
PARAGRAFO N. 33
Io, B. C., continuai a meditare con me stesso, sul tema di Gesù
Cristo che nei Vangeli si proclama figlio di Dio, ma non dissi
niente a Dante. Allora pensai che questo Cristo era stato un
giovane, vivace, ma presuntuoso, pretenzioso ed ostinato,
perché si era proclamato figlio di Dio e perché Egli voleva, a
tutti i costi, farsi passare come il figlio di Dio e si definì,
anche, figlio dell’uomo. Il Vangelo di Giovanni porta, a suo
favore quattro prove concrete ed evidenti come sono scrit-
te e riportate nel suo Vangelo. La prima prova è la testimo-
nianza di Giovanni Battista; la seconda prova è costituita
dalle opere che Gesù compiva, cioè i miracoli; la terza prova
è data dai discorsi che Gesù faceva in nome del Padre – Dio;
la quarta prova è data dal rispetto delle leggi ebraiche, anche
se molte volte Gesù Cristo non le rispettava, come nel caso
delle guarigioni e dei miracoli compiuti di sabato.
Tutte queste prove e considerazioni sono scritte e riportate
nel Vangelo secondo Giovanni. Cap. 5. Versetti 31 – 39.
I giudei, comunque, non volevano credere al giovane giudeo,
perché troppo irretiti nei loro preconcetti e nelle loro
sicurezze religiose. Come scrive Giovanni: “Per questo
i giudei perseguitavano Gesù, perché faceva queste cose
di sabato. Ma Gesù rispose loro: <<Mio Padre è all’opera
fino ad ora ed anch’io sono all’opera>>. Per questo i giudei
cercavano, ancor più, di ucciderlo, perché non solo
violava il sabato, ma diceva che Dio era suo padre,
facendo sé stesso uguale a Dio”.
(Vangelo secondo Giovanni. Cap. 5. Versetti 16 – 18).
Gesù rivelò e si proclamò figlio di Dio, e non poteva fare
altrimenti, quando il capo dei sacerdoti Caifa lo interrogò e
gli disse: <<Ti scongiuro per il dio vivente: dicci se tu sei
il Cristo, il figlio di Dio>>. Gesù rispose: <<Tu l’hai detto.
Anzi, io dico a voi: fin da ora vedrete il Figlio dell’uomo
sedere alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo>>.
Allora il sommo sacerdote si straccio le vesti ed esclamò: <<Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco: proprio ora avete udito la sua bestemmia. Che ve ne pare?>>. Essi risposero: << È reo di morte>>. Poi gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri poi lo percossero con pugni, dicendo: <<Profetizzaci, o Cristo: chi ti ha percosso?>> (Vangelo secondo Matteo. Cap. 26. Versetti 63 – 68). Anche gli altri evangelisti confermano la stessa proclamazione fatta da Gesù Cristo, anche se detta ed espressa con altre parole. Marco ne parla nel capitolo 14, nei versetti 61 – 65; Luca ne parla nel capitolo 22, nei versetti 66 – 71; Giovanni ne scrive nel capitolo 19, nei versetti 29 – 32. Ecco il brano evangelico nel quale Pilato consegna Cristo alle guardie. Gli disse allora Pilato: <<Dunque sei tu re?>>. Rispose Gesù: <<Tu dici che io sono re. Io sono nato per questo e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.>>. Gli dice Pilato: <<Che cos’è la verità?>>. Detto questo, uscì di nuovo dai Giudei e disse loro: <<Io non trovo in lui alcun capo di accusa. Ma voi avete l’usanza che io vi liberi qualcuno a Pasqua. Volete dunque che vi liberi il re dei Giudei?>>. Si mossero allora a gridare: <<Non lui, ma Barabba!>>. Barabba era un bandito. (Vangelo secondo Giovanni. Cap. 18. Versetti 37 – 40).
Commento mio personale.
Da quanto si evince da questa ricostruzione e descrizione sulle accuse a Gesù Cristo, mi sembra che Barabba era visto dai giudei come un patriota, un nazionalista e un capopopolo; mentre Gesù Cristo era considerato dai giudei un pericoloso sovversivo, un ribelle, un provocatore e un insorto, pronto a fomentare una insurrezione pacifica e religiosa. Per questo motivo, i giudei, impauriti, dai possibili tumulti provocati dal giovane Gesù Cristo, scelsero di liberare Barabba e di far crocifiggere Gesù Cristo. Dopo che i giudei scelsero Barabba, Pilato consegnò Gesù Cristo ai soldati romani che lo scortarono insieme gli altri condannati. I soldati romani erano lì, sia per mantenere l’ordine sia per eseguire l’ordine di Ponzio Pilato. I condannati si portavano, sulle spalle, la propria croce. Tutti gli astanti percorsero il sentiero che portava sul monte Golgota, dove Gesù Cristo e gli altri dannati morirono sulla croce. Le guardie romane guardavano a vista i condannati. “E il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare a quel modo, esclamò: <<Davvero quest’uomo era figlio di Dio!>>”. (Vangelo secondo Marco. Cap. 15. Versetto 39). I quattro evangelisti descrivono, narrano e raccontano la crocifissione di Gesù Cristo tutti allo stesso modo. Matteo capitolo 27, versetti 45 – 50; Marco capitolo 15, versetti 33 – 38; Giovanni capitolo 19, versetti 24 – 30; Luca capitolo 23, versetti 33 -38. Ecco i versetti di Luca. “Quando giunsero sul posto, detto luogo del Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, una a destra e un altro a sinistra.Gesù diceva: <<Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno>>. Intanto, spartendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a guardare. I capi del popolo, invece, lo schernivano dicendo: <<Ha salvato gli altri, salvi sé stesso, se è il Cristo di Dio, l’Eletto>>. Anche i soldati lo schernivano; si accostavano a lui per dargli dell’aceto e gli dicevano: <<Se tu sei il re dei giudei, salva te stesso>>. Sopra il suo capo c’era anche una scritta: <<Questi è il re dei giudei>>. “INRI – Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum“ <<Questi è il re dei Giudei >>.
Commento mio personale.
La doppia natura, umana e divina, di Gesù Cristo, e la trinità di Dio, ben presto diventarono i dogmi della nuova dottrina cristiana, difesa e arricchita dai nuovi apologeti latini e africani. Ma nel corso dei primi secoli, nacquero anche le prime eresie sulla doppia natura di Gesù Cristo e sulla trinità di Dio. Fra le prime eresie della dottrina cristiana ci fu quella di Sabellio, eretico del terzo secolo d.C. che negava il dogma della trinità divina; poi ci fu Ario, eretico del quarto secolo d.C. che negava la doppia natura di Gesù Cristo. Ario negava la natura divina di Gesù Cristo. La sua eresia fu condannata nel concilio di Nicea nel 325 d. C.. Dante Alighieri condanna, nella Divina Commedia, queste due eresie nel XIII canto del Paradiso, nei versi 127 – 129. Mentre Ario negava la natura divina di Gesù Cristo, ma continuava a rimanere cristiano perché credeva che Gesù Cristo fosse il figlio di Dio, io, B. C., penso e suppongo, invece, che Gesù Cristo non fosse, assolutamente, figlio di Dio – Padre, ma era figlio naturale di una giovane giudea. Io, B. C., penso e reputo che Gesù Cristo, se mai, poteva definirsi un profeta. Comunque, secondo me, Gesù Cristo era, certamente, privo di ogni virtù taumaturgica. Infatti, io, B. C., reputo e suppongo che, tutti i miracoli descritti a suo nome dai suoi discepoli, sono soltanto una pura invenzione, fantastica e fantasiosa, fatta dai suoi discepoli. Questi miracoli, secondo me, sono, anche, una pura elucubrazione mentale e metafisica, compiuta, in particolare, dai quattro evangelisti, i quali immaginarono e inventarono che i miracoli erano stati compiuti da questo giovane ebreo per dimostrare agli altri e al popolo ebreo che Gesù Cristo fosse, veramente, il figlio di Dio. Ma io, B. C., giudico questa figliolanza un fatto impossibile, dal momento che Dio, secondo me, non esiste. Quindi, secondo me, Gesù Cristo fu un giovane che ebbe soltanto natura umana, soffrì una crocifissione e patì una morte naturale e fisiologica, uguale a quella che subiscono tutti gli uomini mortali su questa Terra. Quindi, secondo me, Gesù morì e non risorse mai più.

MODICA 26 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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