LA DISTESA GHIACCIATA DEL LAGO DI COCITO.

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PARAGRAFO N. 10

I diavoli cornuti dell’androne ci dissero e ci spiegarono, inoltre, che quando un’anima, persa e dannata, arrivava da essi, loro la prendevano in carico e la portavano ai diavoli, cornuti e custodi, della cancellata, dallalivrea a strisce verticali rosse – blu (livrea n. 8) i quali, a loro volta, avevano il compito di trasportare l’anima, persa e dannata, dalla cancellata al diavolo cornuto del cancello della baracca alla quale era destinata l’anima, persa e dannata, dove dovrà patire la sua pena. Quindi il diavolo cornuto e custode del cancello, dalla livrea con strisce orizzontali verdi – blu (livrea n. 9), la riprendeva e la scaricava nel cumulo adiacente alla baracca. Quindi, io e Dante, dopo avere ascoltata questa organizzazione logistica interna dell’Inferno, ci avvicinammo sulla soglia della grande cancellata. Alla fine, io e Dante, stanchi e infastiditi dall’interrogatorio e dalla perdita di tempo, ma incuriositi di sapere e di vedere lo spettacolo infernale che ci aspettava dietro la grande cancellata, varcammo la soglia della cancellata e fummo, così, dentro il lago ghiacciato di Cocito. Non appena, io e Dante, posammo i piedi su uno piano sopraelevato ghiacciato del lago di Cocito, vedemmo una grande distesa che si perdeva a vista d’occhio ed aveva un cielo senza stelle e un’aria buia continua e uniforme. Io e Dante, subito dopo, vedemmo, in lontananza, molte baracche, vecchie e antiche, ma ancora in funzione e guardate a vista e custodite da vecchissimi diavoli cornuti custodi che continuavano ad adempiere, in modo indefesso, il proprio lavoro. Da queste baracche, lontane e vicine, ci arrivava una luce, fioca e debole ma continua, come da stelle solari. Poi, io e Dante, scorgemmo, anche, delle luci ad intermittenza che provenivano da lontano come se fossero stelle pulsar. Vedemmo, anche, dei diavoli postini dalla livrea con una P stampata davanti e dietro sulla livrea, che recavano informazioni a tutti gli altri diavoli cornuti di altre baracche vicine e lontane. Io e Dante, fummo turbati e compunti da tutto questo spettacolo nuovo, inusitato e rivisitato. Io mi rattristai parecchio perché pensai a tutta l’attività frenetica e incessante della città orizzontale di Satana. Poi provai dispiacere perché immaginai, anche, che questa attività infernale sarebbe durata in eterno, come afferma l’epigrafe di Dante sulla porta dell’Inferno. Ma subito dopo ebbi una sorpresa curiosa, positiva e strana perché proveniva da sotto i piedi. Infatti, io e Dante, capimmo che sotto la coltre di ghiaccio del lago di Cocito, scorrevano fiumi di acqua calda e correnti di acqua tiepida che attenuavano il freddo del ghiaccio e riscaldavano la lastra di ghiaccio del lago di Cocito. Grazie a questi flussi e riflussi di acqua calda tutta la temperatura della distesa del lago ghiacciato di Cocito era sopportabile e accettabile e in questo modo anche l’aria del lago ghiacciato di Cocito era respirabile. Queste correnti di fiume sotto il ghiaccio della distesa ghiacciata del lago di Cocito avevano la stessa funzione, che ha La Corrente del Golfo, la quale con le sue acque calde che scorrono sotto l’Oceano Atlantico mitigano e temperano le basse temperature dell’America del Nord, Alaska, fino a mitigare il freddo del Circolo Polare Artico. Questa inaspettata sorpresa e questa constatazione dell’aria respirabile mi rincuorò molto l’animo e il corpo perché mi permetteva di continuare il mio viaggio, insieme a Dante, nel cupo dell’Inferno in modo più confortevole, più piacevole e più rassicurante per il proseguo del viaggio. Poi, Dante mi guardò attentamente e vide che nei miei occhi perdurava ancora un po’ di ansia, un po’ di incertezza e un po’ di turbamento nel procedere del viaggio infernale, cosicché, subito dopo, Dante, per confortarmi, per tranquillizzarmi e per darmi sollievo, mi disse: <<Andiam, ché la via lunga ne sospigne>>. (Inferno. Canto IV. Verso 22). Allora Dante, per rinfrancarmi definitivamente e per farmi cessare la paura che leggeva nel mio viso, fece come Virgilio aveva fatto con lui all’ingresso della porta dell’Inferno. Virgilio pose la sua mano sulla mano di Dante e mostrandogli un volto lieto condusse Dante dentro la porta dell’Inferno. Ecco i versi di Dante.

E poi che la sua mano a la mia puose

con lieto volto, ond’io mi confortai,

mi mise dentro a le segrete cose.                                    

(Inferno. Canto III. Versi 19 – 21).

Dante mi prese la mano, mi spinse a proseguire il viaggio e, con un tono deciso e perentorio, mi disse: <<Adesso proseguiamo>>. Io, B. C., confortato da questo gesto affettuoso, premuroso e spronante, a questo invito e a questo incoraggiamento di Dante, gli risposi: <<Si, riprendiamo il viaggio. Il mio animo è ormai rinfrancato e forte>>. E così, con questo incitamento di Dante, riprendemmo il viaggio infernale. Subito dopo, io e Dante, guardammo, ancora una volta, in lontananza, la distesa ghiacciata del lago di Cocito. Davanti a questo spettacolo, suggestivo e nuovo, terrificante e lugubre, noi, io e Dante, meravigliati e attoniti, contenti e soddisfatti, camminiamo e ci inoltriamo, finalmente, sul lago ghiacciato di Cocito. Subito dopo, Io e Dante, vedemmo, anche la strada principale, ampia e grigia. Poi osservammo, da lontano, i primi cancelli delle prime baracche e poi i cumuli, davanti alle baracche, che erano sparse e sparpagliate sopra l’ampia distesa ghiacciata del lago di Cocito. Io, B. C., guardai, anche, in alto e osservai il cielo sopra la distesa del lago di Cocito. Il cielo era pieno di striature di vari colori e di varie sfumature: rossastre, giallastre e biancastre, che si muovevano continuamente, formando, così, una eterna e mobile perturbazione, sempre in movimento sopra il lago ghiacciato di Cocito. Queste perturbazioni atmosferiche si riflettevano e si rifrangevano sull’ampia distesa del lago ghiacciato di Cocito e sull’ampia e larga strada che conduceva difronte alla enorme statura di Lucifero.

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Questa sosta, dentro la cancellata, nell’androne, durò ben 4 ore. Dunque dal momento della discesa della scarpata, all’entrata del lago ghiacciato di Cocito e alla sosta con i diavoli, custodi cornuti della cancellata, dalla livrea a strisce rosse – blu (livrea n. 8), calcolai che erano trascorse, prima 6 ore, poi altre 5 ore, e in ultimo altre 4 ore, per un totale di 15 ore. Quindi erano le ore 10 del sabato del 16 ottobre 2021, quando finalmente entrammo, definitivamente, sulla distesa ghiacciata del lago ghiacciato di Cocito e, in lontananza, vedemmo le prime baracche con i cumuli delle anime, perse e dannate, controllate a vista dai diavoli, cornuti e custodi, che brandivano in alto i loro forconi, i loro tridenti e i loro roncigli, mettendosi in bella vista a guardia della strada principale che conduceva direttamente a Satana. Poi, io B. C., dissi a Dante che io ero stanco e affaticato e che avevo bisogno di riposarmi e dormire un po’. Dante acconsentì. Allora io, B.C., presi posto su un gradone, piatto e liscio, della costa terreste che girava intorno al lago ghiacciato di Cocito, sotto un maxi schermo fissato nell’inferriata. Mi addormentai, subito, per ben 6 ore. Quando mi risvegliai erano già le 16 di sabato pomeriggio del 16 ottobre 2021. Ora mi sentivo più forte e più sano e così decidemmo di riprendere il viaggio per visitare, vedere e sentire i gridi e i lamenti delle nuove anime, perse e dannate, dei politici italiani, arrivate nell’Inferno di Dante: dalla prima metà del XX secolo alla prima metà del XXI secolo.

MODICA 22 MARZO 2022

PROF. BIAGIO CARRUBBA

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