PARAGRAFO N. 58
Dopo avere oltrepassato Lucifero, da lì, entrammo nella natural burella, che era la via d’uscita dall’Inferno e che portava, direttamente, alla porta del purgatorio. La percorremmo interamente, salendo velocemente, ma eravamo rallentati, nella salita, sia per la debole luce che ci proveniva dall’alto, dalla porta del Purgatorio e sia per la grandezza della circonferenza della natural burella che raggiungeva una larghezza di dimensioni simili ad una galleria autostradale.
A metà del percorso, Dante mi fece capovolgere
tutto il corpo, cosicché noi due ci trovammo, così,
con i piedi in giù e con la testa in su. Cominciam-
mo, così, a risalire, scalando gli scalini di ferro fissi.
Poi salimmo l’alta ripa rocciosa della natural burella,
che portava all’uscita, grazie, anche, agli scalini di
ferro a pioli, fissati nella roccia. Scalammo, così, la
semibuia galleria del cunicolo; quindi percorrem-
mo tutto il pertugio, aiutandoci, anche, con la fioca
luce che penetrava dalla porta di uscita del Purgato-
rio. La lunga via della natural burella mi stancò molto,
per cui chiesi a Dante di potermi fermare e di potermi
riposare un po’. Dante acconsentì. La natural burella
era piena di nicchie larghe e profonde, scavate nella
roccia. Io B. C., ne scelsi una e vi entrai dentro. Mi ci
rannicchiai dentro e mi svegliai, dopo 4 ore, con il
corpo intirizzito e indolenzito. Subito dopo, io B. C.,
uscii dalla nicchia della natural burella. Io e Dante,
iniziammo, così, in questo modo, con i piedi in giù,
ma con le spalle e la testa in su e con gli occhi che
guardavano in alto, la seconda parte della salita della
natural burella. Subito dopo, io B. C., vidi Dante che
mi guardava e mi aspettava con calma e tranquillità.
Ora mi sentivo un po’ più riposato e un po’più energi-
co. Così di nuovo ricominciammo il viaggio sotterra-
neo e, dopo 3 ore di percorso, giungemmo, così, da-
vanti alla porta del Purgatorio, soddisfatti e fieri della
riuscita dell’impresa di aver attraversato, percorso e
visitato l’Inferno con tutte le sue anime, perse e dan-
nate. Infine, io e Dante, varcammo, insieme, con uno
spirito, imperturbabile e pacato, e con calma, la porta
ampia e alta del Purgatorio che era aperta e ci immet-
teva sullo strato di sabbia della spiaggia, chiara e larga,
dal colore giallo oro, del monte del Purgatorio, arioso
e luminoso. Ci fermammo sulla soglia, guardammo in
alto, vedemmo i primi chiarori del cielo mattutino,
oltrepassammo la porta spalancata del Purgatorio e
quindi uscimmo a riveder le stelle. (Inferno. Canto
XXXIV, verso 139). L’alba, chiara e tersa, faceva
presagire un bel giorno e ben presto i raggi del
sole irradiarono e colorarono il cielo con tante
striature e sfumature di diversi colori. Le stelle
del cielo, rapidamente, scomparvero dietro alla
nuova luce del nuovo giorno con i suoi nuovi colori.
Alla fine del viaggio, io, B. C., e il sommo poeta Dante
Alighieri, soddisfatti ed esauditi, benché sapessimo
che avremmo preferito starcene zitti e portarci la
nostra diceria al sicuro sotto la lingua, come un
obolo di riserva, con cui pagare il barcaiolo il giorno
in cui ci fossimo sentiti, in seguito ad altra e meno
remissibile scelta o chiamata, sulle soglie della notte,
guardammo indietro, un’ultima volta, per ricordarci,
ancora una volta, quello che avevamo memorizzato,
visto e visitato durante il duro viaggio infernale di
discesa, tra dannati, meschini, miseri e blasfemi.
Io, B. C., mormorai, allora, a Dante: “Abbiamo visto
e visitato alcune delle anime più disgustose, più
disgraziate e più turpi, più nefande, più efferate e
più perniciose dell’Inferno”. Dante, a queste mie
parole che io gli comunicai, mi rispose, con garbo
e con pazienza, e mi disse: <<Caro Biagio, le anime,
perse e dannate, che noi abbiamo visto e visitato,
in questo mio secondo viaggio, sono soltanto un
terzo dell’umanità passata, persa e dannata, giunta
in questi luoghi bui e freddi. Non abbiamo visto,
ancora, le anime, perse e dannate, che ogni giorno
provengono da ogni angolo del mondo. E non ve-
dremo neanche le anime, perse e dannate, che
arriveranno nei prossimi giorni e nei prossimi
decenni da ogni parte del mondo. E non vedre-
mo, nemmeno, tutte le anime, perse e dannate,
che giungeranno qui con l’apocalisse, finale e
definitiva, che spazzerà via tutta l’umanità dalla
faccia della Terra. Ma non preoccuparti perché
tu non sarai presente, per tua fortuna, ai pros-
simi cambiamenti climatici catastrofici che già si
preannunciano e si abbatteranno sulla Terra>>.
Poi, io, B. C., a queste parole e considerazioni di
Dante, chiusi gli occhi e riflettei con me stesso,
ma non dissi nulla a Dante. Pensai che io avevo
attraversato, con tremore e timore, ma con ani-
mo fermo, saldo, pragmatico e flemmatico, tutto
l’Inferno, il luogo più orribile e più nefasto, che si
possa immaginare e che possa esistere dopo la
morte. Subito dopo meditai, anche, e dissi a me
stesso: “Ma a che pro!!! Venire qui e visitare
l’Inferno, anche se accompagnato e guidato
dal sommo poeta, se l’Inferno non esiste ed è,
soltanto, una invenzione illusoria e una imma-
ginazione psichica della nostra mente e del
nostro cervello umano???” Io, meravigliato e
svegliato da questa interrogazione e da questo
dubbio, concreto e vero, aprì gli occhi, di scatto
e li sbarrai. Subito dopo, guardai attentamente
chi c’era e cosa c’era intorno a me. Infine, io e
Dante, appena usciti dalla porta del Purgatorio,
percorremmo il breve tratto di terreno, ricolmo
di piante, verdi e colorate, e arrivammo, così,
subito dopo, sopra la spiaggia giallo – oro del
Purgatorio.
Il mio terzo riposo nella nicchia della natural burella è durato 4 ore.
Io e Dante abbiamo percorso l’ultimo tratto della natural burella in 3 ore.
MODICA 29 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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