Introduzione alla poesia.
“La persecuzione” è un lungo componimento poetico scritto da Pier Paolo Pasolini nell’estate del 1961 che fa parte della seconda sezione del libro “Poesia in forma di rosa”. La poesia è il numero tre della seconda sezione e la nona dell’intera opera. Il componimento poetico racconta ed esprime lo stato interiore in cui si trovava il poeta in quel periodo di tempo in cui era afflitto da notevoli contrasti sociali e scontri pubblici che lo facevano soffrire dentro di sé. Ma la poesia è la rivelazione della presa di coscienza e di autocoscienza del poeta ed è la descrizione della sua rinascita dal suo stato di prostrazione intimo e pubblico. Il poeta racconta, seguendo il mito di Orfeo ed Euridice, il viaggio all’interno di sé come una discesa nell’Ade, dove, dopo aver visto il buio più profondo, trova una valida verità che lo aiuta a risalire dall’Ade e a ritornare alla luce del sole e quindi a rinascere con gli altri. Pasolini si accorge che la gente che gli sta accanto gli rimane ostile e gelida ma lui trova la forza di andare avanti richiamando i propri occhi a ritornare a vedere e i propri sensi a percepire la realtà quotidiana. Il poeta quindi dà una valutazione di sé stesso e così, dopo una breve introspezione ed autostima, può ritornare ad accettare la realtà, reinserirsi in essa ed imporre la propria autoaffermazione e farsi valere.
Sintesi della poesia.
Il poeta, mentre percorre Via Portuense presso Roma, a Ferragosto all’ora del tramonto, si ferma in un bar e lascia la macchina su un marciapiede sbriciolato. Il poeta osserva la gente seduta ai tavoli, fuori dal bar, che ascolta la musica che proviene da un juke-box. Il poeta, preso dal caldo, entra nel bar e consuma un qualcosa e intanto osserva il tramonto del sole che oscura i giovani e che si dissolve lentamente verso l’agro marino; sente una brezza marina e percepisce anche il valore della vita; guarda i ragazzi che giocano e, a un certo punto, esce dal recinto delle siepi del bar e si incammina solitario lasciandosi tutto alle spalle con il sole davanti agli occhi. Ora è solo con sé stesso e percepisce dentro una forza amica che lo incoraggia a fare una breve introspezione dentro di sé. Così, a poco a poco, si accorge e prende coscienza del suo mondo interiore e trova una verità che lo fa sentire sicuro e forte per potere affrontare i suoi avversari. Il poeta si rende conto, infine, che gli è bastato il tramonto di quel giorno d’agosto per farlo rinascere più forte di prima. A questo punto Pasolini invita i suoi occhi a ritornare a vedere la luce del giorno e invoca i suoi sensi a prendere parte attiva alla sua vita in modo che lui possa riprendere posto nella società nella quale si sente sotto scacco. Infine il poeta risale in macchina e continuando il viaggio verso Roma vede il sole, ormai al crepuscolo, illuminare ancora gli oggetti che costeggiano la strada e riflettere la sua luce nel cielo infiammato dal tramonto del sole estivo. Il poeta allora, contempla il cielo accerchiato da mille nubi, e capisce che l’amore per la vita è più forte rispetto alla depressione e alla disperazione che vive e che l’amore vince qualsiasi ostacolo perché l’amore non finirà mai di essere amore.
Il tema della poesia.
Il tema della poesia nasce dal fatto che in quegli anni Pasolini era perseguitato da alcuni gruppi di fascisti che in varie occasioni lo insultavano e deridevano la sua figura di intellettuale “comunista” e “omosessuale”. Certamente queste due caratteristiche, nell’Italia degli anni ’60, erano invise ad alcuni gruppi fascisti al punto da potere perseguitare Pasolini come un diverso e come un intellettuale scomodo e provocatore. Pasolini, dunque, viveva una dimensione psicologica precaria e si potrebbe dire, si trovava “sotto scacco” rispetto ad alcuni gruppi fascisti di destra che lo minacciavano e insultavano. Il componimento poetico “La persecuzione” racconta e descrive, in maniera perfetta, e con un procedere tra l’analitico e il descrittivo, il processo di liberazione del poeta dagli insulti e dalle provocazioni fasciste. Il componimento poetico inizia nel momento in cui il poeta sta ritornando verso Roma e si ferma in un bar dove incontra tanta gente comune seduta ai tavoli in piena ricreazione sotto il caldo sole di Ferragosto. Pasolini, come se fosse fuori di sé, si distacca dagli altri e si incammina, solitario, verso il sole al tramonto che, con i suoi raggi, lo aiuta a ritrovare la forza interiore. Il poeta inizia una breve autoanalisi e nel fondo della sua coscienza trova una massima etica che diventa, “kantianamente”, una verità assoluta interiore valida per tutti. Il poeta fa di questa massima la sua forza per ritornare alla luce e per credere in sé stesso. La verità che lui trova è questa:
Anch’io sono io, anche a me destina
la vita un compito non vile!
anche i miei atti sono consacrati
dalla coscienza di un eroico servire!
(Versi 138, 141)
Questa massima, che potrebbe diventare una legge valida per tutti, diventa il punto di forza di Pasolini, in quanto, ora, ha in mano una verità inattaccabile e invincibile e capisce che proprio questa esaltazione estatica ed estetica lo fa rinascere. Pasolini capisce, anche, che deve distinguere tra la gente comune e il gruppo di fascisti che lo insulta, anche se la gente comune è comunque ostile e gelida nei suoi confronti ma non può fare altro che convivere con loro, anziché odiarli, per non finire nell’umiliazione o in un po’ di poesia. Presa coscienza della verità ritrovata, e della sua forza, Pasolini riapre gli occhi e incita sé stesso a ritornare ad essere attivo e a non avere paura degli altri perché “il posto della vita è nuovo, atrocemente nudo” (versi 177-178). Quindi riprende il viaggio di ritorno e ora guarda la realtà nella sua giusta dimensione; osserva il sole che illumina una clinica, una parrocchietta, un trullo, Roma spalmata come fango su una lama, il cielo infiammato e ragazzi che vivono l’estate con magliette leggere. Infine Pasolini scopre anche un’altra massima etica ed estetica che gli conferma tutto il suo valore per sé e per la vita: “Mille nubi di pace accerchiano il cielo, /amore, mai non finirai d’essere amore”. (Versi 192, 193).
Il messaggio della poesia.
“La persecuzione” non è una poesia politica, non è un componimento filosofico ma è semplicemente un componimento personale di genere psicologico e psicoanalitico. Pasolini, cioè, prende coscienza di sé stesso e della sua vita, della quale fa una sommaria autostima e alla fine scopre quella massima che diventa, “kantianamente”, una verità universale per tutti. Pasolini si riappropria della propria identità ed è pronto per affrontare la realtà ed imporre la sua personalità e la sua autoaffermazione. Egli scopre dentro di sé che la vita ha riservato, anche a lui, un compito importante e non vile (come è quello dei suoi tormentatori) e gli ha assegnato una eroica missione che è quella di servire il popolo, con la sua attività di poeta e di regista. Pasolini riesce, con la sua arte poetica e filmica, a creare e a produrre opere estetiche belle ed originali capaci di dargli un senso alla vita e di inebriare il popolo. Il messaggio del componimento poetico è quindi un inno alla vita, come dice Pasolini nei seguenti versi, in una perfetta forma poetica:
Ascoltavo la vita dalla mia sopravvivenza.
Ma era sempre cara, quella vita!
quella vita di sempre, senza odio e senza
amore, perduta nella sua forma infinita!
(versi 46-49)
Bellissimi versi che esprimono, ed inneggiano, alla bellezza della vita e all’amore irrinunciabile per essa. Pasolini si rende conto che, proprio dall’incontro con i giovani e con i bambini allegri del bar, scaturisce in lui tutta la gioia di vivere e quindi, capisce, che non può odiare la povera gente ma deve soltanto difendersi dai gruppi fascisti. Pasolini scopre in sé stesso, la sua identità, la sua personalità e la sua diversità che diventano il centro, il vigore e la forza della sua libertà personale, della propria vita e della sua autoaffermazione nell’Italia di quegli anni. Pasolini, accettandosi, pone al centro di sé stesso la libertà come il perno della sua vita e di farsi valere e fa di questi due punti interiori, la forza per reagire contro i facinorosi fascisti.
La tesi della poesia.
La tesi della poesia descrive ed esprime il momento di massima depressione del poeta. Egli, cammina davanti al sole, solo come un feto, solo come un cane e prova una angoscia terribile come se gli uomini lo volessero linciare. Avverte, insomma, quasi un istinto al suicidio, ma insieme a questo, sente una forza interiore alla vita, irresistibile, inalienabile, indissolubile e prova il coraggio a ritornare a vivere. Quindi, fra le due forze interiori, il thanatos e l’eros, Pasolini fa prevalere l’amore, la volontà di vivere e allontana da sé l’idea del suicidio. Anche se si rende conto che la gente gli rimane sempre ostile, in quanto lo incasella nei cartelli del male, al poeta è bastata una esperienza esaltante, estatica ed estetica, esaltante quasi mistica, tra lui, il sole e la vita, per allontanare, così, definitivamente l’idea del suicidio e coraggiosamente ritornare alla vita. Per questo motivo Pasolini richiama in attività i suoi occhi e i suoi sensi per reinserirsi nella società. La tesi della poesia, dunque, riafferma tutto l’amore del poeta per la vita, perché senza amore la vita diventa triste e povera, “vergogna e splendore, vergogna e splendore!” (verso 190), mentre l’amore riempie la vita ed illumina il cielo.
Genere e metrica della poesia.
La poesia è formata da 64 terzine per un totale di 192 versi. La poesia è composta da terzine dantesche con versi endecasillabi che molte volte, però, non vengono rispettati così come le rime. Il genere della poesia è autobiografico ed autoanalitico perché descrive il processo di auto percezione, di autocoscienza, di liberazione dai timori e dagli attacchi sociali e la volontà di autoaffermarsi nell’Italia di allora.
Il linguaggio poetico.
Il linguaggio poetico è altissimo perché è costruito con un periodare spezzettato e con una serie di parole prese dal linguaggio comune ma anche con una serie di parole difficili, rare e poetiche. Il linguaggio poetico, inoltre, è costruito con moltissime figure retoriche che danno al componimento un alto livello poetico, solenne e letterario. Dunque il lessico è appropriato, ricercato e raffinato sia nella forma che nello stile.
Le figure retoriche.
Le figure retoriche sono moltissime: iperbati, enjambement, puntini di sospensione, interiezioni che trasmettono le sfumature dell’intonazione e della modulazione del parlare, costruzioni inverse delle frasi, allitterazioni, ipallage, zeugmi, similitudini e parole metaforiche. Tutte queste figure retoriche fanno de “La persecuzione” una altissima composizione poetica che potrebbe essere benissimo recitata da un attore da solo, in pieno palco, come un monologo interiore modulando i rilievi espressivi della voce e seguendo semplicemente i puntini di sospensione e le interiezioni del testo.
Il tono emotivo.
Il tono emotivo della poesia è variegato e frastagliato perché segue l’andamento dei vari sentimenti del poeta nel processo di introspezione e di autoliberazione. All’inizio della poesia il tono emotivo è pacato e quasi monotono perché descrittivo dell’ambiente in cui si trova il poeta; successivamente diventa più cupo e appassionante, durante l’introspezione, perché esprime la disperazione e la solitudine del poeta; dopo diventa più forte ed energico quando il poeta è ormai sicuro di avere la forza per affrontare la gente ed infine, il tono emotivo, esprime la gioia per il pieno successo del processo di liberazione e la felicità per le riconquistate identità, personalità, verità che gli danno il coraggio per reinserirsi nella società e per imporre la sua autoaffermazione.
La lexis della poesia.
La lexis della poesia è costruita con un periodare lento e tortuoso fatto da frasi brevi e spezzate con brevi incidentali e gerundi che spezzano il filo del discorso. Nel complesso la lexis rimane chiara e molto coinvolgente in quanto descrive il percorso dell’introspezione e la riconquista personale della libertà.
La bellezza della poesia.
La poesia esprime un fascino tutto particolare dovuto, in gran parte, alla lexis chiara e coinvolgente e al periodare spezzato e variegato. Il fascino deriva anche dalla linearità della razionalità che sorregge tutti i toni emotivi del poeta che sono ben espressi attraverso l’uso sapiente delle interiezioni e dei puntini di sospensione. Oltre a questi aspetti particolari il fascino della poesia è dato anche dalla sapiente ricostruzione delle descrizioni del percorso interiore del poeta che riesce ad entrare dentro sé stesso; in un momento di estasi, inoltre, il poeta riesce a cogliere le proprie massime etiche che “kantianamente” diventano verità valide per tutti con le quali, ora, Pasolini può affrontare la realtà. Un altro motivo di bellezza e di fascino del componimento è dato dalla ineccepibile descrizione ambientale che sa fare Pasolini: all’inizio il poeta descrive il viaggio di ritorno per la via Portuense e il clima allegro dei bambini che trova dentro il bar e alla fine descrive la vita quotidiana del traffico romano e la periferia di Roma sotto un cielo infiammato dal tramonto. Infine la poesia esprime tutta la forza interiore di Pasolini che trova dentro di sé una massima etica e tutto il coraggio e la forza di volontà per liberarsi dalle forze ostili esterne. Nel complesso la poesia emana tutto il suo fascino perché esprime e manifesta la volontà di Pasolini di rimanere un uomo libero consapevole dei suoi limiti e della sua diversità, ma anche, e soprattutto, il poeta sa sfruttare la sua intelligenza e la sua creatività poetica e artistica, che costituiscono, insieme ad altre peculiarità e doti personali, la forza fondamentale della sua creazione artistica, poetica e filmica.
Modica 12/ 07/ 2018 Prof. Biagio Carrubba
Modica 29 aprile 2023
Modica, 02 maggio 2023
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