Due vite parallele: Spartacus e Pasolini.

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Io sono un uomo libero! Candido cibo
della libertà è il pianto: ebbene piangerò.
dal poemetto “La realtà” versi 139 e 140
dall’opera poetica “Poesia in forma di rosa” pubblicata nel 1964 di Pier Paolo Pasolini

In una Roma forte, potente, spietata, guerriera,
in una società ricca, opulenta, sfarzosa, splendida
ed in piena espansione militare al comando di grandi
generali come Gaio Giulio Cesare, Ottaviano,
Gneo Pompeo e Marco Licinio Crasso,
nel decennio tra gli anni ’80 – ’70 a.C nell’Italia centrale,
in mezzo ad uomini liberi, schiavi bruti e feroci,
in una società infernale, bestiale e felina
è apparso Spartacus, un grande gladiatore
prima schiavo ma già grande amante della libertà!!!
La sua sete di libertà e di felicità gli ha fatto spezzare
le catene della schiavitù. Il suo spirito libero è stato
grande ed immenso seguendo il quale ha sfidato il
più grande esercito del mondo, spietato e brutale.
Ma il suo amore per la libertà è stato infinito,
ha lottato per diventare libero e per dare la libertà
agli altri suoi compagni schiavi e ai gladiatori.
Ha rinunciato alla vita pur di ottenere la libertà e la felicità.
Ha convinto gli altri gladiatori a combattere insieme a lui
contro l’esercito più potente del mondo.
Ha sfidato grandi generali e li ha battuti ripetutamente
e valorosamente e con le sue vittorie ha dimostrato di
essere un grande ed abile generale anche se alla fine
l’onnipotenza dell’esercito romano lo ha annientato.
Ebbene, come si dice nel bellissimo film “Spartacus”
di Stanley Kubrick, egli è chiamato il “generale degli schiavi”
perché ha dato a tutti loro la speranza di riscattarsi dalle catene.
Alla fine delle cruenti battaglie è stato sconfitto,
ma ancora oggi è visto come il più grande ideale di tutti i tempi
da coloro che vogliono liberarsi dalle catene e raggiungere la libertà.
Spartacus, per la sua condizione di schiavo, era un diverso
ma proprio questa diversità ed inferiorità lo rendeva
spietato e determinato nella ricerca della libertà;
armato da questa volontà di ferro ha sfidato il grande
impero romano che ha ucciso il suo corpo ma non la sua
idea  e la sua ricerca di libertà come dice la bella
Jean Simmons alla fine del film.
Ora io credo che in questa società capitalistica,
ancora oggi, Spartacus è il modello per chi vuol liberarsi
dalla condizione di schiavo che vive tutti i giorni
e per chi combatte Berlusconi che rappresenta
il capo dell’impero capitalistico italiano.
Berlusconi, con il suo partito politico e con i suoi
luogotenenti, monopolizza la vita politica italiana
cosicché tutta la sinistra è costretta a lottare contro di lui;
ma da tredici anni a questa parte, Prodi, D’Alema, e altri
leader di centro e della sinistra radicale, non riescono a vincerlo.
Berlusconi, divenuto capo dell’opposizione politica,
è oggi divenuto ancora più forte di prima quando era capo del Governo.
Ora, io credo, che sia necessario un altro Spartacus che lotti
contro Berlusconi e tutti i suoi alleati dato che né Prodi
né D’Alema, né altri riescono a vincerlo.

II

da nulla consacrato,
ma non appartenente a nessuno,
libero di una libertà che mi ha massacrato
dal poemetto “La realtà” versi da 184 a 186
dall’opera poetica “Poesia in forma di rosa” pubblicata nel 1964 di Pier Paolo Pasolini

Eppure, alcuni decenni fa, c’è stato in Italia
un altro “Spartacus”, grande poeta e regista italiano,
che nei decenni tra il ’55 e il ’75 ha lottato
contro il grande capitale e contro i potenti
di allora sferzandoli e processandoli.
Questo grande intellettuale è stato Pier Paolo Pasolini che
con le sue poesie e con i suoi film ha sferzato i politici
della Dc e del PCI degli anni ’55 e ’75 e con i suoi scritti
corsari, ha definito il capitalismo della sua epoca neo-fascismo.
Egli, al pari di Spartacus, ha lottato contro tutti
e ha sferzato i politici dell’epoca.
Pasolini ha lottato, ovviamente con le sue armi quali
poesia, letteratura, teatro, cinema, scritti politici e film,
per conquistare la sua libertà personale,
la libertà di espressione artistica,
dimostrandosi un grande lottatore, indipendente e libertario.
Spartacus, schiavo, dapprima isolato e diverso,
si ribellò nell’arena di Capua al suo istruttore,
poi coinvolse nella ribellione gli altri schiavi e i gladiatori
e iniziò a lottare contro le armate romane
arrivando quasi fino alla vittoria finale a alla loro liberazione
ma alla fine fu sconfitto dall’esercito di Pompeo e di Crasso
che ristabilirono il potere a Roma. Ma il nome di Spartacus
è rimasto nella mente dei posteri come il più
grande esempio della lotta contro i romani
per la conquista delle libertà.
Ora, mutatis mutandis, anche Pasolini, dapprima isolato e diverso,
negli anni ’45 – ’49, si è ribellato contro i pregiudizi del suo
paese di Casarsa nel Friuli; poi, rifugiatosi a Roma nel 1950,
ha iniziato a lottare contro tutto il capitale;
poi, divenuto regista, ha realizzato una serie di film
che con l’elogio dell’eros accusavano
la società neocapitalistica consumistica; e, inoltre, con i suoi scritti
polemici ha accusato la società neocapitalistica consumistica
di avere provocato una “mutazione antropologica” delle classi
subalterne per omologarle ai valori dominanti; come dire che
Pasolini è stato il grande poeta delle classi subalterne
contro l’impero neocapitalistico e neofascista.
Egli ha guidato i giovani contro il consumismo,
l’omologazione culturale e l’edonismo consumistico;
ma come Spartacus, anche Pasolini,
alla fine è stato sconfitto da alcuni ignoti fascisti
che lo hanno massacrato con pugni e calci
schiacciandolo con le ruote di un auto.
Pasolini è stato l’interprete e l’intellettuale
che ha lottato per conquistare la sua libertà personale
e quella degli altri giovani contro una
società sessuofobica e sprezzante verso gli emarginati.
Nel suo ultimo film, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”,
ha dato una visione forte e violenta della classe dominante che
brutalizza e tortura i giovani disoccupati e dominati,
che vengono seviziati, torturati e mutilati.

III

Ah, io non so odiare: e so quindi che non posso
descriverli con la ferocia necessaria
alla poesia.
dal poemetto “La realtà” versi da 284 a 286
dall’opera poetica “Poesia in forma di rosa” pubblicata nel 1964 di Pier Paolo Pasolini

Io credo che ancora oggi si senta la mancanza di un altro
Pier Paolo Pasolini o di un suo erede che abbia
le stesse caratteristiche culturali e che abbia la stessa volontà
di frustare i “grandi politici” dell’attuale capitalismo italiano
e in particolare frusterebbe Berlusconi in persona
e la sua politica come capo del neocapitalismo italiano.
Questa mancanza di eredi di Pasolini è anche sottolineata da
Romano Luperini che nella sua storia della letteratura italiana,
evidenzia che fino ad oggi non è ancora apparso un nuovo
Pasolini: “Pasolini reclamato da molti, se non da tutti,
quale modello e quale ispiratore, piegato agli usi e alle
celebrazioni più diverse ed opposte, spesso con vergognosa
improntitudine, egli pare tuttavia non avere eredi o non
averne ancora” (dal testo “La scrittura e l’interpretazione tomo III pag. 928).
Anche io credo che purtroppo manchi un altro Pasolini il quale
con i suoi scritti e i suoi film metterebbe a nudo
la “malafede di Berlusconi” e degli uomini mediocri che lo
sostengono; Pasolini farebbe apparire e dimostrerebbe nei fatti
chi è veramente Berlusconi: un palazzinaro prestato alla politica,
o meglio, un imprenditore infiltrato nella politica che oggi
comanda, organizza, livella ed omologa molto giovani al
suo modello di vita liberale, anti-democratico e consumistico.
I giovani, non rendendosi conto della malafede di Berlusconi,
lo esaltano e lo votano, mentre invece egli fa soltanto i suoi
interessi privati. Questi giovani ingenui, imprudenti, impreparati,
incerti, indifesi e precari che vistosamente esaltano Berlusconi
senza rendersi conto del male che fanno a loro stessi e agli altri
italiani che non votano Berlusconi.
Berlusconi, in questi ultimi mesi, mostra
tutta la sua malafede perché vorrebbe il potere tutto per se;
(e infatti non gli basta essere padrone del Milan,
presidente di Forza Italia, padrone di tanti giornali,
azionista della Mondadori, maggiore azionista della Mediaset,
dove lavorano tutti i suoi figli con i massimi incarichi)
ora vorrebbe di nuovo ritornare alla guida del paese
come capo del Governo, delegittimando ogni giorno
il legittimo Governo Prodi che, anche se sta facendo
il meglio possibile per il popolo italiano,
sta subendo fischi, non meritati, da molte
associazioni industriali e commercianti, in molte occasioni.
Proprio in questi giorni, Berlusconi ha definito sprezzantemente
Prodi come regicidio, chiedendo ripetutamente nuove elezioni.
Ora è evidente la malafede di Berlusconi, perché non lascia
lavorare tranquillamente Prodi e vuole ritornare
ad essere il capo del Governo senza aspettare le giuste e
legittime elezioni. Dunque, credo che, se oggi ci fosse
un altro Pasolini, egli frusterebbe Berlusconi
dimostrando tutta la sua pochezza di uomo e
di politico e definendolo neo-fascista.
Inoltre al di là delle differenze culturali ed ideologiche,
dovute ai diversi tempi storici dei due uomini, io dico
che le qualità comportamentali che accomunano Spartacus e Pasolini sono:
1) il coraggio di lottare fisicamente contro un nemico
molto più potente di loro;
2) la consapevolezza di perdere la vita pur di combattere;
3) l’autonomia delle decisioni prese pur di conquistare la libertà
4) la determinazione di lottare fino alla fine affrontando
qualunque rischio e pericolo
5) la straordinaria capacità di coinvolgere altri uomini per la
conquista della libertà di tutti.
Ora io credo che sia Spartacus che Pasolini oltre ad avere in
comune il fatto di avere vissuto la loro vita lottando per la
conquista della libertà, sono accomunati dalla tragica morte.
Spartacus, sconfitto in guerra, è stato crocifisso dall’esercito
romano; anche Pasolini, sconfitto da un gruppo di fascisti romani,
è stato massacrato con calci e pugni; entrambi hanno pagato
con la vita la loro voglia di libertà. Purtroppo Berlusconi
rimane al suo posto, rappresentante del neofascismo
italiano contro cui non possono vincere
né D’Alema, né Prodi, né tutto il centro sinistra
anche se costoro non devono desistere
dalla possibilità di vittoria contro la destra.
Per concludere riporto le strofe finali del bellissimo poemetto
“La realtà”, che è una dichiarazione di guerra al capitalismo italiano;
il poemetto indica in modo esemplare e chiaro l’istinto del poeta
verso la libertà, la sua sicurezza contro gli oppressori e i liberticidi:
questo può urlare, un profeta che non ha
la forza di uccidere una mosca – la cui forza
è nella sua degradante diversità.

Solo detto questo, o urlato, la mia sorte
si potrà liberare: e cominciare
il mio discorso sopra la libertà.
dal poemetto “La realtà” versi da 388 a 393
dall’opera poetica “Poesia in forma di rosa” pubblicata nel 1964 di Pier Paolo Pasolini

Modica, 30 aprile 2023                              Prof. Biagio Carrubba

Modica, 04 maggio 2023

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