LA DEBOLE DIFESA DI CRAXI IN PARLAMENTO.

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PARAGRAFO N. 23

Bettino Craxi, quando ebbe la possibilità di difendersi,

in pieno Parlamento, il 03/07/1992, si dimostrò debole

ed inefficace perché, accusando tutti gli altri sospettati

politici, accusò, secondo me, anche sé stesso, perché

anche lui faceva parte della stessa consorteria e della

stessa casta e razza. Craxi, in piena seduta parlamentare,

pronunciò questo solenne e enfatico discorso di autodifesa:

“Non credo ci sia nessuno, in questa aula, responsabile

politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi

e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto

affermo perché, presto o tardi, i fatti si incaricherebbero

di dichiaralo spergiuro”. Craxi, con questo discorso, debole

e retorico, lanciò, secondo me, a tutti i parlamentari che lo

ascoltavano, in Parlamento, il messaggio di una solidarietà

fra tutti i politici collusi con le tangenti. Craxi intendeva

dire a tutti i parlamentari coinvolti, del vasto sistema di

corruzione perverso, che i coinvolti di tangentopoli dove-

vano difendersi dalle accuse della stampa e della giustizia.

In questo modo, i collusi potevano nascondere e negare,

tutti insieme, la loro invalsa corruzione sia politica che

personale. Io, B. C., penso e suppongo che Craxi pensava

e si auspicava che, anziché imputarsi tra di loro, era meglio

che tutti i parlamentari si abbracciassero, così da dare

l’impressione che tutti loro erano uniti nella difesa dalle

accuse di spartirsi le mazzette. Io, B. C., credo e penso,

oggi, che questo embrassons nous, lanciato da Craxi,

volesse essere soltanto una rappacificazione apparente,

un accordo formale e poco convincente verso gli altri

parlamentari, sia onesti che collusi. Invece il messaggio di

Craxi non fu accolto da nessun parlamentare. Così, tutte

le accuse, le prove, i sospetti rivolti a Craxi, rimasero

validi e pungenti, tanto che lo inchiodavano alle sue

responsabilità note o a quelle non conosciute dalla pub-

blica opinione. Alla fine del discorso in aula, Craxi si

ritrovò, solo e isolato, attonito ed esterrefatto; e il suo

messaggio risultò, quindi, debole, sterile ed inefficace,

perché gli altri parlamentari, facendo orecchi da

mercante, non presero in considerazione il suo messag-

gio, che rimase lettera morta. Io, B. Carrubba, penso

e suppongo che Craxi intendesse dire: “abbracciamoci

e tutto finisce qui”. Invece, tutto non finì lì. Tangento-

poli continuò, ancora, per parecchi anni. Altri avvisi di

garanzia arrivarono, a valanga, sia per Craxi che per

molti altri esponenti politici. Craxi, per non trovarsi

nuovamente imputato in un tribunale penale di giustizia,

nel 1994 scappò dall’Italia e si rifugiò in Tunisia, ad

Hammamet, dove Craxi possedeva una modesta residenza.

La Tunisia lo ospitò come esiliato politico, così come Craxi si

considerava, e non un latitante, così come, invece, era stato

dichiarato in Italia. Craxi morì, così, in piena solitudine in

Tunisia, isolato, deluso, triste e malinconico perché non

poté più difendersi dalle accuse che gli arrivavano dall’

Italia. Nell’ultima intervista televisiva, che rilasciò prima

di morire, da Hammamet, Craxi, piangendo, disse che lui

non c’entrava niente con le tangenti e, ancora una volta,

si professò innocente. Ma, si vedeva ed era evidente, che

Craxi mentiva e piangeva, affettatamente. Secondo me,

nel preciso istante della sua morte, subito dopo la sua

partenza per l’Inferno, l’anima di Bettino Craxi, prese,

immediatamente, il primo ascensore e arrivò diretta-

mente all’Inferno. Minòs lo aspettava all’ingresso dell’

Inferno; qui il demonio lo esaminò, valutò la sua pena e

giudicò tutte le colpe dell’anima dannata di Craxi, il quale

confessò le sue baratterie e intrallazzi e la sua collusione

con i suoi amici politici favoriti e coinvolti in tangentopoli.

Poi Minòs attorse la coda, lo mandò giù e lo sprofondò

nel mucchio dei politici, fraudolenti e barattieri. Craxi

conosceva già, l’indirizzo dell’Inferno, poiché è cono-

sciuto da tutta l’umanità: INFERNO. VIA PRIMO REGNO

ULTRATERRENO, AL CENTRO DELLA TERRA N. 1.

Quando io, B. C. finii di parlare ero stanco e soddisfatto,   

per aver raccontare tutte le notizie sulla vita politica di

Craxi, a Dante. L’insigne poeta, allora, con il suo tono di

voce, con gesti vistosi, con sguardi disdegnosi, e con il

viso corrucciato, asserì ed esclamò, convintamente:

“Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave senza nocchiere in gran tempesta,

non donna di provincie, ma bordello!”.

(Purgatorio. Canto VI. Versi 76 – 78).

MODICA 26 MARZO 2022

PROF. BIAGIO CARRUBBA

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