IO, B. CARRUBBA, E GESUALDO BUFALINO

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In questi giorni di aprile ’99 sto rileggendo ancora una volta le poesie di G. Bufalino contenute nella raccolta poetica “L’amaro miele” (Giulio Einaudi editore 1996). Questo libro fu pubblicato subito dopo la sua morte, avvenuta il 14 giugno del 1996 a seguito di un incidente stradale. Io, già da qualche anno, avevo cominciato ad amare G. Bufalino, quando nel 1995 lessi per la prima volta il suo stupendo capolavoro “Diceria dell’Untore“. Questo libro, pubblicato nel 1981, suscitò tanto scalpore ed entusiasmo. Io allora ero intento a studiare filosofia e, del resto a motivo della mia scarsa cultura e a motivo della mia povera esperienza di vita non ero nemmeno in grado di poterlo giudicare, dato che allora non avevo le capacità né mentali né culturali per poterlo apprezzare, gustarlo, ammirarlo e giudicarlo. Oggi invece sono in grado di poterlo giudicare, apprezzare ed amare. Era il 1995 quando lessi il romanzo e subito questa volta percepii e capii il suo alto valore letterario, la sua bellezza infinita, la sua ricercatezza linguistica, la sua lexis raffinata, unica, originale, barocca e leggiadra. Poi lessi anche altri romanzi tra cui ” Calende greche” di cui mi rimase scolpita la frase “Morior ergo sum“, perché la trovo cruda, quanto vera e profonda. Dopo di allora ho continuato ad amare G. Bufalino e quando morì provai un profondo dolore. Ma per fortuna pochi mesi prima lo avevo fatto conoscere agli alunni della terza E della scuola media “G. Verga” di Comiso. Credo che G. Bufalino sia uno tra i più grandi scrittori italiani del ‘900. Accanto alla produzione in prosa ho, dunque, letto anche le sue poesie che per quanto belle non raggiungono la bellezza del romanzo. A me piacciono soprattutto quattro poesie: “Lapide del bambino” dedicata al bambino Adelmo, uno dei protagonisti del romanzo. Poi mi piace la poesia: “Malincuore”, “Il giorno del santo“, “Risarcimento“, e “Curriculum“. Debbo dire che per me G. Bufalino è lo scrittore che mi ha riportato a credere alla grande letteratura, dopo tanti anni di filosofia, di psicologia e di linguistica. Anzi avevo perso fiducia nella letteratura, invece dopo l’affascinante lettura di “Diceria dell’Untore” mi sono avvicinato alla grande e bella letteratura. Questa lettura mi ha dato la fiducia nella vita, nei grandi scrittori che conoscono così bene l’anima umana e che sanno così bene descriverla e che sanno così bene far amare la vita e le sue bellezze. E voglio concludere dedicando a lui l’epigrafe che lui dedicò a Mariano Grifeo Cardona di Canicarao. ” Altro non volle che immolarsi per l ‘ altrui bene/ di sé spendendo lume d’ingegno e generoso cuore/ risplenderà in eterno/ nelle sue celesti eredità/ di rimpianti e di meriti/ Biagio Carrubba inconsolabile pose.”

Modica 21/ 09/ 2018                          Prof. Biagio Carrubba

Modica, 27/01/2024

Prof. Biagio Carrubba

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