PARAGRAFO N. 13
Come già detto, la strada, dopo duecento passi, cominciava a serpeggiare per evitare i dossi e le cunette. Io e Dante, ci avvicinammo, così, alla prima baracca che si trovava a sinistra e vedemmo, davanti al cancello, il primo diavolo cornuto, custode del cancello, dalla livrea con strisce orizzontali verdi – blu (livrea n. 10). Io guardavo la strada grigio chiara, che rifletteva le striature cangianti del cielo infernale colorato di sfumature che, a loro volta, si riflettevano sulla strada infernale. Le striature del cielo cambiavano di colore continuamente e quindi anche la strada ghiacciata del lago cambiava di colore formando così un gioco fantastico e fantasmagorico di colori che si spezzavano e si rifrangevano continuamente e velocemente, creando, così, un’area e un ambiente fittizio, alterato, artefatto e stereotipato che si allontana, contrasta e si dissimila molto dal nostro mondo terrestre, multicolore, vario, fragile e ferito. Il cancello era guardato a vista da diavoli, cornuti, custodi del cancello, dalla livrea a strisce orizzontali verdi – blu (livrea n. 10). Il cancello chiudeva i due muri, di media altezza e di mattoni rossi, che recingevano e delimitavano tutta la baracca, formando, così, un corridoio esterno su cui si aprivano le finestre della baracca. Ogni baracca era, dunque, recintata con un muro medio alto che era chiuso da un cancello custodito da un diavolo, cornuto e custode, dalla livrea a strisce orizzontali verdi – blu (livrea n. 10). Dietro il cancello della prima baracca c’erano i cumuli delle anime, perse e dannate, che erano sorvegliate e custodite, a loro volta, da altri diavoli, custodi dei cumuli, dalla livrea verde – gialla (livrea n. 11), che spingevano e rotolavano, poi, con i forconi e con i tridenti, le anime, perse e dannate, appena arrivate dentro le baracche. Qui, nelle baracche, le anime, perse e dannate, arrivate, negli ultimi anni e negli ultimi mesi, iniziavano, così, il patimento, vero e proprio; poi provavano la sofferenza, vera e propria, della pena infernale stabilita e inflitta loro da Minosse o da Satana. Qui, nelle baracche, le anime, perse e dannate, subivano e pativano la legge del contrappasso, così come era stata ideata, descritta e applicata da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Ad un tratto, io e Dante, fummo sorpresi e stupiti da un fatto straordinario e inaspettato, già intravisto prima: vedemmo in alto, sulle inferriate, dei grandi schermi collocati e infissi con bulloni sulle sbarre dell’inferriata, che circumcingeva il lago ghiacciato di Cocito. I grandi schermi erano posti, vicini fra di loro e a poca distanza l’uno dall’altro, e proiettavano immagini, colori, musiche, personaggi, ambienti naturali, paesaggi montani e città postmoderne, piene di ciminiere e di smog delle nostre società postcontemporanee. Si vedevano, così, immagini a colori e previsioni sui nostri attuali cambiamenti climatici che rovinavano tutte le bellezze naturali. Vedemmo anche le immagini del G20 del 2021 e le immagini relative al glasgow cop 26, con tutti i capi politici di tutto il mondo che si affannavano a dibattere per cercare soluzioni e rimedi per diminuire, così, le cause e gli effetti negativi dei cambiamenti climatici attuali. Guardando queste immagini terribili e disastrose, io, B. C., dissi a Dante: <<Vedi, Dante, anche l’Inferno proietta il nostro mondo postcontemporaneo come se fosse parte integrante dell’Inferno. Satana, in questo modo, è diventato non solo il Re dell’Inferno, ma è divenuto, anche, il padrone della Terra. Nonostante ciò, io, B. C., pensai che, qui sulla Terra, i Re e i padroni restiamo, ancora, noi uomini>>. Dante, con un tono di voce rassegnato e malinconico, mi rispose: <<È meglio che gli scienziati, i politici, gli economisti, gli imprenditori e tutti i popoli del mondo, si sbrighino a trovare soluzioni sostenibili e rimedi scientifici, tecnologici e naturali, prima che uno sconvolgimento climatico naturale e ambientale e dei cataclismi distruggano, annientino e devastino l’intero pianeta>>. Mi sembrava di vedere, in questi maxi schermi, una Ronchiosa Rosa, ma anziché vedere seduti sugli scanni della Candida Rosa, le anime beate, vedevo le anime, perse e dannante, degli uomini, ancora viventi sulla Terra, in carne e ossa, a soffrire le pene dell’Inferno anzitempo per assaporare e prefigurarsi, così, le vere e più tremende pene dell’Inferno, vero e proprio. Dopo queste immagini, io e Dante, riprendemmo il nostro viaggio sulla strada maestra del lago ghiacciato di Cocito e arrivammo così alla prima baracca situata alla sinistra della strada infernale, del lago ghiacciato di Cocito. Noi, io e Dante, supponemmo che Satana ci aspettasse, perché era curioso di conoscerci e di sapere il motivo della nostra discesa nell’Inferno ed era, anche, ansioso di conoscere il motivo della ridiscesa di Dante nell’Inferno. Noi, io e Dante, guardando Satana, capimmo e intuimmo, dal suo sguardo, che Satana, apprendendo e conoscendo, dai grandi schermi, la cattiva situazione, ambientale e climatica, del pianeta Terra provava un forte piacere e una grande soddisfazione personale. Dante aveva intuito e descritto, in alcuni versi, lo stesso stato d’animo compiaciuto di Satana, il quale provava una grande soddisfazione e un forte piacere che lo placavano e lo soddisfacevano, al sentir dire di come i Papi avevano ridotto Roma ad una cloaca. Ecco le due terzine di Dante:
<<Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio,
il logo mio, il luogo mio, che vaca
ne la presenza del Figliuol di Dio,
fatt’ha del cimetero mio cloaca
del sangue e de la puzza; onde ‘l perverso
che cadde di qua sù, là giù si placa.>>
(Paradiso. Canto 27. Versi 22 – 27).
Dopo la veduta dei maxi schermi, io e Dante, pieni di stupore, per lo straordinario rinnovamento e adeguamento dell’Inferno alle tecnologie più avanzate raggiunte sulla Terra, ricominciammo a percorrere l’ampia strada grigia e principale del lago ghiacciato di Cocito. Ad un tratto ci accorgemmo, intravedemmo e vedemmo l’enorme statura di Lucifero, che, movendo i suoi occhi grandi e profondi, guardava tutto ciò che succedeva dentro il lago ghiacciato di Cocito e nelle baracche; quindi osservava sia i cumuli delle anime, perse e dannate, e sia le anime, perse e dannate, delle baracche. Infine, Satana sorvegliava, anche, chi entrava e chi usciva dalla cancellata principale, perché voleva assicurarsi che nessuna anima, persa e dannata, fuggisse dall’Inferno. Infatti, Lucifero guardava tutto e osservava tutti affinché nessuna anima, persa e dannata, scappasse dalle sue grinfie e dalla pena eterna che le era stata assegnata e che doveva subire, scontare e patire dentro la baracca. Io B. C., ripensando all’entrata nell’androne, alla sosta e al colloquio con i diavoli cornuti, custodi dell’androne, e ripensando al nuovo Inferno come era ristrutturato e a come era gestito dai diavoli cornuti e da Satana, e conoscendo le pene delle anime, perse e dannate, che soffrivano nelle baracche, ripensai ad una tesi di Dante Alighieri, il quale supponeva e auspicava che il mondo terrestre e la vita terrena degli uomini non erano altro che una caparra e una anticipazione del Paradiso. Io, B. C., invece, penso e suppongo che la nostra vita terrena e il nostro mondo terrestre non siano altro che l’anticipazione e la caparra che anticipano e prefigurano l’Inferno.
MODICA 22 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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