IO E DANTE OSSERVIAMO DALL’ALTO DI UN’ALTURA IL PANORAMA DELLA CITTA’ DI SATANA.

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PARAGRAFO N. 16

Io e Dante, dopo aver guardato le anime, perse e dannate,

della prima baracca, proseguimmo sul rettilineo della

strada principale, ampia e grigia, per arrivare alla seconda

baracca. Io, B. C., mi accorsi che, ad un certo momento,

questo rettilineo si alzava un poco creando un’altura che

mi permetteva di guardare tutta la distesa del lago

ghiacciato di Cocito. Poi, io, alzai lo sguardo per vedere

tutto l’orizzonte del lago ghiacciato di Cocito. Vidi, così,

sia a destra che a sinistra, un via vai di demoni che attra-

versavano tutti i sentieri interni e nascosti del lago ghiac-

ciato di Cocito. Riconobbi questi diavoli, cornuti postini

dalla livrea con una P stampata davanti e dietro sulla

livrea (livrea n. 17).

Vidi, così, tutta l’intera baraccopoli infernale che si disten-

deva sopra ogni parte del lago ghiacciato di Cocito.

Mi accorsi, così, di lampade che si accendevano e di altre

lampade che si spegnevano, creando, così, un paesaggio

multicolore e variopinto. Lungo la strada principale, ampia

e grigia, io e Dante, vedemmo, anche, i diavoli cornuti

custodi dei lampioni dalle livree a scacchiera (livrea n. 15)

che con le loro lampade illuminavano la strada. Poi ascol-

tammo, anche, i lamenti e gli ululati che provenivano

dalle baracche infernali. Tutto questo spettacolo infernale

così vario e tumultuoso, ma, nello stesso tempo, lugubre

 macabro, mi fece ripensare alla città orizzontale di Satana

per differenziarla dalla città infernale e verticale di Dite

di Dante. Io B. C., allora, in quel momento, pensai che la

città di Satana si distendeva in senso orizzontale, piena

di luci e di suoni lugubri che mi facero ricordare il mio

presepe terrestre illuminato che io allestivo per Natale

a casa mia a Scicli. Tutta questa visione della città di

Satana mi commosse un po’ perché mi fece ricordare

sia la mia vita terrena e sia la vita di tutti gli uomini che

ancora vivono sul pianeta Terra. Essi, però, non immagi-

nano cosa li aspetti nel nuovo Inferno spettacolare e

informatico della città di Satana, adeguato e parallelo

alla vita, alla civiltà, alla cultura delle nostre società post-

contemporanee. Subito dopo, nella seconda curva a

sinistra, ci fermammo davanti a un diavolo, cornuto

lampione dalla livrea a scacchiera (livrea n. 15), che

illuminava la curva a sinistra della strada che portava

alla seconda baracca. Io, B. C., chiesi al diavolo:

<<Perché Satana non vi ha fatto avere, ancora, i nuovi

computer dai quali potreste inviare le e–mail a tutti

diavoli cornuti delle altre baracca e perché non vi ha

forniti di Smart phon, cellulari e tablet con i quali po-

treste accelerare l’invio delle informazioni e degli or-

dini dati da Satana o da Minosse, così da alleggerire

il vostro lavoro di Postini e di guardiani della strada

principale, ampia e grigia?>>. Il diavolo cornuto

custode del lampione, dalla livrea a scacchiera

(livrea n. 15) eguardiano della strada principale,

ampia e grigia mi rispose: <<Già fatto! Tutti questi

strumenti elettronici digitali e telematici sono già

stati comprati, ordinati e prenotati e arriveranno

quanto prima, cosicché per l’anno nuovo 2022 tutti

saremo attrezzati e capaci di utilizzarli e di alleviare,

così, il nostro lavoro, renderlo più spedito e più veloce,

adeguato e parallelo alle vostre società postcontem-

poranee>>. Tutto questo avvicendamento di diavoli

cornuti della nuova città di Satana, mi fece venire in

mente il viaggio che, nell’Odissea di Omero, Ulisse

compì, negli inferi,quando parlò con sua madre, con

Agamennone, con Ercole e con Achille. Ulisse chiese

ad Achille se lui era contento di essere il re dei morti.

Achille rispose a Ulisse, con questa bellissima rifles-

sione sulla vita e sulla morte: <<Non addolcirmi dav-

vero la morte, illustre Odisseo; vorrei, pur di star sulla

Terra, essere servo di un altro, di un povero che larghi

mezzi di vita non abbia, piuttosto che regnare su tutti

i morti consunti>>. (Odissea. Canto XI. Versi 488 – 491).

Allora, io B. C., meditai, approvai e mi piacque, nel

mio cuore, quanto era giusta, calda e bella la rifles-

sione di Achille, perché pensai che la nostra vita

terrena è talmente bella, unica e irripetibile che

la morte non può mai ripagare, né può risarcire,

né può ricompensare, né può risanare e né può

ridarci le bellezze della natura, la maestosità e la

dignità dell’amore e le straordinarie passioni ed

emozioni che noi uomini, donne e bambini viviamo, scopriamo e conosciamo durante la nostra esistenza.

La morte non può ricompensare la perdita della vita, che per noi uomini, è un gran bene inestimabile. Con la morte, noi uomini, perdiamo, anche, la bellezza delle donne che ci amano o ci fanno soffrire. Loro sono, anche, le nostre madri e sono, anche, le nostre figlie e sono, anche, le nostre mogli che ci fanno diventare padri dei nostri amatissimi figli. Infine, con la morte perdiamo, anche, l’osservazione del sole e la contemplazione delle altre stelle, ma non perdiamo Dio perché, secondo me, B.C., non c’è nessun Dio che muove né il sole né le altre stelle.  “L’Amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso. Canto 33. Verso 145). Infatti, io, B. C., penso che la morte taglia soltanto, in modo inesorabile, la vita e toglie il bene inestimabile e unico di essa. Eppure anche la morte ha la sua funzione benefica e positiva quando libera l’uomo e gli esseri viventi dai dolori e dalle gravi sofferenze provocate dalle malattie inguaribili e terminali. Tutte queste mie riflessioni, a loro volta, mi fecero pensare alla bellissima canzone “Meraviglioso” di Domenico Modugno. (Testo della canzone del 1968).

È vero, credetemi, è accaduto

di notte su di un ponte

guardando l’acqua scura

con la dannata voglia

di fare un tuffo giù

d’un tratto qualcuno alle mie spalle

forse un angelo vestito da passante

mi portò via dicendomi così

e come diciamo?

Ma come non ti accorgi

di quanto il mondo sia

(Meraviglioso)

Perfino il tuo dolore

potrà apparire poi

meraviglioso.

Ma guarda intorno a te

che doni ti hanno fatto

(Ti hanno inventato il) mare

Tu dici: “Non ho niente”

ti sembra niente il sole?

La vita, l’amore

Meraviglioso.

Il bene di una donna

che ama solo te

meraviglioso.

La luce di un mattino

l’abbraccio di un amico

il viso di un bambino

Meraviglioso

Ma guarda intorno a te

che doni ti hanno fatto

(Ti hanno inventato il) mare.

Tu dici: “Non ho niente”

ti sembra niente il sole?

La vita, l’amore

Meraviglioso

Il bene di una donna

che ama solo te

Meraviglioso

La notte ora finita

e ti sentivo ancora

l’amore della vita

Meraviglioso

Meraviglioso.

MODICA 22 MARZO 2022

PROF. BIAGIO CARRUBBA

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