Fra gli epigrammi epidittici, cioè quelli che hanno il compito di dimostrare saggezza e bellezza riporto, qui di seguito, i più belli. Tutti gli epigrammi epidittici sono inclusi nel IX libro dell’Antologia Palatina.
– Giulio Polieno –
“La speranza ruba di continuo il tempo della vita;
l’ultima aurora ci trova indaffarati.”
A.P., Liber IX, 8.
– Parmenione Macedone –
“Mi basta un modesto mantello per coprirmi
e non sarò schiavo della mensa, perché il mio pasto
sono i fiori delle Muse. Odio la stolta ricchezza,
nutrice di adulatori, né starò al cenno dei superbi:
conosco la libertà di un pasto frugale.”
A.P., Liber IX, 43.
– Platone –
“Il tempo si porta tutto; un lungo periodo è in grado
di mutare nome, figura, indole e Fortuna.”
A.P., Liber IX, 51.
– Alfeo di Mitilene –
“Non amo campi folti di messi, non ricchezza d’oro
come Gige. Aspiro a una vita autosufficiente, Macrino.
Il <<nulla di troppo>>, troppo mi piace.”
A.P., Liber IX, 110.
– Luciano di Samosata –
“Un uomo cattivo è un doglio forato:
per quanto favori ci versi li profondi nel vuoto.”
A.P., Liber IX, 120.
– Posidippo –
“ Quale cammino di vita seguire?
In piazza litigi e difficili affari; in casa pensieri;
nei campi troppa fatica; sul mare sgomento;
in terra straniera, se hai qualcosa, timore;
se non hai nulla, è una disgrazia.
Hai moglie? Non sarai senza crucci.
Non ce l’hai? Vivi ancora più solo.
I figli pene, mutilata una vita senza figli.
I giovani senza cervello; i vecchi, viceversa
impotenti. Bisognava dunque scegliere
fra due: o non nascere mai, o morire appena nati.”
A.P., Liber IX, 359.
– Metrodoro –
“Segui qualunque cammino di vita:
in piazza onori e affari avveduti;
in casa riposo; in campagna l’incanto della natura;
sul mare guadagno. In terra straniera, se hai qualcosa,
fama; se non hai nulla, tu solo lo sai.
Hai moglie? La tua casa sarà uno specchio.
Non ce l’hai? Vivi ancora più leggermente.
I figli un bene dell’anima, spensierata una vita senza figli;
la gioventù forte, la canizie viceversa pia.
Non c’è dunque da scegliere fra due, o non nascere mai,
o morire. Tutto nella vita è splendido.”
A.P., Liber IX, 360.
– Filodemo –
“E’ già tempo della rosa, del cece in fiore,
dei primi fusti di cavoli tagliati, Sosilo,
della mena guizzante, del cacio salato fresco,
della foglia schiumosa di lattuga riccia.
Ma noi non saltiamo più su una costiera,
né sediamo in vista di un bel panorama,
come sempre prima, Sosilo.
Eh sì, ieri Antigene e Bacchio scherzavano;
oggi li portiamo alla sepoltura.”
A.P., Liber IX, 412.
– Giuliano Egizio –
“Sono tutti piacevoli i cammini della vita.
In mezzo alla città, gloria e amicizie;
le pene sono celate in casa.
La campagna dà gioia, la navigazione lucro,
una terra straniera, istruzione.
Dal matrimonio nasce concordia domestica,
la vita dei celibi è sempre spensierata.
Il figlio è sostegno del padre, ma chi non ha figli
dà un addio al timore.
La giovinezza rende coraggiosi, la vecchiezza saggi.
Perciò vivi fidente, genera prole.”
A.P., Liber IX, 446.
– Anonimo (Pallada) –
“Penosamente il tempo canuto procede, ma passando accanto
a loro ruba anche la voce degli uomini mortali e, senza apparire,
fa sparire quelli che appaiono e quelli che non appaiono
li porta ad apparire. O termine della vita indefinito per gli uomini,
che, giorno dopo giorno, vanno verso le tenebre.”
A.P., Liber IX, 499.
– Filodemo –
“Xanto, plasmata nella cera, pelle profumata, volto di Musa,
garrula, immagine bella dei Desideri alati, intona per me
con le roride mani una melodia delicata. In un letto solitario,
in un petroso letto di sasso devo un giorno dormire un lungo,
eterno sonno. Cantami ancora, sì, sì, piccola Xanto
quest’aria così dolce. Non odi, sordido usuraio?
Per sempre devi vivere, sventurato, in un solitario letto
di pietra.”
A.P., Liber IX, 570.
– Ammiano –
“Non sedere alla mensa di un altro, mio caro, gratificando
il tuo stomaco d’un boccone disonorevole, una volta piangendo
con uno che piange e ha l’occhio tetro, e poi ridendo
con uno che ride, senza aver motivo di pianto e di riso,
ma solo per far compagnia a chi piange e a chi ride.”
A.P., Liber IX, 573.
– Anonimo –
“Anch’io, l’infelicissimo Aganatte, trascinai questa grama
vita invivibile. Ma non camminai a lungo; pestai sotto i piedi
l’esistenza rabbiosa e scesi nell’Ade.”
A.P., Liber IX, 574.
– Tolemeo –
“Sono mortale ed effimero, lo so; ma, quando indago
le innumerevoli orbite circolari delle stelle, non tocco più
con i piedi la Terra, ma presso Zeus stesso mi sazio
d’Ambrosia, divina vivanda.”
A.P., Liber IX, 577.
– Anonimo (Ode alla Fortuna)-
“Che il tempo perenne rechi agli uomini prospera luce
sottostando ai tuoi voleri, nobile Fortuna.
Al tuo cenno tutto riesce a gloria di quello
alla cui mano destra offri il collo divino.
Al tuo cenno si adeguano re irreprensibili
e i capi immortali della schiera dei dotti;
le navi riposano più sicure nei porti,
salvate sul pelago dal tuo aiuto;
godono in pace città e popoli e
prati eterni di fiorenti pianure.
Perciò, tu o Fortuna, rivolgi lo sguardo
al tuo servo beato.”
A.P., Liber IX, 788.
Ho scelto questi epigrammi epidittici perché li trovo saggi, belli, variegati e colti. Reputo l’epigramma più bello di tutti quello di Tolemeo.
Modica, 13 Ottobre 2015
Biagio Carrubba
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