I GIARDINI DI APRILE

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Ovvero il mio avvio verso la nece.

I GIARDINI DI APRILE

Ovvero il mio avvio verso la nece.

Era già l’ora che volge il disio

ai navicanti e ‘ntenerisce il core

lo dì c’han detto ai dolci amici addio;

Dante Alighieri. Purgatorio.

VIII Canto. Versi 1-3

I

Non voglio tuffarmi in pensieri nuovi,

articolati, complessi, metafisici, inutili,

politici, sociali, filosofici, utopistici, pii,

pragmatici, filantropici, nauseanti e vani.

Non voglio meditare sui più gravi problemi

 che riguardano il mondo postcontemporaneo

 di oggi: dai gravosi cambiamenti climatici

alla letale ed endemica pandemia da Covid-19,

dalla mancanza d’acqua pulita e potabile,

al surriscaldamento della temperatura

dei mari, dei ghiacciai e degli oceani

di tutta la Terra. Situazioni preoccupanti

che affliggono, tormentano e incombono

sull’umanità, in piena e tragica disperazione.

Non voglio rimuginare sui vaccini anti Covid-19,

bloccati, che vanno a rilento e perciò

non riescono a ottenere, purtroppo, in tempi

brevi, l’immunità di gregge, qui in Italia.

Con questo passo, lento e disomogeneo,

saremo, prima o poi, per caso o per sbaglio,

tutti contagiati: sani, malati, fragili e over 60.

Non voglio ripensare ai contagi giornalieri

e alle migliaia di morti da Covid-19, che

avvengono in Italia e in tutto il Mondo,

le cui notizie, ogni dì, riempiono i tg e i vari

talk show delle TV, pubbliche e private,

che tediano, rattristano e deprimono la già

triste, precaria ed instabile vita quotidiana.

Siamo in piena emergenza esistenziale!!!

II

Voglio, soltanto, restare, in un ermo silenzio

con me stesso e con la mia cara mogliettina

che, dopo la trombosi che mi ha colpito,

di netto, alle gambe già da alcuni mesi,

mi assiste, mi accudisce, mi lava, mi sbarba,

mi consola e bada a tutte le mie esigenze:

personali, intime, igieniche ed affettive

di cui ho bisogno, sia di giorno che di notte.

Senza le sue cure e senza la sua preziosa e

paziente dedizione, sarei, sicuramente,

già morto e sepolto da alcuni mesi.

Desidero, semplicemente, scrutare, vedere e

osservare tutto il verde vellutato, profondo,

morbido, profumato, ondulato e variopinto

che circonda la mia abitazione qui a Modica.

Mi attrae la vista di quattro pecorelle “timidette”

che pascolano, sotto i miei occhi, mentre

il contadino le assiste e le governa con tanta

attenzione, meticolosità, pazienza e passione.

Bramo volgere il mio sguardo ai prati verdi e

screziati che io vedo dal balcone di casa mia.

Guardo distese di giardini variegati di aprile

che deliziano e alleviano il lento trascorrere,

monotono e ansioso, dei miei giorni mesti e

noiosi della mia vita da neopensionato.

Inoltre io, B. C. auspico che i giardini

policromi di aprile agevolino il mio spirito

a mantenersi, vivace, allegro, lieto e all’erta.

Spero che i giardini di aprile stimolino

il vigore, mentale e intellettuale, vibrino

il mio slancio vitale, il mio esprit, giovino

al mio umore, il mio problem solving,

e allietino la mia voglia di vivere,

la mia arguzia, il mio scarso humour,

la mia grande comicità e seguitino

e ispirino il fervore poetico.

III

Non c’è nessun Dio quassù.

Jurij Gagarin

Guardo, con simpatia e con ammirazione,

tutti i fiori che crescono in mezzo al verde

dei prati: dai papaveri rossi alle bianche

e gialle margheritine che procurano e recano

un piacere di levità, di serenità, di leggiadria

e di lietezza al mio spirito, mitigando e

alleviando la mia tristezza quotidiana.

Scruto, inoltre, lo spettacolo della natura,

che rinasce, ubertosa e rigogliosa, oggi,

nei giardini di aprile e che riempie e colma

di colori e di olezzi questi incantevoli e gai

giardini di aprile, che emanano una piacevole

fragranza di profumi di fiori, novelli, freschi,

fragili e umili che inebriano il mio odorato,

l’aria tersa e l’ambiente circostante di casa mia.

Contemplo la distesa dei prati che delimitano,

con le altre abitazioni della periferia modicana,

un’ampia campagna di verde maculato che

confina con la strada provinciale di Ragusa.

Osservo, con piacere e con sorpresa, il volo

delle piccole farfalle gialle che sorvolano

i prati verdi delle campagne, disegnando

un variopinto gioco di movimenti, volando

con imprevedibili e nuove danze aeree,

intorno ai germogli delle piante in fiore.

Per questo motivo la natura è, secondo me,

“esto visibile parlare”. Cioè si esprime

da sé stessa (Purg. canto X, verso 95).

IV

L’ira funesta, che infiniti addusse

lutti agli Achei (V. MONTI)

Discerno, con curiosità e con leggerezza,

la corsa e la rincorsa di due lucertoline che

si inseguono, rapidamente, sotto il mio

sguardo, attento e curioso, mentre il tempo

scorre veloce e la mia salute, invece,

si riprende, di giorno in giorno, lentamente.

Scruto, con affetto e con commozione,

la natura che rinasce rigogliosa, oggi,

che siamo nel pieno della primavera, e

che, con i suoi fiori, si espande nei bei

giardini di aprile, profumando l’aria

tiepida dei dolci e leggiadri pomeriggi.

Adduco, infine, con affetto e simpatia,

tutto il mio passato, il mio presente e

tutto il mio zelo e la mia buona volontà,

dedicati allo studio e alla poesia, che ho

sempre, amata, studiata, composta, redatta

e stilata soltanto con il mio talento poetico

(se mai c’è stato): dalla lettura delle prime

poesie degli anni ‘90 fino alle mie ultime

composizioni e creazioni di poesie moderne,

postmoderne e postcontemporanee, di cui

sono onorato, orgoglioso, vanitoso e vanto.

Per questa produzione, poetica e letteraria,

mi sento puro e disposto a salire a le stelle.

Purgatorio canto XXXIII verso 145.

Agogno la poesia che è stata, per me,

l’unica mia attività artistica e creativa che

mi ha accompagnato per tutta la vita

e che, ancora oggi, mi procura un grande

diletto estatico ed una pura e grande

delizia estetica. Tutto ciò costituisce

il senso fondamentale, estetico ed

etico, della mia vita e conduce e

guida il fine della mia esistenza.

V

Parla Sapìa, una donna senese:

gridando a Dio “Ormai più non ti temo”.

Purgatorio, canto XIII, verso 122.

È già l’ora della mia vita, che volge, ormai,

al termine e che intenerisce il mio cuore, e

mi riempie di tenerezza e soavità, ed immagino

il dì nel quale dovrò dire addio ai miei cari.

È già l’ora che io mi avvii verso la terribile

nece, verso la quale provo, nutro e sento una

silente e terribile paura e avverto uno spavento

come fa l’uom che, spaventato, agghiaccia.

Purgatorio canto IX verso 42.

In questo frattempo mi sono affezionato tanto

al mio appartamentino, alla mia 500 L,

di colore rosso porpora smagliante.

Amo molto i miei amici e parenti, tanto

che non li vorrei lasciare più, a nessun costo.

Inoltre sto leggendo e studiando, con molto

impegno e passione, la Divina Commedia,

e trovo la sua lettura laboriosa e accidentata.

È già l’ora di andarmene, per sempre;

ma mi piacerebbe morire,dormendo tra le

lenzuola del mio letto, silenziosamente,

senza nemmeno accorgermi di trapassare

nel regno della materia cupa, fredda e scura.

È già l’ora di non recare disturbo a nessuno,

nemmeno a Dio, perché, lo so bene, si muore

da soli. Mettetevelo bene tutti in testa perché,

sempre, si muore senza nessun buon Dio che

accoglie, sorridente, amorevolmente e

benevolmente, lassù nel quieto paradiso.

Siamo in pieno problematicismo!!!

Modica. 05/05/2021                                       Prof. Biagio Carrubba

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