Discorso sull’arte e sulla poesia.

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Discorso sull’arte e sulla poesia.

I

Io, Biagio Carrubba, per studi compiuti e per cultura generale appresa, so che i primi uomini della specie homo sapiens – sapiens, che abitarono in Africa e poi in Europa, disegnarono molti graffiti e disegni di animali in movimento sulle pareti delle grotte dove abitavano. E perché facevano questo? Io credo, come è noto, che i primi popoli nomadi disegnavano gli animali che cacciavano, sulle pareti, perché in qualche modo rappresentavano la realtà che vivevano e il desiderio di appagare il bisogno del bello che avevano nell’animo. La rappresentazione murale degli animali era il bisogno di esprimere il senso di bellezza che avevano dentro l’anima. La bellezza delle figure e dei disegni esprimeva la volontà di colmare il bello interiore che questi uomini avevano dentro e, vedendo gli animali delle praterie e della savana, li rappresentavano nei loro graffiti. La bellezza dei disegni era, dunque, la sintesi tra la realtà esterna e le espressioni interiori del bello che volevano soddisfare. I disegni esprimevano l’esigenza di portare al massimo grado l’armonia e la simmetria delle figure degli animali. Questa simmetria e armonia è la bellezza che il bello richiede come gradevolezza e piacevolezza delle immagini e dei disegni. Si può dire che il sentimento del bello e l’esigenza della bellezza siano nati dalla esperienza corale di quegli uomini sapiens – sapiens che, raccolti attorno al fuoco dentro le caverne, hanno cominciato a disegnare le proprie azioni e le proprie emozioni. I disegni venivano incisi con le pietre levigate per incidere sul muro e poi venivano colorati con il nero del carbone lasciato dal fuoco usato per riscaldarsi. È certo che questi uomini erano immuni da qualsiasi ideologia politica e culturale. Erano uomini puri, vergini, decostruiti che volevano soltanto eliminare l’impuro e l’imperfezione della realtà per esprimere nei loro disegni la loro immaginazione artistica nella sua forma perfetta e più bella. In questo modo nacque l’arte presso gli uomini primitivi. Dunque il senso del bello esiste sin dalla più remota antichità e ciò vuol dire che la bellezza è un sentimento universale, primordiale e primigenio, che sta alla base del senso estetico dell’uomo e della vita degli uomini e che perdura ancora fino ad oggi. Con il progredire dello sviluppo dell’homo sapiens – sapiens la cultura si è diversificata e sono nati i vari popoli, le varie ideologie, le varie culture e le lingue nazionali e con esse il sentimento della bellezza e il senso del bello si sono diversificati e differenziati sulla base dei popoli e in base alla cultura espressa da ogni popolo che vive su questa terra. Il bello si trova in natura come nei favolosi tramonti, nei prati screziati, nella neve delle montagne o nell’immensità e nel colore azzurro del mare e in tutti gli altri spettacoli ambientali che creano un senso di stupore e di estasi in chi li guarda. La bellezza, o arte, è creata dagli uomini che hanno creato e inventato molti generi artistici come il disegno, la danza, la letteratura, la musica etc. Più il popolo diventava ricco ed acculturato più il senso del bello, della bellezza e dell’arte, si raffinavano e si precisavano sempre di più. Nel corso dei millenni e dei secoli, ogni popolo ha espresso la propria arte che si è sempre specializzata in arti particolari come la pittura, la scultura, la danza, l’architettura, la musica, il canto, il mosaico, l’oreficeria, il teatro, il mito, la fiaba, il racconto, la musica classica, la musica moderna, la letteratura, la fotografia, il cinema che si sono sviluppati fino ai nostri giorni. Oggi predomina internet che è uno strumento sia di comunicazione di massa che uno strumento di comunicazione della bellezza e centro di produzione dell’espressione artistica.

II

I grandi re dell’antichità amavano circondarsi di belle danzatrici e di cantori e si facevano costruire per sé monumenti eccelsi ed enormi per avere l’illusione di rimanere eterni ed immortali. Basti pensare alle piramidi, alla sfinge e ai grandi templi dei greci alcuni dei quali ancora oggi li possiamo ammirare in Sicilia, in Grecia e in Africa Settentrionale. Poi le grandi culture delle prime civiltà hanno cominciato a scrivere sul bello e sull’arte dandone precisa definizione e chiarendo anche la funzione dell’arte e del bello naturale. Basti rileggere le grandi teorie di Platone ed Aristotele che hanno definito l’arte in modo mirabile e aderente alla cultura del loro tempo e furono i primi grandi filosofi a parlare in modo scientifico e culturalmente adeguato dell’arte. Da allora ad oggi il progredire delle civiltà ha contribuito a specificare meglio la natura e la funzione dell’arte e della bellezza, interiore ed esterna. Abbiamo avuto in Italia la superba cultura del Rinascimento che ci ha dato capolavori in ogni settore dell’arte: dalla pittura di Leonardo da Vinci al canto rinascimentale, dalla scultura di Michelangelo alla danza. Nel 1700 è nata anche l’estetica, cioè la scienza del bello, formulata, sistemata ed ordinata per la prima volta dal filosofo Alexander G. Baumgarten (1714 – 1762) e poi sviluppata da tutti gli altri filosofi. Il termine estetica proviene dal latino aesthetica che deriva a sua volta dal greco aisthètikòs. Anche Kant (1724 – 1804) propose l’estetica trascendentale cioè lo studio delle forme a priori dell’intuizione sensibile. Oggi la scienza dell’estetica è arricchita ed approfondita da moltissimi intellettuali e studiosi che la studiano e se ne occupano quotidianamente nelle Università e nei centri di bellezza. Oggi i mass media trasmettono continuamente musica, teatro e canto e chiunque ha un minimo di talento può produrre da sé la propria arte e la propria produzione artistica per soddisfare il bisogno interiore del bello e della bellezza interiore. Oggi nella nostra società multimediale e multiculturale c’è una commistura tra le varie arti e generi artistici dovuta alle grandi intuizioni e al grande studio di poeti, scultori, musicisti e tanti altri che creano nuove forme d’arte originali e sempre più raffinate per adeguarsi allo spirito del tempo. Infatti viviamo in una società multi artistica, multietnica, multi mediatica tanto da avere una società quasi assordante e frastornante. Ma ognuno di noi sa come difendersi da una eccessiva produzione artistica, di informazioni e di stimoli, allontanandosi dal frastuono e dall’inquinamento acustico.

Fin dai tempi primordiali:
la bellezza visiva è appagata dalla pittura;
la bellezza dei monumenti viene appagata dall’architettura;
la bellezza dei massi di marmi viene appagata dalla scultura;
la bellezza delle pietre preziose viene appagata dai gioielli;
la bellezza dei disegni formati da piccole tessere viene appagati dai grandi mosaici;
la bellezza del movimento del corpo umano è appagata dalla danza;
la bellezza della voce è appagata dal canto e dalla canzone;
la bellezza della rappresentazione dei drammi dei casi umani è appagata dal teatro;
la bellezza della fabula e del racconto è appagata dalla letteratura;
la bellezza delle note è appagata dalla musica;
la bellezza dell’immagine statica è appagata dalla fotografia;
la bellezza dell’immagine in movimento è appagata dal cinema;
anche la bellezza delle parole è appagata dalla poesia.
La poesia usa, e ha sempre usato, le parole in modo del tutto originale e lontano dal linguaggio comune e ha creato molte forme e generi di poesia: dal poema agli haiku. Dapprima la poesia ha cominciato con i poemi in versi come l’Iliade e l’Odissea di Omero fino ad arrivare ai nostri giorni dove prevale la poesia multimediale composta con i computer. La poesia ha sempre espresso in primo luogo le emozioni e le esperienze del poeta sia in poesie di pochi versi sia in poemi originali, lunghi e interi. Ma in entrambi i casi la poesia crea la bellezza poetica, basata sulla originalità e creatività delle parole e delle immagini poetiche. La bellezza della poesia dunque acquista lo stesso valore della bellezza della danza, del canto, del teatro, della fotografia, del cinema e di tutte le altre arti che ogni giorno soddisfano il senso del bello insito nell’animo, nella mente e nel cervello dell’uomo.

III

Si può dire che a differenza dell’arte, che ha avuto una origine corale e collettiva all’interno delle grotte dove si rifugiavano gli uomini primitivi, la poesia invece ha una genesi personale, interiore ed individuale perché nasce dalla sua anima e dal bisogno di esprimere i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Sull’origine personale della poesia, Cesare Pavese ha scritto un bellissimo articolo in cui spiega perfettamente come nasce la poesia in un poeta. L’articolo è “Poesia e libertà”, del 1949, e già il titolo è bellissimo. Riporto un lacerto dell’articolo che chiarisce la genesi personale della poesia: “Il poeta, in quanto tale, lavora e scopre in solitudine, si separa dal mondo, non conosce altro dovere che la sua lucida e furente volontà di chiarezza, di demolizione del mito intravisto, di riduzione di ciò ch’era unico e ineffabile alla normale misura umana. L’estasi o groviglio in cui s’affliggono i suoi sguardi dev’esser tutta contenuta nel suo cuore, e filtratavi con impercettibile processo che risalga per lo meno alla sua adolescenza, come nel lento agglomerarsi di sali e di succhi da cui dicono che nascano i tartufi. Nulla di preesistente, nessun’autorità esteriore, pratica, può quindi aiutarlo o guidarlo nella scoperta della nuova terra. Questa è ormai cosa tanto a lui carnalmente interiore quanto il feto nell’utero. Se egli sta veramente riducendo a chiarezza un nuovo tema, un nuovo mondo (e poeta è soltanto chi faccia questo), per definizione nessun altro può essere a giorno di questo tema, di questo mondo in gestazione, se non lui che ne è l’arbitro… La costrizione ideologica esercitata sull’atto della poesia trasforma senz’altro i leopardi e le aquile in agnelli e tacchini. Detto altrimenti, instaura l’Arcadia.” (da Cesare Pavese – La letteratura americana e altri saggi – Einaudi editore – pag. 302).

IV

La poesia ha una lunga storia: nasce nell’antica Grecia e poi si diffonde tra tutti i popoli e in tutte le lingue del mondo. Dalla triste poetessa greca Saffo, dai poeti greci ai poeti latini, lo sviluppo della poesia fu enorme e raggiunse ottimi risultati nella poesia latina dando vita alla grande cultura classica greca – romana. Nel medioevo nacque e si diffuse la grande poesia religiosa: basti ricordare, tra i maggiori poeti, Jacopone da Todi (ca 1236 – 1306) che ha scritto molte famose laudi e San Francesco d’Assisi (1182 – 1226) che ha scritto il famoso Cantico delle Creature. Nell’umanesimo nacquero e si diffusero grandi poeti come Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio con le loro somme opere poetiche e letterarie. Nel rinascimento scrissero grandi poeti come Torquato Tasso che scrisse La Gerusalemme Liberata e Ludovico Ariosto che scrisse L’Orlando Furioso. Entrambe le opere sono veri e propri capolavori poetici. Nel ‘700 la grande cultura illuministica produsse poeti come Giuseppe Parini che scrisse la mirabile ode “La Caduta” e Ugo Foscolo che scrisse l’eccelso carme “I Sepolcri”. Poi il romanticismo generò poeti immortali come Leopardi che scrisse i famosi “Canti” e Alessandro Manzoni che scrisse le famose odi come il “5 maggio”. All’inizio del XX secolo nacquero movimenti poetici particolari come i Calligrammi. L’etimologia di calligramma deriva dal greco Kalòs (bello) e gramma (scritto). La parola calligramma fu coniata nel 1918 dal poeta surrealista Guillaume Apollinaire (1880 – 1918) per definire la propria raccolta di poesia in cui le parole erano disposte sulla pagina in modo da formare dei disegni. Nel ‘900 nacquero tante nuove avanguardie come il futurismo e l’ermetismo. Dopo la II guerra mondiale si diffuse la poetica del neorealismo già anticipata dalla famosa opera poetica “Lavorare stanca” di Cesare Pavese. Anche Pier Paolo Pasolini ha usato molto la poesia disegnata e i calligrammi inventando nuove forme per le sue poesie come la poesia a forma di rosa, a forma di croce e tante altre figure espressionistiche. Dagli anni ’70 ad oggi la poesia si è molto diversificata ed ampliata in moltissimi generi perché ormai ogni uomo esprime la propria vena poetica in produzioni personali tanto che si può dire che ogni uomo è un poeta di sé stesso. Oggi dalla poesia tradizionale, di cui fu massimo ed insigne esponente Montale, si è passati alla poesia post moderna che si scrive grazie al computer e si trasmette via internet. Questa breve, ma
intensa, sintesi della storia della poesia illustra bene la quantità dei generi e delle forme che ha assunto la poesia in tutti questi millenni di sviluppo. Dal principio la poesia antica prediligeva il verso e la metrica mentre la poesia contemporanea usa soprattutto il verso libero e il verso sciolto e anzi fa un uso bizzarro del foglio per apprezzare e sfruttare tutto lo spazio del foglio bianco. Oggi la poesia contemporanea predilige la poesia-prosa dove al ritmo cadenzato della melodia delle parole corrisponde una prosa più lunga ed articolata che allunga il verso fino alla prosa. In Italia il capostipite della poesia-prosa è stato certamente Cesare Pavese il quale ha scritto la poesia racconto usando i versi lunghi. Così anche io, Biagio Carrubba, ho inventato la poesia a diagrammi e la poesia postcontemporanea. La poesia a diagrammi si differenzia dai calligrammi di Apollinaire perché al posto dei disegni usa i diagrammi. Inoltre ho scritto varie poesie multimediali che sono una diretta conseguenza dell’uso del computer e nelle poesie politiche uso, anche io, la poesia-prosa. Nel 2017 ho pubblicato un libro “La poesia postcontemporanea”, dove ho cercato di dire e spiegare quali sono i compiti e le finalità della poesia postcontemporanea, adeguata e compenetrata nelle attuali società postcontemporanee.

V

Ogni poesia è composta da molti elementi: contenuto, forma, genere, metrica, versi, stile, figure retoriche, lexis, tono emotivo, poesia auto diegetica o poesia eterodiegetica. Una poesia può trattare qualsiasi argomento, da quelli del passato a quelli attuali o anticipare temi del futuro. Ma ciò che colpisce subito in una poesia è il fatto che il poeta si può esprimere verso il lettore o in modo velato, simbolico, indiretto ed implicito oppure si può esprimere in modo scoperto, realistico, chiaro ed esplicito. Questa differenza è molto importante perché storicamente ha creato due diversi generi di poesia: il genere di poesia chiusa o difficile e il genere di poesia aperta o chiara in base ai differenti tipi di espressione del poeta. La poesia chiusa è una poesia che si rivolge a pochi lettori che capiscono di poesia e non hanno difficoltà ad interpretare i simboli del poeta. Invece la poesia chiara è la poesia che si rivolge a tutti ed ha un seguito maggiore perché viene capita da più persone e arriva direttamente alla coscienza e all’intelligenza dei lettori. Quindi la poesia chiusa esprime un microcosmo conosciuto dal poeta e da pochi lettori mentre la poesia aperta esprime un macrocosmo che raggiunge molti lettori perché il messaggio è più aperto, chiaro e facile a capirsi. La poesia chiusa è anche quella che ha un lettore di riferimento mentre la poesia aperta si rivolge a un lettore indistinto che deve essere convinto e colpito dalla bellezza della poesia. La poesia è aperta quando tutti possono entrare nel testo e capirlo facilmente mentre è chiusa quando il lettore non riesce facilmente a capire il testo ma deve capire i simboli e il linguaggio del poeta per potere usufruire della bellezza della poesia. Oltre a questi due generi letterari tradizionali ne esistono tanti altri: la poesia sociale, la poesia elogiativa, la poesia conformistica, la poesia politica, la poesia di denuncia, la poesia anticonformistica e tanti altri generi che si rifanno all’argomento che trattano. Io, Biagio Carrubba, preferisco svolgere nelle mie poesie temi politici perché reputo che oggi sia importante raggiungere i lettori per destarli dal conformismo, dall’acquiescenza, dalla remissività e dall’arrendevolezza verso il potere che in questo momento sembra un leviatano che reprime ed abolisce le libertà dei cittadini. Io, Biagio Carrubba, scrivo poesie aperte, dirette, chiare, scoperte ed esplicite su argomenti politici perché voglio raggiungere direttamente il lettore per provocarlo, stimolarlo, stuzzicarlo ed esortarlo a reagire a questo stato leviatano del centro destra e cercare di riportarlo verso la bellezza e la concretezza delle idee e dell’ideologia del centro sinistra. Le mie poesie politiche, inoltre, hanno lo scopo di esortare i potenziali lettori a godere della bellezza della vita, ad amare la bellezza delle donne e la bellezza dello spettacolo naturale.

VI

La poesia, comunque come espressione e manifestazione dell’uomo, è un fatto storico: è nata con gli uomini primitivi e morirà con gli ultimi uomini che abiteranno la terra. La poesia è storica perché cambia con il progredire e con l’evoluzione delle società. La poesia è storica perché esprime le differenti condizioni degli uomini della società. La poesia è storica perché esprime in modo sintetico e simbolico tutte le aspirazioni degli uomini. La poesia è storica perché esprime l’ideologia, la cultura e la filosofia di un popolo o di una classe sociale. La poesia è storica perché anche se non proviene da Dio o dagli Dei, si rivolge a Dio e all’infinito ed esprime l’infinità dell’anima. Dunque la poesia rimane una bella ed importante manifestazione degli uomini. Il compito principale della poesia è quello, in primis, di esprimere i sentimenti profondi del poeta e le sue aspirazioni ma è anche quello di indicare le verità personali del poeta. La poesia, in secondo luogo, esprime anche l’amore per la vita e poeta la bellezza della natura che sono esperienze e sentimenti universali in tutti gli uomini. In terzis, la poesia canta la bellezza delle donne che è una delle maggiori bellezze naturali al mondo. Davanti al glamour, al fascino e alla bellezza di una donna l’uomo rimane incantato, estasiato e statico e ciò spiega perché tanti poeti scrivono poesie d’amore ispirate dall’amore e dalla bellezza della propria donna o di altre donne. Si può dire che la bellezza da sola dà un senso di vita a chi ama, apprezza ed è ammaliato dalla bellezza della vita e della natura. La poesia parte da lontano, dai primi uomini puri, incontaminati e primordiali che scrissero le prime poesie sui muri tramite i graffiti di allora. La poesia, inoltre, crea la parola nuova e fascinosa al poeta che plasma nuove immagini poetiche in un gioco di parole leggiadre, inconsuete e sublimi, come in un gioco di specchi che si rimandano le immagini l’uno all’altro dando sfumature diverse e visioni parziali della realtà e di sé stessi. In conclusione la poesia andrà lontano fino agli ultimi giorni di vita su questa terra quando riuscirà, ancora una volta, ad esprimere la tristezza e la tragedia degli ultimi giorni della vita degli uomini sulla terra. Come nel Medioevo l’aria della città rendeva liberi, così la poesia in ogni tempo rende liberi sia il poeta che il lettore in quanto la poesia è un processo di scrittura creativo, divergente e liberatorio. Come gustare e godere l’arte appaga, rasserena, stupisce, ammalia e spinge l’anima all’ascesi e a una vita parca, così una poesia bella suscita pensieri profondi nell’animo del lettore facendo risvegliare energie interne e pensieri inconsci nascosti all’anima umana.

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Modica 23 febbraio 2019                                                                                                              Prof. Biagio Carrubba

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