Analisi e commento alla poesia “Come tu vuoi” di Mario Luzi.

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Analisi e commento alla poesia “Come tu vuoi” di Mario Luzi.

I

Mario Luzi nacque a Città di Castello (allora in provincia di Sesto Fiorentino) oggi, invece, si trova in provincia di Perugia, il 20 ottobre del 1914. Frequentò il liceo classico di Firenze e si laureò in letteratura francese. Dagli anni ’30 in poi diventò, con i suoi libri di poesie, uno dei massimi rappresentanti dell’ermetismo. Dopo il 1945 smise di scrivere poesie ermetiche e cominciò ad aprirsi al neorealismo poetico e letterario che esplose dopo la seconda guerra mondiale fino agli anni ’60. Dal 1963 in poi Luzi, con la raccolta poetica Nel Magma si allontanò dal neorealismo, come Andrea Zanzotto e tanti altri poeti, e prese la sua strada poetica personale differenziandosi dagli altri ognuno dei quali sviluppò il proprio pensiero poetico seguendo i propri spunti e la propria poetica personale all’interno della pluralità della poetica della società moderna e post moderna. Continuò a scrivere molte opere di poesia ma anche di poetica e opere teatrali. Inoltre scrisse anche molte poesie politiche, che commentavano e giudicavano l’Italia degli anni ’80 e anni ’90, senza però schierarsi pubblicamente e politicamente. Nel 2004, in occasione del suo novantesimo compleanno, fu nominato senatore a vita dal Presidente Ciampi e partecipò attivamente alle sedute del Senato. Scrisse poesie fino al giorno della sua morte che avvenne a Firenze il 28 febbraio 2005.

II

Le opere poetiche di Mario Luzi

Le più famose e principali opere poetiche di Mario Luzi sono:
1) La barca del 1935.
2) Avvento notturno del 1940.
3) Un brindisi e quaderno gotico del 1946.
4) Onore del vero del 1957. (Raccoglie e riordina le poesie dal 1952 al 1957).
5) Nel magma del 1963.
6) Su fondamenti invisibili del 1971.
7) Al fuoco della controversia del 1978.
8) Per il battesimo dei nostri frammenti del 1985.
9) Frasi e incisi di un canto salutare 1990.
10) Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini del 1994.
11) Sotto specie umana 1999.
12) La Passione 1999.
13) Poesie ritrovate 2003.
14) Dottrina dell’estremo principiante del 2004.
15) Lasciatemi, non trattenetemi. (Postumo 2009).

III

La poesia Come tu vuoi fa parte della raccolta Onore del vero del 1957.

Testo della poesia “Come tu vuoi”.

La tramontana screpola le argille,
stringe, assoda le terre di lavoro,
irrita l’acqua nelle conche; lascia
zappe confitte, aratri inerti
nel campo. Se qualcuno esce per legna,
o si sposta a fatica o si sofferma
rattrappito in cappucci e pellegrine,
serra i denti. Che regna nella stanza
è il silenzio del testimone muto
della neve, della pioggia, del fumo,
dell’immobilità del mutamento.

Sono qui che metto pine
sul fuoco, porgo orecchio
al fremere dei vetri, non ho calma
né ansia. Tu che per lunga promessa
vieni ed occupi il posto
lasciato dalla sofferenza
non disperare o di me o di te
fruga nelle adiacenze della casa,
cerca i battenti grigi della porta.
A poco a poco la misura è colma,
a poco a poco, a poco a poco, come
tu vuoi, la solitudine trabocca,
vieni ed entra, attingi a mani basse.

È un giorno dell’inverno di quest’anno,
un giorno, un giorno della nostra vita.

(Poesia n. 12. Da Mario Luzi. Tutte le poesie. Garzanti Editore. Gli elefanti. Pag. 224).

Parafrasi della poesia Come tu vuoi.

La poesia inizia con la descrizione del vento che soffia sulle case e inaridisce la terra. La tramontana colpisce anche le zappe e gli aratri abbandonati sul campo. Il poeta, dentro la sua casa, tutto solo, mentre ripete i suoi soliti gesti quotidiani, vede dalle finestre dei contadini che escono allo scoperto, serrando i denti, per raccogliere legna nuova, intirizziti dal freddo e coperti solo da una mantellina. Dentro la stanza del poeta regna un silenzio assoluto mentre fuori nevica e si sente lo scrosciare della pioggia. Il poeta si muove dentro la sua stanza alimentando il camino e con l’orecchio ascolta il fremere del vento che soffia di fuori. Il poeta non è né ansioso né irrequieto ma certamente è nervoso e triste per la sua lunga solitudine che gli pesa tanto, tanto che ad un certo punto si rivolge a Dio e lo invita a scendere nella sua stanza per tenergli compagnia e lenire la sua sofferenza. Il poeta dice a Dio di avvicinarsi nelle adiacenze della casa e di entrare per attingere a mani basse nella sua stanza e nella sua vita. In questo modo il poeta si rivolge a Dio a cuore aperto e lo invita ad entrare a casa sua per prendere tutto quello che vuole in modo che passi un altro giorno della sua triste vita.

Sintesi della poesia.
In questa poesia il poeta descrive una giornata invernale in montagna mentre soffia la tramontana. Il poeta è solo dentro casa e guarda fuori attraverso i vetri, ascolta il soffiare della tramontana e vede che qualcuno esce in aperta campagna, intirizzito, per raccogliere la legna. Il poeta si rivolge a Dio invitandolo ad andare da lui e ad accettare la sua anima. Il poeta è pronto a ricevere Dio. Quando finisce la tramontana finisce anche un altro giorno della sua vita.

Genere della poesia.
Il genere della poesia è neo realistico perché descrive una giornata invernale di campagna nei minimi particolari mettendo in risalto ogni aspetto della giornata e dell’ambiente circostante. Il poeta invoca Dio di aiutarlo a trascorrere una buona giornata.

Il linguaggio della poesia.
Il linguaggio della poesia è un linguaggio aspro e duro perché è caratterizzato da un lessico composto da molti verbi ripetuti e da avverbi complicati e sostantivi rari e difficili. Il linguaggio metaforico diventa, addirittura, simbolico, e quindi poco comprensibile tanto da avvicinarsi al modo di scrivere ermetico che Luzi aveva usato nel suo precedente periodo ermetico. I simboli della poesia sono la tramontana cioè il vento che diventa il simbolo della natura ostile agli uomini; l’inverno è il simbolo della natura e degli uomini che passano, da soli, la vita in campagna. La poesia è ricca di figure retoriche come l’endiadi dei verbi e soprattutto spicca l’ossimoro “dell’immobilità del mutamento”. Un’altra bella immagine è l’acqua irritata e smossa dal vento.

La tesi della poesia.
La tesi della poesia è la sofferenza che il poeta, simbolo di tutta l’umanità, prova ogni giorno quando si è soli e tristi e subisce l’inclemenza del clima che diventa il simbolo della natura ostile verso gli uomini. Il poeta cerca spontaneamente Dio di sua volontà, e non perché costretto dalla natura, ma perché il poeta desidera che la presenza di Dio dia un senso alla sofferenza degli uomini. Il poeta, con la sua solitudine, esprime tutti i dolori e la solitudine di chi vive solo in campagna tutti i giorni. E spera che la presenza di Dio può riscattare la vita degli uomini che vivono soli, afflitti dai mali della solitudine e dell’età. Inoltre spera di ricevere il dono della salvezza e della compagnia divina.

La bellezza della poesia.
La bellezza della poesia è data dai seguenti elementi.
1. Il linguaggio della poesia è formato da verbi quasi sinonimi utilizzati per dare maggiore forza alle frasi (stringe, assoda le terre di lavoro, verso 2).
2. La descrizione di alcuni particolari scene campestri come gli aratri inerti nel campo.
3. Il simbolo di alcuni oggetti come i cappucci e le pellegrine che sono il simbolo della sofferenza e della difesa degli uomini.
4. L’invocazione di aiuto a Dio che dà sollievo a chi si confida in Lui come fa il poeta.
5. La poesia diventa una preghiera a Dio e assume un valore quasi religioso.
6. Il poeta, che si muove solo in casa, non si scoraggia e non si deprime, ma, con l’aiuto di Dio, riesce a superare le difficoltà di tutti i giorni.
I due versi finali chiudono la lirica, riferendosi al freddo dell’inverno, e rafforzano la fiducia del poeta in Dio che lo aiuterà a vincere le difficoltà di ogni giorno. Luzi, per tutta la sua vita, ebbe al centro della sua esistenza la fede in Cristo e l’obbedienza alla Chiesa. Questa poesia è importante perché la presenza di Dio, per Luzi, fu una presenza costante fin dalla sua giovinezza e Luzi attraversò tutta la sua vita esistenziale ed umana, credendo sempre in Dio. Rimase cattolico per tutta la sua vita e non si discostò mai dalla fiducia in Dio fino all’ultima poesia che scrisse, conservando sempre la speranza della salvezza della sua anima in Cristo. Infatti, nella sua ultima poesia, il poeta ribadisce, ancora una volta, la sua fiducia in Dio di fronte alla morte che lo sorprese, solo, qualche giorno dopo la scrittura di questa ultima poesia che riporto qui sotto.

Testo della poesia “L’Ultima poesia”.

Il termine, la vetta
di quella scoscesa serpentina
ecco si approssimava,
ormai era vicina,
ne davano un chiaro avvertimento
i magri rimasugli
della tappa pellegrina
su alla celestiale cima.
Poco sopra
alla vista
che spazio si sarebbe aperto
dal culmine raggiunto…
immaginarlo
già era beatitudine
concessa
più che al suo desiderio al suo tormento.
Sì, l’immensità, la luce
ma quiete vera ci sarebbe stata?
Lì avrebbe la sua impresa
avuto il luminoso assolvimento
da sé stessa nella trasparente spera
o nasceva una nuova impossibile scalata…
Questo temeva, questo desiderava.

Poesia scritta nel libro Mario Luzi “Lasciami, non trattenermi” Garzandi Editori 2009.

Ovviamente la celestiale cima è simbolo della vita eterna e della ricompensa di Dio. Io, Biagio Carrubba, credo che Luzi fu un poeta profondamente credente e cattolico, ma sempre aperto al dubbio che scuote e turba, continuamente, tutti noi.

 

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Modica, 30/ 11/ 2018                                                                         Prof. Biagio Carrubba.

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