INTRODUZIONE AL BREVE ROMANZO DICERIA DELL’UNTORE DI G. BUFALINO

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INTRODUZIONE AL BREVE ROMANZO
DICERIA DELL’UNTORE DI G. BUFALINO

I

Il libro, scrive Bufalino, “fu ideato nei primi anni del dopo guerra, al tempo della glaciazione neorealista … Ci ripensai verso il 1970 e mi ricredetti. Da allora una continua revisione ininterrotta fino alla pubblicazione (1981)”. (Da Diceria dell’untore. Bompiani editore, NUOVA EDIZIONE, pag. 177). L’idea del libro: “A monte del libro sta comunque una esperienza: la scoperta del sentimento di morte, sverginamento lacerante, ma anche acquisto arcano e privilegio geloso. Esorcizzare tale esperienza, annegandola in un’area fantastica e magica che la disarmasse; e sfogare insieme quel turgore di parole che dicevo sopra: questa la doppia spinta che mi costrinse ad esprimermi. Confesso che il primo capitolo che scrissi (non è il primo nell’ordine canonico e non conta dire qual è) nacque come un gioco serio, la scommessa di trovare intrecci plausibili tra 50 parole scelte in anticipo per timbro, colore, carica evocatoria comuni. (Pag. 177).

II

Ho il piacere di annunciare a tutti i miei amici di facebook e a tutti quelli che mi seguono di avere ideato, creato, costruito e pubblicato il nuovo gruppo dedicato al bellissimo e breve romanzo “Diceria dell’untore” di Gesualdo Bufalino. La lettura di questo breve romanzo dona a chi lo legge e a chi lo comprende, fino in fondo, una rigenerazione culturale, suscita una speranza per il futuro e dà una boccata di ossigeno e di refrigerio a chi è accaldato e stanco per i doveri e gli impegni quotidiani. Per chi lo legge è come tuffarsi nelle acque limpide e fresche del mare ed esce dalle onde marine, rinfrescato, tonico e pronto per affrontare di nuovo il caldo e l’afa della giornata. “Diceria dell’untore” è, certamente, un breve romanzo tra i più belli del XX secolo. Il suo fascino deriva da molti fattori armonizzati, da Bufalino, in modo sublime e irripetibili fra loro: la drammaticità dei personaggi, il lessico raffinato e lo stile pieno di figure retoriche belle e originali. Tutto il romanzo ha come tema implicito ed esplicito la lotta della vita contro la morte, con la vittoria finale della vita e del protagonista. Io, Biagio Carrubba, credo che la maggiore bellezza stia, comunque, nel linguaggio vario e vivo e nel suo stile barocco ricco di particolari e di rilievi come un dipinto ricco di colori e di raffigurazioni vivide o come una statua ricca di rilievi e bassorilievi scolpiti con una precisione netta e tagliente. Orbene questa scrittura mi fa venire in mente anche una serie di immagini di danza come una danzatrice, quando esegue delle piroette in aria e si contorce tutto il corpo per completare i balli e i movimenti dei balletti, continui e ininterrotti, sempre nuovi e sempre attinenti al tema e alla musica che guida la danza. E allora come non finire con le stesse parole di Bufalino che descrive, alla sua maniera, ridondante e barocca, questa breve presentazione del romanzo, nel brano dove accenna alla musica che svolge e riprende, ripetutamente, lo stesso tema musicale “Non sarebbe riesploso il male a gola spiegata, con lo stesso processo di un tema di sinfonia che, appena enunciato all’inizio, e poi perso, alluso, ripreso, torna infine nel finale con tutti gli strumenti a cantare?” (da Diceria dell’untore, pag. 130).

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Modica 04/ 10/ 2018                                                                                    Prof. Biagio Carruba

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