PARAGRAFO N. 40
Io, B. C., penso, reputo e suppongo che la Chiesa di Roma fu fondata e fu costruita sulle invenzioni e sulle frottole degli evangelisti. Queste frottole e queste invenzioni metafisiche, con il passare dei secoli, diventarono dogmi irrazionali e illogici stabiliti nei vari concili ecumenici. Nel frattempo la Chiesa di Roma si trasformò da una comunità ebrea, povera e nascosta, ad una mastodontica struttura istituzionale, politica e religiosa che è riuscita a sopravvivere fino ad oggi. Oggi, però, la Chiesa di Roma è in piena crisi sia per la mancanza di fedeli e sia per la mancanza di nuovi sacerdoti. La prova evidente di questa crisi irreversibile della chiesa è data dal fatto che ormai i libri come: la Bibbia, i libri della filosofia Patristica e i libri della filosofia Scolastica, sono libri che, ormai, nessuno li legge perché sono, veramente, libri obsoleti, antiquati, datati e superati dalla nostra società postcontemporanea. Anche la dottrina della chiesa, i dogmi e i principi teologici, su cui si fonda la Chiesa di Roma, sono diventati una ideologia teologica e teocratica cattolica, ormai, anacronistica che non ha più nulla da dire e da insegnare alle nostre società postcontemporanee, super acculturate, super scientifiche e super tecnologiche. Inoltre un altro motivo di crisi della Chiesa di Roma è dato dal fatto che ormai nessun uomo di oggi crede ai dogmi e nessuno legge le encicliche pubblicate dai Papi. Io, B. C., constato che le nostre attuali società postcontemporanee hanno prodotto e producono tanto di quel benessere e di quella ricchezza che sono disponibili per chi se li può permettere, per chi se li può mantenere e per chi se li può godere e compiacersene. Queste persone, ricche e benestanti, non sentono il bisogno di confidarsi e affidarsi alla chiesa. Infatti queste poche persone, benestanti e fortunate, non hanno bisogno né della Chiesa né delle Sacre Scritture perché si godono tutte le loro ricchezze, ricchezze materiali, artistiche e spirituali, che sono prodotte e sono godibili nelle nostre società postcontemporanee. Infatti, oggi, queste persone, fortunate e benestanti, non rinunciano, naturalmente e giustamente, ai piaceri materiali della vita, ai godimenti spirituali e artistici della vita, al lavoro creativo, al laicismo razionale, alle conquiste della scienza e all’amore in tutte le sue dimensioni e forme: dall’amore erotico all’amore oblativo. Ma sussiste, però, ancora, la stragrande maggioranza dell’umanità che ha ancora bisogno di confidarsi e affidarsi alla chiesa, e al sentimento religioso che vive e convive dentro l’animo umano. Queste persone, povere e bisognose, titubanti e dubbiose, avide e rassegnate, generose o prodighe, ciniche o scettiche, ipocrite e sincere, si recano in chiesa per trovare dentro sé stesse il proprio vigore psicologico e per fortificare il proprio spirito, per trovare forza, coraggio e speranza dentro sé stesse. Questi credenti sperano, in cuor suo, di ottenere, con l’aiuto del Signore, un aiuto morale e psicologico. Inoltre pregano per superare gli ostacoli e le difficoltà della vita quotidiana e sperano, così, di riempire e appagare il vuoto esistenziale del divino e del sacro e il proprio bisogno di spiritualità. Io stesso, B. C., non voglio rinunciare ai piaceri della vita e a tutto ciò che di bello la vita offre e permette di godere. Sono convinto, inoltre, che si possa gioire, fruire e giovarsi di tutti i beni e le bellezze della vita. Inoltre, io B. C., penso e reputo che è possibile dilettarsi e inebriarsi della vita e farsi valere nella società, facendo il proprio dovere e rispettando le leggi dello Stato. Io, B. C., sintetizzo tutto ciò con il detto: “Unire l’utile al dilettevole”, dalla locuzione latina Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci. Infatti penso che si possa godere dei piaceri della vita, che sono tanti e costosi, ma contemporaneamente, conseguire, avvantaggiarsi e usufruire dell’utile che la vita offre e dispone a chi ha voglia di seguirla e obbedire alle sue leggi.
Io, B. C., scelgo e preferisco la felicità terrena
perché è concreta e a portata di mano, mentre la
felicità celeste e divina è lontana ed inesistente.
Io, B. C., penso che, oggi, sono pochissimi a sce-
gliere di fare la vita di monaco o di prete, cioè
una vita piena di privazioni, di obblighi e di rinun-
ce, soltanto, in nome di un Dio che non c’è, e che
si mostra blasé, ingeneroso, insensibile e indiffe-
rente a tutti i dolori e a tutte le sofferenze che
attualmente affliggono l’intera umanità.
Io, B. C., penso e reputo che, come Dio-Padre
non salvò suo figlio Gesù Cristo sulla croce, così,
oggi, Dio-Padre non interviene a salvare l’umanità
dalla pandemia del Covid-19, che è tutt’ora in cor-
so, su tutto il bel pianeta Terra. Ebbene io, B. C.,
penso che Dio non intervenga a salvare l’umanità
e che non si incarni per la seconda volta, perché
Dio stesso non esiste e quindi non può intervenire
a salvare l’umanità. Allora io, B. C., mi domando e
mi chiedo: chi è Dio? La risposta, secondo me, non
può essere altro che questa: Dio, o meglio l’idea di
Dio ovvero il concetto di Dio, è soltanto un flatus
vocis, cioè una pura emissione di suoni. La parola
Dio, secondo me, è, soltanto, una produzione sono-
ra e non una entità religiosa e metafisica. La creden-
za in un Dio come una entità teologica ed escatolo-
gica ha prodotto tante religioni, tutte diverse tra di
loro, ma tutte accomunate dall’idea di seguire un Dio
creatore. Queste religioni hanno creato, però, nel no-
me di Dio, uomini e popoli, eretici, invasati ed esaltati
che a loro volta hanno prodotto delle grandi calamità
al genere umano. Infatti, molti religiosi, fra tutte le re-
ligioni del mondo hanno procurato, nel corso dei seco-
li e nella storia dell’umanità, una infinità di guerre, di
sofferenze, di morti e di lutti e innumerevoli calamità.
Infine, bisogna dire che i dogmi non sono una preroga-
tiva della Chiesa di Roma; infatti tutte le religioni del
mondo hanno i loro dogmi, diversi da religione a reli-
gione, perché senza i dogmi non può esistere nessuna
religione. E in nome di Dio e in nome di questi dogmi i
capi religiosi di queste Religioni e di questi dogmi han-
no scatenato guerre di conquista e di sopraffazione nei
confronti di altri popoli meno bellicosi. Infatti, molti re-
ligiosi fanatici e settari, in nome del loro Dio e dei loro
dogmi, hanno creato ingiustizie e torture in ogni epoca
e in ogni tempo. Per esempio nel Medioevo, la Chiesa
di Roma, ha istituito il tribunale della inquisizione che
ha condannato, a sua volta, il grande matematico e
astronomo, innocente e geniale, Galileo Galilei. Recen-
temente, l’ultimo brutto spettacolo, che si è compiuto
in nome di un Dio e dei dogmi della loro religione, è,
certamente, l’invasione dei talebani, che in queste
ultimi mesi, agosto – settembre 2021, hanno conqui-
stato e invaso, e preso possesso, con la forza, ed usur-
pato lo Stato legittimo del popolo afghano.
I talebani, dopo la ritirata dei militari americani, hanno
occupato militarmente tutto l’Afghanistan, dove hanno
imposto alle donne di indossare il burqa e hanno proibito
a loro di andare a lavorare, in nome del loro Dio e della
loro obsoleta e oscurantista religione basata sulla sharia.
Io, B. C., penso e reputo che una religione, i cui capi reli-
giosi credono a un Dio e in nome di questo Dio, negano
sia la democrazia e sia la libertà delle donne e sia la civil-
tà delle società postcontemporanee, non sia degna di es-
sere seguita dal loro popolo. Per esempio i talebani
hanno obbligato e imposto, alle popolazioni afgane, il
loro Stato totalitario e autoritario, cioè un nuovo regime
fascista e teocratico. Io, B. C., penso che il nuovo gover-
no talebano sia composto da una schiera di politici teo-
cratici, molto potenti e determinati, che comandano un
esercito di miserabili scagnozzi che, però, vessano,
umiliano, maltrattano e uccidono, giorno dopo giorno,
centinaia e migliaia di afgani, impotenti e indifesi di
fronte ai militari talebani che, armati di mitra, sorve-
gliano le strade e minacciano le donne che non portano
il burqa. Inoltre, tutti gli afgani, che non seguono le
norme e i dogmi della religione dei talebani, sono sog-
getti alle rappresaglie, alle vessazioni, alle minacce e,
perfino, alle torture e alle minacce di morte pronunciate
dai talebani. Inoltre i capi religiosi talebani controllano
e sorvegliano tutti gli afgani per vedere se essi rispet-
tino, obbediscano e di adeguino alle rigide norme
della sharia. Ma io, B. C., affermo che questa religione
musulmana è ormai diventata una concezione
religiosa e teologica obsoleta, anacronistica, oscuran-
tistica e retrograda, rispetto ai valori e alle democra-
zie delle nostre società postcontemporanee, civili e
democratiche. Infine io, B. C., penso e reputo che le
guerre di religione, scatenate e provocate dai regimi
teocratici, che agiscono in nome di Dio e dei dogmi
della loro religione, siano state, in ogni tempo e in
ogni luogo, delle calamità per tutta l’umanità.
MODICA 26 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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