
La poesia, che segue, è un componimento poetico, lungo, riflessivo, meditativo, articolato, compatto e personale, centrato sul tema del senso della vita e sui vari significati che si danno a questo tema. Io, B. C., penso e ritengo che questo argomento si riduca a due aspetti fondamentali della vita stessa, che sono: l’Amore e la Morte. Nella storia della poesia questi due aspetti fondamentali – l’Amore e la Morte -, molte volte, sono stati accostati e accompagnati insieme e sempre narrati, da molti autori e da molti poeti. Fin dalla mitologia greca, molti miti si rifacevano al tema dell’Amore e della Morte, come il celebre mito di Leandro ed Ero, narrato dal poeta latino Ovidio, dove i due amanti muoiono per amore, l’uno annegato nel mare e l’altra buttatesi dalla torre sulla riva, alla vista del suo amante morto. Un altro esempio famosissimo di Amore e di Morte è, certamente, la celeberrima vicenda, macabra, triste e letale, di Paolo e Francesca, uccisi entrambi, per gelosia, da Gianciotto Malatesta, fratello di Paolo, e raccontata da Dante Alighieri, nel V canto dell’Inferno. Un’altra triste storia di Amore e Morte è la famosa storia di Romeo e Giulietta, narrata dal famoso commediografo inglese Wiliam Shakespeare. Io, B. C., a questi celebri ed esemplari racconti di Amore e Morte, voglio aggiungere un’altra storia d’Amore e di Morte, struggente e bellissima, ed è la vicenda amorosa, narrata nel bel romanzetto “Diceria dell’Untore” di Gesualdo Bufalino. La vicenda d’Amore si svolge tra Marta e lo stesso Gesualdo Bufalino, dove lei muore per tisi, mentre lui si salva, miracolosamente, dopo aver superato la malattia e il ricovero forzato in un ospedale di Palermo e dopo essere guarito dalla terribile e micidiale tubercolosi. Ora, anche per me, l’Amore e la Morte costituiscono due avvenimenti fondamentali che caratterizzano, in modo determinante e peculiare, la vita di ogni uomo e di ogni donna, dopo la nascita, ovviamente. Io, B. C., come tutte le persone di questo mondo sanno, penso e ritengo che l’Amore costituisca il momento e il periodo più bello, più intenso e più luminoso della vita di ogni uomo e di ogni donna. Io, B. C., come tutte le persone di questo mondo sanno, penso e ritengo, anche, che la Morte, invece, sia l’ultimo attimo, irreversibile ed inesorabile, che toglie la vita ad ogni uomo e ad ogni donna. Io, B. C., ho composto questo componimento poetico, in piena coscienza, per ricercare, scovare, reperire e trovare quale sia stato il senso della mia vita e quale è il senso della mia vita di oggi. Dunque, io, B. C., considero questo componimento poetico come una analisi e una sintesi poetica che riassume e sintetizza quale sia stato il senso della mia vita e, nello stesso tempo, mostra, manifesta e rivela l’attuale senso della vita che io mi prospetto oggi. L’unica grande prospettiva, che io, B. C., percepisco, oggi, e che vedo davanti a me, è l’approssimarsi della nece, che si sta avvicinando verso di me a grandi passi. Dunque, io, B. C., penso e ritengo che lo scopo di questo mio componimento poetico sia quello di rinverdire e ricordare quali siano stati i miei amori, ma, soprattutto, lo scopo principale del componimento è quello di scoprire e riconoscere quale è il senso della mia vita contemporanea, perché penso che scoprire il senso della mia vita di oggi mi permette di colmare e di lenire le sofferenze e i malesseri di tutti i giorni. Inoltre, io, B. C., penso e ritengo che scoprire il senso della vita di oggi, mi permette, anche, di placare l’ansia e il timore che mi riaffiorano nella mente con l’avvicinarsi della morte incombente. Io, B. C., penso e auspico che questo mio componimento poetico ha, anche, lo scopo di fare accettare alla mia anima l’idea della morte, che, fra qualche tempo, metterà fine alla mia esistenza. Inoltre, io, B. C., auspico e spero che la mia anima, così, non si troverà impreparata alla separazione e allo strappo, previsto e aspettato della nece, quando essa separerà e divellerà l’anima dal mio corpo. Io, B. C., so e presumo, anche, che, accettando l’idea della nece, mi posso preparare meglio alla sua venuta e così resistere ottimamente al tempo di vita che mi resta ancora da vivere. Insomma e in definitiva, e con poche parole, io, B. C., con questo complesso e lungo componimento poetico, voglio accrescere e aumentare la mia resilienza alla inesorabile e inevitabile nece. Proprio il tema dell’Amore e della Morte costituisce, dunque, l’argomento fondamentale del seguente componimento poetico. In ultimo, io, B. C., penso e preannuncio che la tesi di questo componimento poetico è quella di affermare che l’unico e benefico antidoto alla inesorabile nece è l’Amore. Per affermare e confermare questa tesi, io, B. C., ho composto il seguente e bellissimo inno all’Amore, inteso come mix di ragione e sentimento che porta e trasposta ad amare un’altra persona e volerla, sinceramente, bene.
Ecco la mia terza e ultima poesia della trilogia Da quando cerco il senso della vita.
AMORE E MORTE
Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
altre il mondo non ha, non han le stelle.
(Dall’opera poetica CANTI di G. Leopardi.
Amore e Morte. Canto XXVII).
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Testo della terza poesia.
Finalmente, io, B. C., oggi, ho capito, ho trovato
e ho scoperto qual è il senso della vita, inseguito,
ricercato e rincorso da me, oramai, da molti decen-
ni. Dubitavo, ormai, di individuarlo, di reperirlo,
di descriverlo e di poetarlo in questo inedito e me-
ditato componimento poetico. La prima riflessione,
che debbo confessare a me stesso, è la mia soddisfa-
zione nell’averlo trovato, scovato, reperito e capito
esprimendolo a me stesso con codeste parole, con
questi ragionamenti e queste meste disquisizioni.
Debbo confessare e dire che la ricerca sul senso
della vita è stata una lunga esperienza, logorante
ed estenuante, ma è stata, anche, una meditazione
piacevole, fine ed edificante. Adesso che, io, B. C.,
ho individuato, indovinato e mi sono raffigurato
qual è il senso della vita, posso ritenermi contento
e soddisfatto e posso, così, anche, morire tranquillo,
quieto e in pace con me stesso e con gli altri che mi
hanno conosciuto, aiutato, sostenuto e amato con
pazienza, diletto, affetto e amore. Ma, insomma, si
può sapere qual è codesto senso della vita che hai
rintracciato, rinvenuto, reperito, scovato e scoperto?
Io, B. C., dico e affermo, sommessamente e inaspet-
tatamente, che il senso della vita lo conoscono tutti!!!
Io, B. C., infatti, dico e affermo che il senso della vi-
ta, che io ho scoperto, oggi, è come il segreto di Pul-
cinella, il quale conosceva e nascondeva un segreto,
ma che, a Napoli, tutti conoscevano, pur fingendo di
non conoscerlo, creando così degli equivoci. So, an-
che, che la mia scoperta del senso della vita è un se-
greto che conoscono bene tutti i lettori di poesie. Ma,
insomma, si può sapere qual è questo senso della vita
che tu hai scoperto e tieni nascosto? Dai diccelo! Non
ci fare stare sulle spine!!! Orbene, io, B. C., ora, sono
pronto a svelarvelo, una volta per tutte, a tutti voi, at-
tenti lettori e curiosi di conoscere quale è codesto ar-
cano senso della vita. Secondo me, B. C., la vita uma-
na ha soltanto due aspetti, a priori, fondamentali e pri-
mordiali, nascosti e segreti: l’Amore e la Morte.
Il primo aspetto della vita è quello di accettare,
accogliere e riconoscere che la vita non ha alcun
senso, che non ha alcun fine e non ha nessun obi-
ettivo, nemmeno quello di credere nella salvezza
della sopravvivenza della specie umana, perché
la nece toglie e priva la vita umana di ogni obi-
ettivo e di ogni finalità, logica e razionale.
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Infatti, io, B. C., penso e ritengo che la vita finisca
con la morte. Io, B. C., penso e asserisco che dopo
la nece non c’è più niente; c’è solo un corpo iner-
me che, a poco a poco, putrefà e diventa, inesora-
bilmente, polvere, come afferma la Bibbia: “<<
Perché polvere sei e in polvere devi tornare!>>”
(Genesi 3-19). Io, B. C., affermo che la morte è
soltanto la inesorabile cessazione della vita. Io,
B. C., infine, affermo e asserisco che non ci sarà
mai nessuna Resurrezione; non ci sarà mai nessun
Giudizio Universale, perché, dopo la terribile e
inevitabile brutta e nera nece, non esiste nessun
Dio che ci accoglierà né ci darà il benvenuto nel
lieto Eden, perché non esiste nessun Dio e nes-
sun Paradiso.
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Io, B. C., ora svelo, rivelo e manifesto, anche,
qual è il secondo aspetto della vita. Secondo me,
B. C., anche l’altro, fondamentale e strabiliante
senso della vita, è anch’esso un segreto di Pulci-
nella. Ah sì? Insomma dicci, allora, qual è questo
altro strabiliante, misterioso e benefico senso del-
la vita? Dai diccelo! Così lo possiamo conoscere
anche noi. Io, B. C., dico che il secondo senso del-
la vita è, sicuramente, l’Amore, come asserisce
Leopardi nella sua epigrafe. Tutti lo cercano, tut-
ti lo vogliono, tutti lo desiderano, ma sono in po-
chi a trovarlo e a viverlo pienamente. La maggio-
ranza degli uomini e delle donne si deve accon-
tentare di amori frammentari e fragili, brevi e
fuggenti, vissuti, comunque, con tanta passione,
con tanta intensità e, a volte, o con tanta illusione
o con tanta disillusione. Per chi riesce a conqui-
starlo e a viverlo, l’Amore dona, certamente,
una grande e copiosa felicità ineffabile e ingenera,
sempre, o una forma di oblazione e o una forma
di abnegazione. Io, B. C., affermo e dico che,
quando un uomo e una donna scorgono, dentro
di loro, per la prima volta, il vivo piacere estatico
dell’Amore, e quando si accorgono dell’intima
soddisfazione che essi vivono all’interno dei loro
sentimenti, e quando essi comprendono di vivere
una grande gioia e un grande entusiasmo, dovuti
alla felicità apportata dal nuovo sentimento,
allora vuol dire che, per i due giovani amanti,
è arrivato il nuovo, vero e grandioso Amore.
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Io, B. C., penso e reputo che vivere l’Amore
sia sempre una esperienza gradevole e piacevo-
le ed è meglio viverlo anziché evitarlo, non
possederlo o non viverlo. La gente, infatti,
pur di amare e di essere amata si accontenta
anche solo di assaggiarlo, di assaporarlo e di
gustarlo, ed è più soddisfatta rispetto a chi
non lo vive, a chi non lo assaggia, a chi non
lo gusta e a chi non lo sperimenta mai, come
i frati, le suore, i monaci, le monache i preti,
gli arcipreti, i vescovi, i cardinali e il Papa.
Secondo me, B. C., costoro vivono un amore
fittizio e fasullo con Dio; ed è, anche, un Amo-
re illusorio e alienante perché basato e costrui-
to sulla falsa ed illusoria esistenza di Dio. Io,
B. C., inoltre, penso e ritengo che amare ed
essere amati da una donna, bella e intelligente,
sia un sentimento universale bello e piacevole,
che riempie e colma, magnificamente e splen-
didamente, la vita, pesante e noiosa, di tutti
i giorni. Allora, io, B. C., con modestia e sin-
cerità, affermo che bisogna conoscere, vivere
e praticare l’Amore, ad ogni ora. Io, B. C.,
consiglio, a voi lettori, che l’Amore va vis-
suto, pienamente e significatamente, sempre,
perché l’Amore porta e dona, sempre, una fe-
licità interiore che rende la vita gioiosa e pie-
na di fascino. Io, B. C., penso che abbia ragio-
ne Severino Boezio, quando afferma: “Perché
dunque, o mortali, cercate la felicità che è
posta dentro di voi?” (Dal libro – La conso-
lazione della filosofia – libro II n. 4).
Anch’io B. C., penso e affermo che la feli-
cità si concretizzi e si realizzi con l’amore,
sentimento che abita e circola dentro il nos-
tro corpo e dentro la nostra anima. Io, B. C.,
suggerisco, inoltre, di amare, di riamare e di
fare l’Amore con sincerità e con onestà, per-
ché “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”.
Inoltre bisogna,sempre, considerare, pondera-
re, vagliare e stimare i veri e sinceri sentimenti
delle persone coinvolte nel rapporto amoroso.
Inoltre, bisogna, sempre, rispettare e non alte-
rare le caratteristiche sessuali degli amanti.
Bisogna, anche, rispettare la diversità dei vari
generi sessuali degli amanti. Infatti, l’Amore
tra una donna e un uomo, oppure l’Amore
tra una madre e un figlio, oppure l’Amore fra
due fratelli, oppure l’Amore fra due donne è,
sicuramente, una unità, unica e affettiva, ed è
una esperienza, meravigliosa e straordinaria
per chi la vive. Inoltre, l’Amore è, certamente,
l’apoteosi della vita, perché l’Amore è, sicura-
mente, il prodigio più caro ed avventuroso che
possa esistere tra gli uomini. Inoltre l’Amore
è un portento che emoziona e che commuove
la vita di ogni uomo e di ogni donna. L’Amore
è, anche, un fenomeno che meraviglia e rende
vivi e vitali. L’Amore, infatti, trasfigura, tra-
scolora e trasforma, anche, una vita, comune
e normale, di coppia, e la fa divenire una vita
di coppia pregiata, prestigiosa e preziosa.
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L’Amore, quindi, è un sentimento umano che
affascina, che attrae, che seduce e che unisce
in un nodo indissolubile l’amante all’amato.
Io, B. C., penso e ritengo che l’Amore, per
tutte queste sensazioni e sentimenti che dona
e fa rivivere agli amanti, rende la vita degna
di essere vissuta, con forza, con passione,
con onore e dignità. Io, B. C., infine, dico
che questi due avvenimenti e avvicendamenti
– l’Amore e la Morte – sono, certamente, due
esperienze che ogni uomo e donna devono
vivere, godere e gioire per sé stessi e per
l’Amore dei figli. Io, B. C., penso e auspico
che l’Amore sia possibile finché l’Amore è
caldo, vivo, praticabile e benefico. Infine, io,
B. C., penso, reputo e intendo che, come il
sole infonde calore, vigore e vita agli uomini,
su questo pianeta Terra, così l’Amore effonde
Amicizia, Grazia, Gentilezza, Delizia e Leti-
zia a tutti gli uomini e a tutte le donne di que-
sto benedetto, fragile ed unico pianeta Terra.
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Infine, io, B. C., affermo che tutto il resto della
vita fa parte e appartiene, soltanto, alla grande
categoria della pena del vivere. Tutto il resto
della vita è, soltanto, lavoro, lotta, pesantezza
di vita, impazienza, noia, malessere, sofferenza,
malattie, ma, è, anche, studio, ricerca ed invenzi-
one di come affrontare, combattere, vincere ed
eliminare la nece. Insomma, tutto il resto della
vita, che non fa parte dell’Amore, consiste, sol-
tanto, nella pesante, quotidiana e tediosa pena
del vivere, che sfocia, naturalmente e inesorabil-
mente, nella tetra, spietata e glaciale morte.
Insomma l’Amore è il vero e grandioso piacere
che compensa, risarcisce, equilibra e inden-
nizza il tremendo dolore che produce la nece,
quando ci strappa dalla beata, bella e lieta
vita quotidiana e ci separa dalla nostra cara
casa. Infine, io, B. C., penso, reputo e dico
che il cuore pulsante dell’amore è la propria
cara casa, dove l’amore nasce, si nutre, cre-
sce, si rifugia e si trasmette nei propri cari
e preziosi figli. Io, B. C., concludo questo
inno all’amore affermando che se il valore
della casa vale tanto il cuore del padrone di
casa, allora ne consegue che l’amore vale
altrettanto quanto vale il cuore della casa,
che diventa il centro propulsore nascosto, ma
conosciuto, desiderato, ricercato e amato.

Modica, 17/11/2022 Prof. Biagio Carrubba
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