
PARAGRAFO N. 32
Io e Dante vedemmo che la prima fila di queste anime, che attorniava Gesù, era composta dai suoi discepoli più stretti e fra questi c’erano, ovviamente Pietro, Matteo, Marco, Luca e Giovanni. La prima fila, alzata in piedi, in cerchio, era attorniata da una seconda fila, anch’essa alzata in piedi, che si muoveva continuamente, per trovare il punto giusto e la posizione più favorevole per riuscire a vedere e ad ascoltare Gesù Cristo. Poco dopo, io e Dante, guardammo, attentamente, Gesù Cristo, che, alzato in piedi, parlava con i suoi discepoli. Quando finiva di parlare, ricominciava un altro colloquio con altri discepoli, raccontando alcuni particolari dei suoi miracoli. Gesù si mostrava, conciliante e gentile con tutti i suoi interlocutori, benché mostrasse le ferite sul suo corpo e manifestava, anche, la sua tristezza e la sua malinconia per la malasorte che gli era toccata, sia da vivo che da morto. Mi sembrava che fosse un filosofo greco che ammaestrasse sulla sua nuova dottrina cristiana e mi sembrava che animasse i suoi discepoli e i suoi scolari. Gesù camminava, gesticolava e conversava con i suoi discepoli; a volte accelerava il passo, altre volte rallentava i passi; poi allungava le braccia per abbracciare l’anima più vicina a lui; poi alzava le mani per salutare le anime cristiane, perse e dannate, dei nuovi venuti; poi si fermava e si riposava, appoggiandosi sui vari muretti a secco, che separavano le varie zone della baracca infernale. I diversi gruppi di anime, perse e dannate, erano separati da questi muri a secco, alcuni alti e altri medio alti, simili a quelli che in Sicilia sono costruiti dai mastri muratori siciliani. In Sicilia, molte campagne sono piene di questi muretti a secco che hanno lo scopo di recintare e separare i terreni da una proprietà all’altra o di dividere le colture l’una dall’altra. Muri a secco che, qui nell’Inferno, invece, servivano a dividere gli spazi dei dannati, i quali, però, urlavano e si battibeccavano fra di loro per contendersi i pochi muri a secco rimasti liberi. Infatti i muri a secco delle baracche erano trapassati e sormontati da sterpi spinosi e da foglie selvatiche, che, con le loro chiome folte, come pini silvestri, formavano delle piccole tettoie sotto cui le anime dannate cercavano di ripararsi dalle intemperie della baracca. Le anime, perse e dannate, usavano questi muri a secco come frangi pioggia e frangi vento per lenire ed attenuare la respirazione resa faticosa e difficile dall’aria infernale, così piena di pioggia fitta, persistente e di colore bianco ghiaccio.
La seconda fila delle anime cristiane, perse e dannate,
anch’essa attenta alle parole di Gesù Cristo, cercava
di guardarlo, di capire e di seguire i suoi discorsi, mentre
lui gesticolava, spiegava e parlava con tutte le anime,
perse e dannate. Tra le anime cristiane, perse e dannate,
della seconda fila, c’era anche Paolo di Tarso, il quale,
con le sue famose lettere, cercò di dare una forma ragio-
nata e plausibile al messaggio evangelico del giovane
giudeo. Ma io, B. C., penso, ritengo e suppongo che
la ricostruzione e la rappresentazione di Paolo di Tarso,
sia soprattutto una ricostruzione intellettualistica,
mistica e metafisica, senza una base scientifica e
razionale, per cui la concezione cristiana di Paolo di
Tarso rimane una rappresentazione fantastica, falsa e
fantasiosa, buona soltanto per le anime sciocche e
credulone. San Paolo nelle sue lettere, insistette, so-
prattutto, sul fatto straordinario e prodigioso della
resurrezione di Cristo, perché la resurrezione di Cristo
rappresenta, secondo me B. Carrubba, la novità scon-
volgente e accattivante del Cristianesimo. Puntualmen-
te Dante coglie nel segno, secondo me, quando scrive
e descrive la resurrezione di Cristo con questi bei versi:
“Ed ecco, sì come ne scrive Luca
che Cristo apparve a’ due ch’erano in via,
già surto fuor de la sepulcral buca,
ci apparve un’ombra, e dietro a noi venia,
dal piè guardando la turba che giace;
né ci addemmo di lei, così parlò pria,
dicendo: <<O frati miei, Dio vi dea pace>>.
(Purgatorio. Canto XXI. Versi 7 – 13).
Con queste lettere, Paolo di Tarso creò i presupposti fondamentali e basilari della dottrina cristiana ed elaborò, anche, i presupposti dei dogmi della chiesa cattolica di Roma. Paolo, in questo modo, basandosi sulla vita, sulle opere, sulla morte, sui pensieri e sul messaggio etico e spirituale del giovane messia ebreo, diede linfa alle radici, al fusto e alle foglie del cristianesimo nascente e in via di affermazione. Infatti, il giovane profeta aveva affidato il suo messaggio evangelico ai suoi discepoli e agli apostoli che lo diffusero tra i pagani e i romani e in tutto il bacino mediterraneo. Io, B. C., guardai, attentamente, Gesù Cristo, che si mostrava triste e malinconico, e “sudava gocce di sangue che cadevano a terra”. (Vangelo secondo Luca. Cap. 22. Versetto 44). Poi, io, B. C., vidi che Gesù, con l’anima triste fino alla morte, rivolto a suo Padre – Dio, gli diceva: <<Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?>> (Vangelo secondo Matteo. Cap. 27. Versetto 46). Dante, stupito e meravigliato di trovare, laggiù, Gesù Cristo lo guardò e gli disse: Tu sei il “Cristo lieto a dire “Eli”, quando ne liberò con la sua vena”. (Purgatorio. Canto XXIII. Versi 74 – 75). Allora io, B. C., ripensai al ladro crocifisso, a sinistra, accanto a Gesù e ricordai, anche, l’invocazione del ladro che gli disse <<Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!>>. Subito dopo, il ladrone, che stava crocifisso a destra del Signore, rimproverò il primo ladrone e poi, rivolto a Gesù, aggiunse: <<Gesù, ricordati di me, quando andrai nel tuo Regno>>. Gesù gli rispose: <<In verità ti dico: oggi, sarai con me in Paradiso>>. (Vangelo secondo Luca. Cap. 23. Versetti 39 – 43). Anch’io, B. C., avrei fatto, al figlio di Dio, la stessa richiesta del primo ladrone, crocifisso a sinistra di Gesù, perché mi sembra, ancora oggi, una invocazione giusta, utile, valida, razionale, positiva, proficua e adatta al momento drammatico e finale che i tre crocifissati stavano vivendo e soffrendo. Secondo me, B. C., Gesù Cristo doveva salvare tutti e due i ladroni, anche il ladrone crocifisso a sinistra, perché anche la sua richiesta era, per me, una considerazione logica, razionale, legittima ed egualitaria per i due ladroni. Io, B. C., penso che questa richiesta era giusta e perfettamente umana. E, io B. C., ritengo che Gesù Cristo avrebbe dovuto salvare tutti e due i ladroni crocifissi insieme a Lui. Ma siccome Gesù Cristo ha salvato, soltanto, il ladrone di destra, secondo me, in questo caso, Gesù Cristo si è dimostrato ingiusto, parziale e diseguale, verso i due ladroni, e ingeneroso salvandone soltanto uno.

MODICA 26 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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