola, che le poesie postcontemporanee debbono presentare e offrire ai propri lettori. Ormai i poeti scelgono per le loro poesie la forma che meglio si aggrada ai loro sentimenti e ai loro messaggi poetici. Per lo più le poesie presentano versi liberi che esprimono i giudizi, le emozioni e la weltanschauung del poeta. Bisogna, però, dire che la forma della poesia mantiene intera e integra tutta la sua importanza, perché senza la forma non vi è poesia. La forma è tutto. Infatti ciò che distingue la poesia dal linguaggio comune è proprio la forma che rende il messaggio poetico alto e sublime, sagace e perspicace, raffinato e prezioso. La suddivisione delle poesie in strofe e le strofe in versi liberi è importante perché distingue l’alta poesia dal linguaggio comune e prosaico. Ma bisogna stare attenti a non cadere nel formalismo, cioè nel poetare parole e versi liberi senza un contenuto reale e positivo. E’ sempre importante sintetizzare e assemblare forma e contenuto, immagini e realtà, fantasia ed avvenimenti reali per creare poesie originali e personali.
Anche la lettura espressiva della poesia ha la sua importanza perché se non si rispetta il ritmo delle parole e dei versi liberi si cade nell’espressione affrettata del linguaggio comune e nella lettura veloce quotidiana.
La sintesi è tutto: forma e contenuto, fantasia e realtà, inventività e concretezza, estro e ragionamento. Tutto ciò è importante per evitare che la poesia scada nel messaggio retorico, banale di tutti i giorni e per evitare che la poesia diventi un semplice fluire di parole superfluo e vuoto di contenuti. Entrambi il poeta e il lettore devono rispettare il patto poetico che non viene mantenuto appieno, o quando il poeta presenta brutte poesie, o quando il lettore si annoia nel leggerle. Infatti la brutta poesia genera noia, delusione e rifiuto. Allora il lettore rifiuta prontamente il libro e lo chiude definitivamente, dando la colpa al poeta. Oppure il patto poetico non viene rispettato quando il lettore non capisce e non apprezza le belle poesie scritte per lui. La prova provata che una poesia è bella è data dal fatto che le belle poesie procurano nel lettore una grande emozione e provocano un grande sentimento di gioia. Inoltre le belle poesie devono essere una buona e confortante compagnia per il lettore, che compra il suo libro di poesie e spera di trovarci e di gustare la bellezza poetica. La poesia, poi, costituisce un legame indissolubile e indimenticabile tra fanciullezza e maturità, tra scuola e famiglia. Infatti le poesie che si imparano nella scuola elementare sono le prime poesie che procurano le prime profonde emozioni nei bambini. I primi versi rimangono impressi nella mente per tutta la vita e non si dimenticano più, così come non si dimentica il primo amore. Quindi tra la poesia e il bambino si stabilisce un rapporto inconscio ed empatico che dura fino all’età adulta. Si stabilisce, così, anche, un legame indissolubile tra la scuola e la famiglia, tra l’infanzia e la maturità. Io, per esempio, non dimenticherò mai i primi versi della poesia di G. Carducci “Pianto antico”, che ho appreso i primi anni della scuola elementare di Scicli. Ma la poesia, che più di tutte, mi ha colpito, per intensità emotiva, è stata la poesia di Edmondo De Amicis che ha per titolo “SE FOSSI PITTORE” che mi ha procurato un grande sentimento di profonda gioia, pensando alla mia amatissima madre. Credo che questa poesia sia stata declamata in classe dal maestro di scuola elementare Muccio, per questo motivo, mai dimenticato.
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Siamo arrivati, ormai, alla quarta rivoluzione industriale. In sintesi la prima rivoluzione industriale è stata quella iniziata all’inizio del XIX secolo, grazie alla locomotiva a vapore costruita dall’ingegnere inglese George Stephenson. La seconda rivoluzione industriale è stata quella iniziata all’inizio del XX secolo, grazie all’automobile costruita dall’imprenditore americano di Henry Ford. La terza rivoluzione industriale è stata quella iniziata alla fine del XX secolo, grazie alla costruzione dei computer costruiti dall’ingegnere americano Bill Gates. La quarta rivoluzione industriale è quella cibernetica e robotica che oggi è in pieno sviluppo. In queste società postcapitalistiche e postcontemporanea tutto spinge alla velocità. “Agire e pensare velocemente” potrebbe essere lo slogan di questi anni. Dunque anche la poesia postcontemporanea deve adeguarsi al ritmo e alla velocità dei nostri tempi. Come molte mode e fenomeni sociali, ben presto, diventano oggetto di consumo così anche la poesia è diventata oggi oggetto di consumismo, usa e getta. Io, Biagio Carrubba, credo, invece, che la poesia debba avere una funzione positiva e attiva e non cadere nel consumismo. Viviamo in tempi, inoltre, che consentono grandi riforme e vogliono grandi riforme sul piano istituzionale, che permettono di adeguarsi all’incessante progresso tecno-scientifico. Anche la poesia, dunque, dato che ormai la forma è stata sfruttata al massimo, deve rinnovarsi e innovarsi sul piano dei contenuti. E i contenuti li offre, soltanto, la società postcontemporanea che ogni giorno entra nelle nostre case. Penso, dunque, che i poeti di oggi devono spezzare il cordone ombelicale che li tiene legati a se stessi e devono aprirsi alle società postcapitalistiche e postcontemporanee mondiali. Esse offrono, ogni giorno, tanti nuovi motivi, temi e fatti, positivi e negativi, che possono essere elaborati dai poeti per trarne motivo e spunto per le loro poesie. A questo proposito credo che la poesia postcontemporanea debba esprimere, soprattutto, tutto il disagio sociale e le problematiche nazionali e internazionali che serpeggiano tra tutte le popolazioni mondiali. Come per esempio il grande fenomeno dei migranti che porta migliaia di miserabili dalla Libia e dalla Siria in Italia e in Europa. Su questo tema la rivista Poesia ha dedicato una parte del numero di ottobre 2016, al tema della immigrazione, dove sono presenti molte poesie di poeti contemporanei italiani. Penso, inoltre, che la poesia postcontemporanea debba raccontare, descrivere ed esprimere la depressione dei giovani che non trovano lavoro, la disoccupazione dilagante tra tutti gli operai del mondo, la vita tribolata di milioni di persone afflitti da mali incurabili, la solitudine e l’emarginazione dei vecchi e tanti altri temi della vita quotidiana che travaglia l’esistenza di uomini e donne. Io, Biagio Carrubba, presento qui un incipit di poesia postcontemporanea dedicata alla crudele morte di due giovani italiane morte in due stragi dell’ISIS.
ESEMPIO DI POESIA POSTCONTEMPORANEA.
PER VALERIA SOLESIN E FABRIZA DI LORENZO.
Nel cuore porto il dolore e
l’angoscia per due ragazze italiane,
giovani e belle, morte
per mano di fanatici islamici.
Nel cuore porto la bellezza e
la gioventù di due donne,
intelligenti e colte, scomparse
in orrende stragi dell’ISIS.
Questa non è l’Europa che
io voglio, amo ed ammiro.
Questo non è il Medio Oriente che
io voglio perché genera odio e nece.
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I poeti postcontemporanei devono, infine, saper risvegliare e suscitare nei lettori di poesie le immagini dei tempi nuovi e devono infondere coraggio e speranza in tutti i lettori di poesie e negli avveniristi che hanno grande fiducia e speranza nel futuro e nel progresso delle civiltà umane.
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