PARAGRAFO N. 41
Io, B. C., voglio commentare il versetto di san Matteo sulla morte di Gesù Cristo. “Morte. Dall’ora sesta fino all’ora nona si fece buio su tutta la Terra. Verso l’ora nona Gesù a gran voce gridò: <<Elì, Elì, lemà sabachthanì?>>. Cioè: <<Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?>>. Alcuni dei presenti, uditolo, dicevano: <<Egli chiama Elia>> e subito uno di loro corse a prendere una spugna, la imbevve di aceto e l’avvolse intorno a una canna per dargli da bere. Ma gli altri dicevano: <<Aspetta. Vediamo se viene Elia a salvarlo>>. Ma Gesù emise di nuovo un forte grido ed esalò lo spirito”. (Vangelo secondo Matteo. Cap. 27. Versetti 45 – 50). Questa frase, questa invocazione e questa richiesta: <<Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?>> di Gesù Cristo, presunto figlio di Dio, come lui affermava di essere, è, secondo me, molto vera perché contiene dentro un significato reale e concreto e una verità esistenziale e drammatica. Infatti io, B. C., penso che la percezione di paura e di sconforto che provò Gesù Cristo, sulla croce, prima di morire, siano condivisibili, conosciuti ed esperiti da ogni uomo e da ogni donna, quando sono abbandonati e lasciati soli dai suoi cari o dai suoi amici. Questa invocazione di Gesù Cristo a suo Padre ha, secondo me, qualcosa di vero, perché implorata, in quel frangente, da un figlio supplice che stava vivendo gli ultimi momenti di una drammatica esistenza, anche perché il figlio di Dio si è sentito solo e abbandonato da Dio suo Padre. Per questo motivo Gesù Cristo, davanti alla morte, ha tremato, così come ogni uomo trema davanti alla propria morte. Secondo me, B. C., l’invocazione di Gesù Cristo testimonia che, non soltanto la morte fa paura agli uomini deboli e fragili, ma ha fatto spaventare perfino il figlio di Dio, che ben conosceva già che sarebbe risorto, subito dopo la sua morte. Ma Gesù Cristo non riferì questa notizia né a sua madre e né ai suoi discepoli, che erano convenuti lì per confortarlo e assistere alla sua morte. Anch’io, B. C., posso testimoniare che io ho provato lo stesso spavento e la stessa desolazione, quando sono rimasto da solo e abbandonato a Ragusa nel 1990. Sono rimasto da solo per 10 anni, dal 1990 al 2000. Dunque io, B. C., per esperienza, diretta e personale, posso dire che chiunque rimanga da solo o abbandonato a sé stesso dalle persone più care, inevitabilmente si avvicina a qualcuno che lo possa salvare, aiutare e togliere dalla solitudine. Così feci io in quegli anni ragusani, quando mi avvicinai e mi aggrappai a Dio per non sentirmi solo. Alla fine del decennio ragusano, così in quelle condizioni psichiche, precarie e fragili, mi avvicinai e mi aggrappai a Dio. Nell’ultimo anno del XX secolo, e precisamente nel 1999, io, B. C., cominciai a scrivere, come al solito, delle poesie che avevano lo scopo di tenermi compagnia e chiedere aiuto a Dio, come ultima chance per avere un po’ di conforto e sollievo. In questo periodo scrissi molte poesie rivolte a Dio per ricevere il suo aiuto e la sua compagnia. Una poesia esemplare di questo periodo è la seguente.
L’unica cosa che mi resta è Dio.
Ora che non c’è più la passione politica
della gioventù, ma c’è la cruda realtà
del sistema militare internazionale, che
io accetto come capace di mantenere
l’ordine tra gli uomini, perché se non ci
fosse, allora credo che tutti i popoli nel
breve giro di pochi mesi si sbranerebbero
in un olocausto terribile e definitivo.
Ora che non c’è più l’illusione di parteci-
pare alla costruzione di una società senza
classi, di marxistica memoria;
ora che non ho più fiducia nella gente,
perché la trovo ipocrita, cattiva, violenta,
con la quale e per la quale non vale spendersi;
ora che non trovo senso né nella storia, né
nella vita e mi ritrovo solo qui con me stesso,
l’unica cosa che mi resta e in cui spererò fino
all’ultimo dei miei giorni sei tu, o Dio, ultima
ancora di salvezza che puoi dare un senso a
tutto, me compreso. Più mi avvicino alla morte,
e più prego Iddio che mi salvi.
Ragusa 05 aprile 1999
Con il senno di oggi, posso dire che questa poesia, come tutte le altre della stessa serie, aveva lo scopo di aiutarmi a vivere e a rafforzare il mio animo triste, solitario e tribolato. In questa poesia, io, B. C., esprimevo il bisogno che avevo di compagnia e invocavo l’amore e la misericordia di Dio. Ma non venne nessun Dio a farmi compagnia, né tantomeno venne nessun figlio di Dio ad aiutarmi nella mia squallida vita quotidiana. Dopo 10 anni di solitudine e di desolazione, che io superai anche grazie al supporto di queste poesie, riuscii a sopravvivere alla vita solitaria e squallida vissuta a Ragusa. Infatti, poco dopo, all’inizio del nuovo millennio conobbi, per fortuna mia, una donna di Modica che mi diede un po’ d’amore e di compagnia: Maria Iacono. Poi, per fortuna conobbi la mia attuale moglie che mi ha dato tutto il suo amore e tutta la sua compagnia. E da quel momento non ho più avuto bisogno dell’aiuto e della misericordia di Dio. Oggi, grazie alla mia nuova famiglia, non cerco più nessun Dio. Anzi, io B. C., sono arrivato al punto di ripudiare ogni Dio di qualsiasi religione esistente sulla Terra, perché in questi ultimi anni mi sono accorto e mi sono convinto che non esiste nessun Dio sopra la Terra, che ci possa salvare dalla morte e non c’è nessuna Provvidenza Divina che ci possa salvare dalla solitudine. Se poi dovesse succedere di nuovo di ritrovarmi solo, come già è successo, allora non avrò più dubbi, perché preferirei morire da solo nel mio letto, anziché aspettare e attendere un Dio che mi salvi dalla morte, perché sono sicuro che non verrà mai. Quindi
Più mi avvicino alla morte
più mi allontano da Dio.
Infine, io B. C., penso e suppongo che non c’è nessun Dio che ci possa salvare dalla pandemia del Covid 19 che imperversa su tutto il pianeta Terra e non c’è nessuna Provvidenza Divina che ci possa salvare dalla morte. Invece, io B. C., affermo che soltanto la ricerca scientifica ci può salvare dalle malattie e della vecchiaia e asserisco che soltanto la Scienza ci potrà liberare sia dalla pandemia e sia dalla morte. In ultimo, io B. C., affermo e confermo che il mio ateismo è, oggi, totale, fermo e deciso e non lo cambierò nemmeno in punto di morte.
MODICA 28 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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