DEDICA
Io, B. C., dedico questa trilogia poetica a tutti gli innamorati, agli amanti e tutti coloro che amano e sono amati.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
(Inferno. Canto V. verso 103)
INTRODUZIONE ALLA TRILOGIA POETICA
Io, B. C., ripropongo la mia trilogia poetica dedicata all’amore, agli innamorati, agli amanti e a tutti coloro che sono amati e amano, nella ricorrenza del primo anniversario della pubblicazione della terza e ultima poesia della trilogia, nel dicembre del 2022. Mi fa piacere riproporla perché la ritengo ancora valida e piacevole. Infine, io, B. C., auspico che tutti gli innamorati e gli atei del mondo possano vivere una vita bella, piacevole, gradevole, basata, costruita ed edificata sull’AMORE.
DA QUANDO CERCO IL SENSO DELLA VITA.
Introduzione.
In omaggio al poeta pugliese Salvatore Toma (1951 – 1987).
In omaggio al poeta pugliese Salvatore Toma (1951 – 1987) e in ricorrenza dell’uscita del suo libro poetico CANZONIERE DELLA MORTE, pubblicato nel febbraio del 1999, io, Biagio Carrubba, pubblico tre mie poesie che, in qualche modo, hanno qualcosa in comune con il poeta pugliese. La prima poesia “Da quando cerco il senso della vita” è citata nella recensione che io scrissi quando uscì, per la prima volta, il suo bel libro di poesie. Ho scritto la prima poesia della trilogia nel 1979, quando ero ancora all’Università e mi dilettavo a scrivere poesie per mio conto e per mio gaudio.
Testo della prima poesia.
Da quando cerco il senso della vita.
Da quando cerco il senso della vita
sono andato contro il senso di tutti:
contro la logica dello sfruttamento,
contro l’alienante religione,
contro i formalismi borghesi,
contro la bruttura dell’esercito.
Non l’ho trovato nella natura e
non l’ho trovato nella morte
e non l’ho reperito nemmeno nella
vita stessa. Non voglio neppure pensare
al tempo nel quale lo potrei scoprire,
non lo troverei neppure lì.
L’amore, tanto cercato dagli uomini,
si è rivelato anch’esso un nonsenso,
di fronte alla morte, a un futuro pieno
di materia dentro una tomba.
Ma, allora, che cos’è il senso della vita?
Per i pesci il senso della vita è l’acqua!
per gli uccelli il senso della vita è l’aria!
Ma per me, allora, che cos’è questo senso
della vita? Far l’amore con una donna?
O bere una sorsata d’acqua, assetato,
o gustare una sigaretta?
Non vi è un senso della vita.
O, se vi è, è proprio il senso della vita,
che regola la malvagità degli uomini,
l’istinto bestiale del più forte
la pazzia che è dentro di noi nascosta,
l’esistenza di tante galassie
che appaiono senza un motivo apparente.
O il senso della vita
sono IO stesso che me lo rappresento?
1979
Modica 23 novembre 2022
Modica, 28/12/2023
INTRODUZIONE ALLA SECONDA POESIA DELLA TRILOGIA POETICA.
Io, Biagio Carrubba, ho il grande piacere e privilegio di ripubblicare la prima poesia e di pubblicare la mia seconda poesia inedita, scritta nei giorni scorsi, e che ha lo stesso titolo della prima poesia. Oggi 23 marzo 2006 rispondo, con questa mia poesia, alla domanda finale della prima poesia, scritta 25 anni fa, nel 1979, cioè dopo un quarto di secolo, nel quale la mia vita è continuata regolarmente e si è arricchita delle prime e fondamentali esperienze affettive e amorose che hanno caratterizzato questo mio quarto di secolo. La seconda mia poesia, scritta nel 2006, è la continuazione alla prima poesia scritta nel 1979, ma aggiunge e poeta, ovviamente, quasi tutte le mie riflessioni e i miei pensieri che ho meditato in questo quarto di secolo. Queste due mie poesie fanno parte di tutta la mia produzione poetica, che mi segue e mi accompagna dalla mia fanciullezza fino all’età matura di 53 anni. Spero, ancora, di poter rispondere alla stessa domanda della prima poesia di 25 anni fa e di dare una risposta definitiva e sicura alla domanda sul senso della vita. Spero di scrivere la terza ed ultima poesia sul senso della vita entro i prossimi 20 anni di vita, a cominciare dalla data di oggi.
Testo della seconda poesia.
Da quando cerco il senso della vita, aggiornato e integrato.
Ho cercato, per tutti questi anni, la felicità,
ma non l’ho trovata;
ho cercato, per tutta la mia vita, la libertà,
ma non l’ho trovata;
ho cercato, per molto tempo, la virtù,
ma non l’ho travata;
ho cercato, ovunque, l’amore,
ma non l’ho trovato;
ho cercato, nella mia mente e nel mondo, Dio,
ma non l’ho trovato;
ho cercato, dappertutto, la bellezza,
ma non l’ho trovata;
ho cercato, in tutti gli uomini, la saggezza,
ma non l’ho trovata;
ho cercato, in tutte le donne, la sincerità,
ma non l’ho trovata;
ho cercato, nel mio corpo, la salute,
ma non l’ho trovata.
Ho, semplicemente, trovato l’arte e il cinema,
la poesia e la filosofia; ho, straordinariamente,
incontrato altri uomini e altre donne che mi
hanno aiutato o sostenuto o fatto del male;
ho, stupendamente, trovato alunni intelligenti
e alunni negligenti; ho, incontrato, amici e,
mio malgrado, anche, nemici, cosa normale
tra gli umani; ho, socialmente, seguito la po-
litica e ho ricercato i valori della Democrazia.
Spero di non incontrare la morte perché non
voglio morire; penso che morire sia il dolore
più atroce che io possa subire; voglio gridare
a gran voce che desidero vivere e vivere per
sempre, perché voglio continuare ancora a
vedere bellissimi film e leggere belle poesie
e perché voglio amare ed essere amato.
E voglio continuare a comporre altre belle
ed interessanti poesia.
Seconda parte della poesia.
Dopo 25 anni di vita, ora dico, ma non per conge-
darmi, che ancora non ho una verità da lasciare
agli altri, che ancora non ho beni da lasciare ai
parenti, che ancora non ho saggezza da trasmet-
tere agli altri, che ancora non ho consigli da ri-
cordare agli altri. Ho creduto nello studio, nell’
amore e nell’amicizia. Posso dire, con certezza,
che quando ho amato una donna sono stato ri-
cambiato nell’amore. Ho avuto tre grandi espe-
rienze amorose, durante le quali, per qualche
tempo sono stato, anche, felice; mentre nei pe-
riodi di intermezzo, tra una esperienza e l’altra,
quando ho vissuto da solo sono stato sempre
depresso e infelice; per fortuna lo studio, la TV,
la scuola e i film mi hanno aiutato a superare e
a vincere la solitudine.
Nella mia gioventù sono stato un idealista
e, per un periodo di tempo, anche un utopista.
Oggi sono solo un realista che cerca di vivere
la sua vita e il suo tempo nel modo più bello,
più intenso, più pieno e più interessante possi-
bile. Ancora oggi, purtroppo, non ho trovato
il senso della vita, che certamente non si trova
nella morte, ma, sicuramente, è nella vita ter-
rena. Io, B. C., penso e suppongo che la nostra
mente, riflettendo, può dimostrare, logicamente,
sia l’esistenza di DIO, sia la sua non-esistenza,
quindi comprendo e capisco sia la posizione e
lo stato d’animo di coloro che credono in Dio
e sia lo stato d’animo di coloro che non credo-
no in Dio. Amo la vita, per quella che è, amo
il giorno e il sole, amo tutte le meravigliose
bellezza della natura, ammiro i prati, gli albe-
ri, i fiori, il mare e l’aria, sono incantato dalla
musica classica, dalle canzoni dei cantanti ita-
liani e mi piace, anche, la musica dei nuovi
cantanti contemporanei e, infine, mi piace
contemplare i colli, i monti, il cielo e le stelle.
Terza parte della poesia.
Riporto due belle poesie di Bertolt Brecht che
esprimono i miei sentimenti di oggi.
La prima poesia di Brecht è “Hollywood”
Ogni mattina, per guadagnarmi il pane
vo al mercato dove si comprano menzogne.
Pieno di speranza
mi metto in fila fra i venditori.
Anch’io oggi posso dire che,
ogni mattina, pieno di speranza,
per guadagnarmi il pane, vado a scuola,
mi siedo tra gli studenti, per insegnare
e far conoscere loro alcune belle poesie.
La seconda poesia è “Piaceri”
Il primo sguardo dalla finestra il mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili.
Ecco i miei piaceri quotidiani.
Svegliarmi,
fare colazione,
lavarmi, tenermi fresco e pulito,
aprire i libri e studiare.
Pensare, meditare,
comporre qualche poesia,
pranzare.
Riposare, nel primo pomeriggio,
davanti alla TV.
Riprendere lo studio.
Parlare e discutere con mia moglie.
Cenare davanti alla TV.
Vedere gli ultimi film in TV.
Andare a letto, sereno e quieto.
Dormire e sognare tutta la notte,
fino al mattino. Svegliarmi.
Essere gentile.
Ragusa, 23 marzo 2006 Prof. Biagio Carrubba
Aggiornata e integrata, con l’ultima parte della poesia, oggi 23/11/2022.
Modica, 28/12/2023
INTRODUZIONE ALLA TERZA E ULTIMA POESIA DELLA TRILOGIA POETICA.
La poesia, che segue, è un componimento poetico, lungo, riflessivo, meditativo, articolato, compatto e personale, centrato sul tema del senso della vita e sui vari significati che si danno a questo tema. Io, B. C., penso e ritengo che questo argomento si riduca a due aspetti fondamentali della vita stessa, che sono: l’Amore e la Morte. Nella storia della poesia questi due aspetti fondamentali – l’Amore e la Morte -, molte volte, sono stati accostati e accompagnati insieme e sempre narrati, da molti autori e da molti poeti. Fin dalla mitologia greca, molti miti si rifacevano al tema dell’Amore e della Morte, come il celebre mito di Leandro ed Ero, narrato dal poeta latino Ovidio, dove i due amanti muoiono per amore, l’uno annegato nel mare e l’altra buttatesi dalla torre sulla riva, alla vista del suo amante morto. Un altro esempio famosissimo di Amore e di Morte è, certamente, la celeberrima vicenda, macabra, triste e letale, di Paolo e Francesca, uccisi entrambi, per gelosia, da Gianciotto Malatesta, fratello di Paolo, e raccontata da Dante Alighieri, nel V canto dell’Inferno. Un’altra triste storia di Amore e Morte è la famosa storia di Romeo e Giulietta, narrata dal famoso commediografo inglese Wiliam Shakespeare. Io, B. C., a questi celebri ed esemplari racconti di Amore e Morte, voglio aggiungere un’altra storia d’Amore e di Morte, struggente e bellissima, ed è la vicenda amorosa, narrata nel bel romanzetto “Diceria dell’Untore” di Gesualdo Bufalino. La vicenda d’Amore si svolge tra Marta e lo stesso Gesualdo Bufalino, dove lei muore per tisi, mentre lui si salva, miracolosamente, dopo aver superato la malattia e il ricovero forzato in un ospedale di Palermo e dopo essere guarito dalla terribile e micidiale tubercolosi. Ora, anche per me, l’Amore e la Morte costituiscono due avvenimenti fondamentali che caratterizzano, in modo determinante e peculiare, la vita di ogni uomo e di ogni donna, dopo la nascita, ovviamente. Io, B. C., come tutte le persone di questo mondo sanno, penso e ritengo che l’Amore costituisca il momento e il periodo più bello, più intenso e più luminoso della vita di ogni uomo e di ogni donna. Io, B. C., come tutte le persone di questo mondo sanno, penso e ritengo, anche, che la Morte, invece, sia l’ultimo attimo, irreversibile ed inesorabile, che toglie la vita ad ogni uomo e ad ogni donna. Io, B. C., ho composto questo componimento poetico, in piena coscienza, per ricercare, scovare, reperire e trovare quale sia stato il senso della mia vita e quale è il senso della mia vita di oggi. Dunque, io, B. C., considero questo componimento poetico come una analisi e una sintesi poetica che riassume e sintetizza quale sia stato il senso della mia vita e, nello stesso tempo, mostra, manifesta e rivela l’attuale senso della vita che io mi prospetto oggi. L’unica grande prospettiva, che io, B. C., percepisco, oggi, e che vedo davanti a me, è l’approssimarsi della nece, che si sta avvicinando verso di me a grandi passi. Dunque, io, B. C., penso e ritengo che lo scopo di questo mio componimento poetico sia quello di rinverdire e ricordare quali siano stati i miei amori, ma, soprattutto, lo scopo principale del componimento è quello di scoprire e riconoscere quale è il senso della mia vita contemporanea, perché penso che scoprire il senso della mia vita di oggi mi permette di colmare e di lenire le sofferenze e i malesseri di tutti i giorni. Inoltre, io, B. C., penso e ritengo che scoprire il senso della vita di oggi, mi permette, anche, di placare l’ansia e il timore che mi riaffiorano nella mente con l’avvicinarsi della morte incombente. Io, B. C., penso e auspico che questo mio componimento poetico ha, anche, lo scopo di fare accettare alla mia anima l’idea della morte, che, fra qualche tempo, metterà fine alla mia esistenza. Inoltre, io, B. C., auspico e spero che la mia anima, così, non si troverà impreparata alla separazione e allo strappo, previsto e aspettato della nece, quando essa separerà e divellerà l’anima dal mio corpo. Io, B. C., so e presumo, anche, che, accettando l’idea della nece, mi posso preparare meglio alla sua venuta e così resistere ottimamente al tempo di vita che mi resta ancora da vivere. Insomma e in definitiva, e con poche parole, io, B. C., con questo complesso e lungo componimento poetico, voglio accrescere e aumentare la mia resilienza alla inesorabile e inevitabile nece. Proprio il tema dell’Amore e della Morte costituisce, dunque, l’argomento fondamentale del seguente componimento poetico. In ultimo, io, B. C., penso e preannuncio che la tesi di questo componimento poetico è quella di affermare che l’unico e benefico antidoto alla inesorabile nece è l’Amore. Per affermare e confermare questa tesi, io, B. C., ho composto il seguente e bellissimo inno all’Amore, inteso come mix di ragione e sentimento che porta e trasposta ad amare un’altra persona e volerla, sinceramente, bene.
SECONDA PARTE DELLA INTRODUZIONE ALLA TERZA E ULTIMA POESIA DELLA TRILOGIA POETICA.
1
Io, B. C., in questa seconda parte dell’introduzione, desidero e voglio specificare e approfondire l’evoluzione e il cambiamento del mio percorso poetico, che va dalla prima poesia, scritta nel 1979, alla seconda poesia, scritta nel 2006, all’ultima poesia, scritta nell’ottobre del 2022. Io, B. C., penso e reputo che questo mio ultimo componimento poetico abbia, anche, il compito di testimoniare e di definire il percorso e lo sviluppo poetico della mia produzione poetica e letteraria. Infatti, le tre poesie della trilogia sono la testimonianza e la prova di tre diversi percorsi poetici della mia esistenza. Infatti la prima poesia del 1979 è la tipica poesia moderna, allora modello poetico dominante in quegli anni. La poesia, infatti, è composta da versi regolari, ha una forma compatta e scritta in una sola strofa, per dare maggiore forza, compattezza e unità alla poesia. Inoltre la poesia esprime le mie riflessioni sul tema della vita e della morte, ponendosi ed esponendo la domanda finale per dare adito e accesso alla composizione della seconda poesia. Dopo 27 anni della mia vita sono riuscito a scrivere la seconda poesia della trilogia poetica. La seconda poesia, del 2006, è, invece, una poesia molto diversa dalla prima, perché rientra nel modello poetico del postmoderno. Infatti la poesia ha una forma stretta e allungata, versi irregolari e strofe variegate, quasi barocche; la poesia esprime, soprattutto, le diverse emozioni e i diversi sentimenti, estatici ed estetici, che sentivo in quel periodo di tempo. Dopo 16 anni della mia vita sono riuscito a comporre la terza ed ultima poesia, scritta nell’ottobre del 2022. Questo ultimo componimento poetico è, sicuramente, invece, una poesia postcontemporanea, così come io, B. C., ho definito il modello della poesia postcontemporanea in alcuni articoli culturali e poetici, scritti ed elaborati qualche anno fa. Il componimento poetico, infatti, presenta una forma molto allungata, articolata, con versi lunghi e ampi, che assomigliano molto ad una prosa poetica. Ma, io, B. C., penso e reputo che i versi e le strofe di questo componimento poetico sono versi molto poetici perché corrispondono ai sentimenti, alle emozioni e ai pensieri che io, B. C., avverto e ho avvertito, in questi ultimi anni, dentro il mio animo. Quindi posso dire che questo mio terzo componimento personale si rifà, anche, alla mia prospettiva personale che io sento dentro di me. Quindi questa poesia postcontemporanea è, anche, una poesia di prospettiva, nella quale io, B. C., autore della poesia, raccolgo e metto insieme tutti i fattori della mia vita presente e illustro, anche, alcune circostanze future che posso prevedere e gestire davanti a me e nel mio presente. Io, B. C., definisco questa prospettiva poetica prospettiva interiore, poi c’è anche la prospettiva esteriore e cioè come gli altri e l’ambiente esterno si rapportano verso di me. La poesia della prospettiva esterna riguarda di come le persone guardano le cose e gli altri; e come gli altri guardano e vengono incontro a me o contro di me. Insomma, io, B. C., guardo dalla mia prospettiva gli altri e il mondo, mentre gli altri, dalla loro prospettiva, contemporaneamente, guardano me e come gli altri e osservano anche il mondo. Dallo scontro fra tutte le prospettive del mondo e dall’incontro tra la mia prospettiva e quella degli altri nasce la lotta o la pace tra la mia weltanschauung e la weltanschauung degli altri. In campo politico, io, B. C., ho avuto ed ho una weltanschauung orientata a sinistra, verso i partiti del centro sinistra. Mi accorgo, però, che la maggioranza degli italiani è propensa a sostenere una weltanschauung di destra, come si è visto il 25 settembre 2022 quando la maggioranza degli italiani ha votato per il centro destra e per il partito della Meloni. Io, B. C., penso e reputo che le moltissime e infinite prospettive del mondo sono quelle forze interiori ed esteriori che rendono la vita di ognuno di noi bella, intrigante, fervida, ma, anche, pensierosa, terribile e sconcertante. Dall’incontro delle due prospettive, interiore ed esteriore, e cioè di come io vedo gli altri e di come gli altri vedono me, nasce la poesia postcontemporanea, che sintetizza ed analizza sia il mio mondo interiore sia le vicende e i fatti che provengono dagli altri, dalla società politica, dalla società sociale e da tutte le informazioni che provengono da tutto il mondo ed entrano a casa mia, attraverso la televisione pubblica e privata, internet, i mass media, i social net work e tutti gli altri strumenti telematici e informatici. Quindi, questo terzo mio componimento poetico è un componimento prospettico perché mi permette di guardare avanti e di osservare gli altri e di conoscere la realtà circostante, sociale e politica. Inoltre, io, B. C., vedo e cerco di capire qual è il mio presente e quale potrebbe Essere il mio prossimo futuro che io ho davanti agli occhi. La meta di questo futuro è certamente una sola: la mia morte, la quale è, certamente, la privazione della mia vita.
2
Io, B. C., reputo e giudico che un altro aspetto molto importante che differenzia il terzo componimento poetico dai primi due è, certamente, il diverso modo di considerare e di rappresentare l’idea di Dio nella mia vita, diversa nei tre periodi di tempo nei quali ho scritto le tre poesie. Nella prima poesia, del 1979, il concetto di Dio o idea di Dio è sentito e contemplato come un Essere possibile e dubbioso. Infatti la poesia definiva l’idea di Dio come “l’alienante religione” e terminava con l’ultimo dubbio che esprimeva quale era il senso della vita. Nella seconda poesia, del 2006, il concetto di Dio o idea di Dio è ammesso solo come ragionamento logico e come una idea speculativa e concettuale. Nella terza ed ultima poesia, invece, il concetto o l’idea di Dio è assolutamente negato perché in questi ultimi 16 anni ho maturato la convinzione che Dio non può esistere come Essere ontologico. Infatti, io, B. C., penso e asserisco che l’idea di Dio non implica Dio come un Essere, come ontos, cioè come Essere che contiene la propria esistenza. Infatti, io, B. C., penso e reputo che Dio come Essere e Dio come idea sono due binari paralleli che non si incontrano mai. Ma, io, B. C., mentre sono certo e sicuro dell’idea di Dio, sono certo, anche, che Dio come Essere non può esistere perché di Dio come Essere, come ontos, non ho nessuna prova verificabile. Questa mia tesi è in netta contrapposizione con la famosa prova ontologica di sant’Anselmo d’Aosta (1030 – 1109), per il quale Dio, essendo l’Essere più perfetto di tutti, non può mancare della sua esistenza, perché se mancasse della sua esistenza non sarebbe l’Essere perfetto. Quindi, l’Essere Dio illude l’esistenza di Dio stesso. Questo ragionamento di sant’Anselmo d’Aosta è, secondo me, B. C., tautologico, inverificabile ed è costituito da un ragionamento sofista ed è una argomentazione paralogistica, perché non dimostra, assolutamente, l’esistenza di Dio. Io, B. C., penso e sostengo che sia valida l’obiezione che il monaco benedettino Gaunilone (994 circa – 1083 circa) rivolse a sant’Anselmo. Secondo Gaunilone anche se si può immaginare l’isola perfetta ciò non significa che essa debba esistere realmente. Infatti, io, B. C., penso che non si può passare dall’Essere al pensiero perché manca il ponte che unisce l’Essere al pensiero, mentre è possibile passare dal pensiero all’Essere perché c’è il ponte, e cioè il ponte della fantasia e dell’immaginazione, che permette il passaggio dal pensare all’Essere. Poi, questa prova ontologica fu ripresa e confermata da san Tommaso che ne fece una delle cinque prove dell’esistenza di Dio. Io, B. C., dico e affermo che l’idea di Dio non può contenere l’Essere di Dio perché l’idea di Dio è soltanto una creazione del cervello umano mentre l’Essere di Dio non può creare sé stesso e non può esistere perché è al di fuori del pensiero umano. Infine, io, B. C., affermo e asserisco che il mio ultimo componimento poetico, sulla esistenza di Dio, costituisce la mia ultima e definitiva parola, con la quale io rinnego e abiuro, completamente e assolutamente, che Dio possa esistere come Essere personale o come un punto luminoso che penetra e risplende in tutto l’Universo, così come afferma la prima terzina del Paradiso di Dante Alighieri:
La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
Finale.
A proposito di questa terzina e dell’intera opera poetica La Divina Commedia di Dante Alighieri, io, B. C., provo diletto per la grande fantasia, per l’immensa immaginazione, per la superba rappresentazione della Divina Commedia e per l’alto e profondo lessico di questa terzina e per l’intera opera poetica, ma io non provo, però, nessun piacere per la ideologia politica e per la teologia di Dante Alighieri. In definitiva e in conclusione, io, B. C., dico, espongo e intendo dire che, se condivido la bellezza, poetica ed estetica, del poema non condivido affatto la ideologia, imperialistica e teocratica, del sommo poeta fiorentino, perché io, B. C., sono arci sicuro che Dio, come Essere, non può esistere, né logicamente né ontologicamente.
Modica, 03/11/ 2022 Aggiornata al 23/11/2022 Prof. Biagio Carrubba
Modica, 28/12/2023
Ecco la mia terza e ultima poesia della trilogia Da quando cerco il senso della vita.
AMORE E MORTE
Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
altre il mondo non ha, non han le stelle.
(Dall’opera poetica CANTI di G. Leopardi.
Amore e Morte. Canto XXVII).
1
Testo della terza poesia.
Finalmente, io, B. C., oggi, ho capito, ho trovato
e ho scoperto qual è il senso della vita, inseguito,
ricercato e rincorso da me, oramai, da molti decen-
ni. Dubitavo, ormai, di individuarlo, di reperirlo,
di descriverlo e di poetarlo in questo inedito e me-
ditato componimento poetico. La prima riflessione,
che debbo confessare a me stesso, è la mia soddisfa-
zione nell’averlo trovato, scovato, reperito e capito
esprimendolo a me stesso con codeste parole, con
questi ragionamenti e queste meste disquisizioni.
Debbo confessare e dire che la ricerca sul senso
della vita è stata una lunga esperienza, logorante
ed estenuante, ma è stata, anche, una meditazione
piacevole, fine ed edificante. Adesso che, io, B. C.,
ho individuato, indovinato e mi sono raffigurato
qual è il senso della vita, posso ritenermi contento
e soddisfatto e posso, così, anche, morire tranquillo,
quieto e in pace con me stesso e con gli altri che mi
hanno conosciuto, aiutato, sostenuto e amato con
pazienza, diletto, affetto e amore. Ma, insomma, si
può sapere qual è codesto senso della vita che hai
rintracciato, rinvenuto, reperito, scovato e scoperto?
Io, B. C., dico e affermo, sommessamente e inaspet-
tatamente, che il senso della vita lo conoscono tutti!!!
Io, B. C., infatti, dico e affermo che il senso della vi-
ta, che io ho scoperto, oggi, è come il segreto di Pul-
cinella, il quale conosceva e nascondeva un segreto,
ma che, a Napoli, tutti conoscevano, pur fingendo di
non conoscerlo, creando così degli equivoci. So, an-
che, che la mia scoperta del senso della vita è un se-
greto che conoscono bene tutti i lettori di poesie. Ma,
insomma, si può sapere qual è questo senso della vita
che tu hai scoperto e tieni nascosto? Dai diccelo! Non
ci fare stare sulle spine!!! Orbene, io, B. C., ora, sono
pronto a svelarvelo, una volta per tutte, a tutti voi, at-
tenti lettori e curiosi di conoscere quale è codesto ar-
cano senso della vita. Secondo me, B. C., la vita uma-
na ha soltanto due aspetti, a priori, fondamentali e pri-
mordiali, nascosti e segreti: l’Amore e la Morte.
Il primo aspetto della vita è quello di accettare,
accogliere e riconoscere che la vita non ha alcun
senso, che non ha alcun fine e non ha nessun obi-
ettivo, nemmeno quello di credere nella salvezza
della sopravvivenza della specie umana, perché
la nece toglie e priva la vita umana di ogni obi-
ettivo e di ogni finalità, logica e razionale.
2
Infatti, io, B. C., penso e ritengo che la vita finisca
con la morte. Io, B. C., penso e asserisco che dopo
la nece non c’è più niente; c’è solo un corpo iner-
me che, a poco a poco, putrefà e diventa, inesora-
bilmente, polvere, come afferma la Bibbia:
“<<Perché polvere sei e in polvere devi tornare!>>”
(Genesi 3-19). Io, B. C., affermo che la morte è
soltanto la inesorabile cessazione della vita. Io,
B. C., infine, affermo e asserisco che non ci sarà
mai nessuna Resurrezione; non ci sarà mai nessun
Giudizio Universale, perché, dopo la terribile e
Inevitabile, brutta e nera nece, non esiste nessun
Dio che ci accoglierà né ci darà il benvenuto nel
lieto Eden, perché non esiste nessun Dio e nes-
sun Paradiso.
3
Io, B. C., ora svelo, rivelo e manifesto, anche,
qual è il secondo aspetto della vita. Secondo me,
B. C., anche l’altro, fondamentale e strabiliante
senso della vita, è anch’esso un segreto di Pulci-
nella. Ah sì? Insomma dicci, allora, qual è questo
altro strabiliante, misterioso e benefico senso del-
la vita? Dai diccelo! Così lo possiamo conoscere
anche noi. Io, B. C., dico che il secondo senso del-
la vita è, sicuramente, l’Amore, come asserisce
Leopardi nella sua epigrafe. Tutti lo cercano, tut-
ti lo vogliono, tutti lo desiderano, ma sono in po-
chi a trovarlo e a viverlo pienamente. La maggio-
ranza degli uomini e delle donne si deve accon-
tentare di amori frammentari e fragili, brevi e
fuggenti, vissuti, comunque, con tanta passione,
con tanta intensità e, a volte, o con tanta illusione
o con tanta disillusione. Per chi riesce a conqui-
starlo e a viverlo, l’Amore dona, certamente,
una grande e copiosa felicità ineffabile e ingenera,
sempre, o una forma di oblazione e o una forma
di abnegazione. Io, B. C., affermo e dico che,
quando un uomo e una donna scorgono, dentro
di loro, per la prima volta, il vivo piacere estatico
dell’Amore, e quando si accorgono dell’intima
soddisfazione che essi vivono all’interno dei loro
sentimenti, e quando essi comprendono di vivere
una grande gioia e un grande entusiasmo, dovuti
alla felicità apportata dal nuovo sentimento,
allora vuol dire che, per i due giovani amanti,
è arrivato il nuovo, vero e grandioso Amore.
4
Io, B. C., penso e reputo che vivere l’Amore
sia sempre una esperienza gradevole e piacevo-
le ed è meglio viverlo anziché evitarlo, non
possederlo o non viverlo. La gente, infatti,
pur di amare e di essere amata si accontenta
anche solo di assaggiarlo, di assaporarlo e di
gustarlo, ed è più soddisfatta rispetto a chi
non lo vive, a chi non lo assaggia, a chi non
lo gusta e a chi non lo sperimenta mai, come
i frati, le suore, i monaci, le monache i preti,
gli arcipreti, i vescovi, i cardinali e il Papa.
Secondo me, B. C., costoro vivono un amore
fittizio e fasullo con Dio; ed è, anche, un Amo-
re illusorio e alienante perché basato e costrui-
to sulla falsa ed illusoria esistenza di Dio. Io,
B. C., inoltre, penso e ritengo che amare ed
essere amati da una donna, bella e intelligente,
sia un sentimento universale bello e piacevole,
che riempie e colma, magnificamente e splen-
didamente, la vita, pesante e noiosa, di tutti
i giorni. Allora, io, B. C., con modestia e sin-
cerità, affermo che bisogna conoscere, vivere
e praticare l’Amore, ad ogni ora. Io, B. C.,
consiglio, a voi lettori, che l’Amore va vis-
suto, pienamente e significatamente, sempre,
perché l’Amore porta e dona, sempre, una fe-
licità interiore che rende la vita gioiosa e pie-
na di fascino. Io, B. C., penso che abbia ragio-
ne Severino Boezio, quando afferma: “Perché
dunque, o mortali, cercate la felicità che è
posta dentro di voi?” (Dal libro – La conso-
lazione della filosofia – libro II n. 4).
Anch’io B. C., penso e affermo che la feli-
cità si concretizzi e si realizzi con l’amore,
sentimento che abita e circola dentro il nos-
tro corpo e dentro la nostra anima. Io, B. C.,
suggerisco, inoltre, di amare, di riamare e di
fare l’Amore con sincerità e con onestà, per-
ché “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”.
Inoltre bisogna,sempre, considerare, pondera-
re, vagliare e stimare i veri e sinceri sentimenti
delle persone coinvolte nel rapporto amoroso.
Inoltre, bisogna, sempre, rispettare e non alte-
rare le caratteristiche sessuali degli amanti.
Bisogna, anche, rispettare la diversità dei vari
generi sessuali degli amanti. Infatti, l’Amore
tra una donna e un uomo, oppure l’Amore
tra una madre e un figlio, oppure l’Amore fra
due fratelli, oppure l’Amore fra due donne è,
sicuramente, una unità, unica e affettiva, ed è
una esperienza, meravigliosa e straordinaria
per chi la vive. Inoltre, l’Amore è, certamente,
l’apoteosi della vita, perché l’Amore è, sicura-
mente, il prodigio più caro ed avventuroso che
possa esistere tra gli uomini. Inoltre l’Amore
è un portento che emoziona e che commuove
la vita di ogni uomo e di ogni donna. L’Amore
è, anche, un fenomeno che meraviglia e rende
vivi e vitali. L’Amore, infatti, trasfigura, tra-
scolora e trasforma, anche, una vita, comune
e normale, di coppia, e la fa divenire una vita
di coppia pregiata, prestigiosa e preziosa.
5
L’Amore, quindi, è un sentimento umano che
affascina, che attrae, che seduce e che unisce
in un nodo indissolubile l’amante all’amato.
Io, B. C., penso e ritengo che l’Amore, per
tutte queste sensazioni e sentimenti che dona
e fa rivivere agli amanti, rende la vita degna
di essere vissuta, con forza, con passione,
con onore e dignità. Io, B. C., infine, dico
che questi due avvenimenti e avvicendamenti
– l’Amore e la Morte – sono, certamente, due
esperienze che ogni uomo e donna devono
vivere, godere e gioire per sé stessi e per
l’Amore dei figli. Io, B. C., penso e auspico
che l’Amore sia possibile finché l’Amore è
caldo, vivo, praticabile e benefico. Infine, io,
B. C., penso, reputo e intendo che, come il
sole infonde calore, vigore e vita agli uomini,
su questo pianeta Terra, così l’Amore effonde
Amicizia, Grazia, Gentilezza, Delizia e Leti-
zia a tutti gli uomini e a tutte le donne di que-
sto benedetto, fragile ed unico pianeta Terra.
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Inoltre, io, B. C., affermo che tutto il resto della
vita fa parte e appartiene, soltanto, alla grande
categoria della pena del vivere. Tutto il resto
della vita è, soltanto, lavoro, lotta, pesantezza
di vita, impazienza, noia, malessere, sofferenza,
malattie, ma, è, anche, studio, ricerca ed invenzi-
one di come affrontare, combattere, vincere ed
eliminare la nece. Insomma, tutto il resto della
vita, che non fa parte dell’Amore, consiste, sol-
tanto, nella pesante, quotidiana e tediosa pena
del vivere, che sfocia, naturalmente e inesorabil-
mente, nella tetra, spietata e glaciale morte.
Insomma l’Amore è il vero e grandioso piacere
che compensa, risarcisce, equilibra e inden-
nizza il tremendo dolore che produce la nece,
quando ci strappa dalla beata, bella e lieta
vita quotidiana e ci separa dalla nostra cara
casa. Infine, io, B. C., penso, reputo e dico
che il cuore pulsante dell’amore è la propria
cara casa, dove l’amore nasce, si nutre, cre-
sce, si rifugia e si trasmette nei propri cari
e preziosi figli. Io, B. C., concludo questo
inno all’amore affermando che se il valore
della casa vale tanto il cuore del padrone di
casa, allora ne consegue che l’amore vale
altrettanto quanto vale il cuore della casa,
che diventa il centro propulsore nascosto, ma
conosciuto, desiderato, ricercato e amato.
Modica 21/12/2022 Prof. Biagio Carrubba
Modica, 28/12/2023
Finito di stampare oggi, giovedì 28/12/2023,
ore 11:32
Prof. Biagio Carrubba
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