GESÙ CRISTO E I CRISTIANI.

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PARAGRAFO N. 31

Io e Dante, appena uscimmo dal cancello dei cumuli delle anime, perse e dannate, degli omicidi e dei femminicidi, seguimmo la strada principale, ampia e grigia del lago ghiacciato di Cocito. Facemmo altri 100 passi e vedemmo il cancello della baracca n. 8, che portava la seguente scritta, con caratteri neri e a stampatello: GESU’ CRISTO E I CRISTIANI. BARACCA N. 8. Noi, io e Dante, poiché fummo incuriositi dai gridi e dai lamenti provenienti dal cumulo, ci avvicinammo al cancello. Poi, io e Dante, entrammo dal cancello, passammo davanti al cumulo e vedemmo le anime, perse e dannate, dell’ottavo cumulo, che litigavano e gridavano fra di loro. Quindi, io e Dante, ci accorgemmo che tutte queste anime, perse e dannate, erano vestite con un abito lungo, tutto di color rosso porpora. Io e Dante, capimmo, allora, che queste anime erano le anime, perse e dannate, di Cardinali, riconoscibili anche dal loro cappello cardinalizio tricorno di colore rosso porpora. Poi, io e Dante, constatammo che queste anime, perse e dannate, venivano trasportate, dai diavoli cornuti dei cumuli, dalla livrea verde – gialla (livrea n. 11), dentro la baracca adiacente al cumulo. Poi entrammo dentro la baracca, attraverso la grande porta della facciata anteriore della baracca, di colore rosso scuro. Poi ci accorgemmo ed avvistammo che al centro della baracca c’erano altre anime, perse e dannate, che erano vestite, però, dalla testa ai piedi, con un vestito tutto bianco, pomposo, lussuoso e sfarzoso. Allora, io e Dante, capimmo che queste altre anime, perse e dannate, erano le anime dei Papi, perse e dannate.

Alcune di queste anime, perse e dannate, indossavano,

anche, un soprabito tutto ricamato con il filo d’oro;

altre erano adornate con collane di pietre preziose e

di diversi colori; altre, ancora, portavano e mostravano,

alle dita, anelli d’argento e portavano sulla testa una pa-

palina bianca e leggera. Queste anime, perse e dannate,

mostravano un atteggiamento fiero ed indomito verso

di noi, che le guardavamo, con stupore. Poi, io e Dante,

osservammo che le anime, perse e dannate, dei Papi si

muovevano, continuamente e guardavano verso il cen-

tro della baracca dove si intravedeva un giovane, con la

barba nera e con una carnagione scura. Io, B. C., guardai

la giovane anima, persa e dannata, e capii che mostrava

un’età di circa 33 anni. Io, B. C., non riconobbi, subito,

quel giovane, ma lo guardai attentamente; poi rivolsi lo

sguardo a Dante e vidi nel suo volto un sorprendente ed

insorgente sorriso sulle sue labbra e un luccichio nei suoi

occhi. Subito dopo Dante assunse un atteggiamento, esta-

tico e lieto; e mentre guardava il giovane, con ammirazio-

ne e giubilo, aveva gli occhi, lucidi e lustri. Poi fece un bel

sorriso splendente. Io, B. C., stranito, per questa gioia ina-

spettata di Dante, lo strattonai per il braccio e gli chiesi:

“Chi è quel giovane?”. Dante, stizzito,mi rispose subito:

“Come, non riconosci il giovane più fortunato del mondo?

L’uomo dei miracoli? Il figlio di Dio? È Gesù Cristo, figlio

primogenito di Maria e di Dio. È morto per la nostra salvezza.”

Ecco, con quali versi, Dante descrive la figura di Cristo:

“e sotto ‘l cui colmo consunto fu l’uom che nacque e visse

senza pecca”. (Inferno. Canto XXXIV. Versi 114 – 115).

Io e Dante, constatammo che l’anima, persa e dannata,

di Gesù Cristo respirava normalmente, l’aria, leggera e

frizzante, della baracca infernale, come tutte le altre

anime, perse e dannate, respiravano l’aria rarefatta

della baracca. La pioggia e la grandine che, scendeva-

no giù dal cielo, rendevano l’aria ancora più fosca,

umida e velata. Il colore dell’aria era di una tinta gri-

gio chiaro che cangiava continuamente, perché si mi-

schiava con il colore della pioggia leggera e della luce

opalescente. Questo miscuglio di luci e colori impediva

la vista chiara ai dannati che dovevano, perciò, aguzza-

re lo sguardo e acuire la vista per vedere Gesù Cristo

camminare, gesticolare e parlare. Quando la pioggia e

la grandine smisero di cadere giù, io e Dante vedem-

mo chiaramente che, attorno a Gesù Cristo c’era, in

cerchio, una fila di anime, perse e dannate, che lo cir-

condavano e cercavano di parlare con lui, il quale dava

soddisfazione a tutti coloro che lo interrogavano sui

miracoli che aveva compiuto quando era in vita sulla

Terra. Gesù descriveva sia i miracoli che aveva com-

piuto o davanti alla gente, come nel caso della resur-

rezione di Lazzaro, oppure davanti ai suoi discepoli,

come nel caso della sua trasfigurazione davanti a Gia-

como, Pietro e Giovanni. Un altro miracolo strabiliante

fu quello che lui compì da solo, come nel caso della sua

resurrezione, quando uscì fuori, da solo e di nascosto,

dal suo sarcofago e dalla tomba nella quale era stato

rinchiuso. La tomba era guardata, a vista, dalle guardie

romane le quali non si accorsero di come Gesù era fuori-

uscito dalla tomba chiusa da un grande masso. Il terzo

giorno, dopo la sua morte, Maria Maddalena si recò

davanti alla tomba di Gesù Cristo e trovò che il sepolcro

era aperto e vide il sarcofago vuoto. Poi chiamò i suoi

amici discepoli; arrivarono sia Pietro che Giovanni, ma

ignari della scoperta di Maria Maddalena. I due discepoli

si avvicinarono alla tomba e videro il sarcofago che era

stato scoperchiato; si stupirono e si spaventarono dell’

ultimo miracolo di Gesù Cristo che aveva abbandonato

la tomba e il sarcofago vuoti. I discepoli tornarono indie-

tro increduli, impauriti e stupiti. L’evangelista Luca de-

scrive e racconta in questo modo lo stupore e l’incredu-

lità dei due discepoli: “Pietro, però, alzatosi, corse al se-

polcro. Guardò dentro e vide solo le bende. E se ne tornò

indietro, meravigliato di quanto era avvenuto”.

(Vangelo secondo Luca, cap. 24, versetto 12).

Secondo me, B. Carrubba, questo ultimo miracolo non è

un vero miracolo, ma è un falso miracolo perché non c’è

stata né la testimonianza di Maria Maddalena né quella

degli altri discepoli. Dunque, dato che questo miracolo,

non lo vide nessuno e lo trovarono già bello e com-

piuto da Cristo, e dato che nessuno vide la resurre-

zione di Cristo, io, B. C., considero questo miracolo

un falso miracolo. Da questo ultimo falso miracolo,

io, B. C., traggo la conclusione che tutti gli altri mira-

coli di Gesù Cristo sono stati miracoli tutti finti ed

inesistenti. Traggo anche la conclusione che la rico-

struzione e le rappresentazioni dei miracoli di Gesù

Cristo che ci hanno tramandato i 4 evangelisti sono

anche esse false, bugiarde e inventate da loro.

Infatti, io, B. C., penso che i vangeli dei 4 evan-

gelisti sono pieni di bugie e di menzogne costrui-

te ed inventate ad arte per ingannare e imbro-

gliare, prima tutto il popolo giudeo e poi tutta

l’umanità. A questa impostura dei 4 evangelisti,

va poi aggiunta anche l’interpretazione e la rap-

presentazione fantastica, surreale e metafisica,

arzigogolata di Paolo di Tarso, che con le sue let-

tere spedite a tutte le comunità cristiane e reli-

giose del suo tempo, diede un grande impulso

e una grande popolarità e credibilità al messag-

gio etico ed escatologico del giovane ebreo, cre-

duto, da lui e dagli altri discepoli, il messia invia-

to e voluto da Dio per salvare il popolo ebreo.

MODICA 26 MARZO 2022

PROF. BIAGIO CARRUBBA

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