AL MIO RISVEGLIO, DOPO L’ILLUSORIO E VIRTUALE VIAGGIO NELL’INFERNO DI DANTE, SCOPRO CHE IL SOMMO POETA MI AVEVA LASCIATO UNA BUSTA DI LETTERE, SOPRA IL TAVOLO DEL MIO STUDIO.

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PARAGRAFO N. 60

Al mio ritorno, dopo l’illusorio e virtuale viaggio

nell’Inferno di Dante, io, B. C., mi resi conto e fui

cosciente che il viaggio di ritorno, dalla immagina-

zione, dalla pura invenzione e dalla fantasia men-

tale alla cruda e vera realtà della vita, fu, per me,

relativamente breve.

Alla fine del dormiveglia, mi risvegliai, uscii subito

dal sonno, ripresi i sensi e ritornai in piena coscienza.

Ripensai, per l’ultima volta, a tutti i luoghi lugubri e

macabri dell’Inferno; poi rievocai tutte le anime,

perse e dannate, che avevamo incontrato e visitato

nell’Inferno. Quindi mi ritrovai a casa seduto nello

studio. Erano le ore 12 del lunedì 18 ottobre 2021,

quando mi ritrovai sveglio e cosciente a casa mia.

Pensai e calcolai, nella mente, che il mio viaggio

infernale era durato ben 72 ore: dalle ore 12 di

venerdì del 15 ottobre fino alle ore 12 di lunedì

18 ottobre 2021. Dopo il mio risveglio, io B. C.,

trascorsi altre 3 ore nello studio della mia abita-

zione di Modica; vidi che tutto era, in ordine, così

come io lo avevo lasciato. Rividi e ritrovai il libro

La Divina Commedia, sopra il tavolo dello studio.

Riaprii l’opera poetica e la guardai, quindi ripensai

al mio stupefacente e incredibile viaggio con Dante.

Poi mi guardai attorno e rimasi sbalordito perché

vidi, per terra, l’abbigliamento che io avevo indos-

sato durante il viaggio infernale insieme a Dante.

Mi girai e vidi, anche, il vestito che Dante Alighieri

aveva indossato nel viaggio con me. Lessi la scritta

della maglietta di Dante e poi rilessi la scritta della

mia maglietta. Ripensai e ricordai tutto il viaggio,

fantastico e fantasioso, che io avevo fatto nella

mia mente e nella mia immaginazione. Poi, io, B. C.,

decisi che avrei redatto, descritto e trasferito tutto

il mio viaggio, dell’Inferno virtuale di Dante, sulle

pagine del mio diario per comporre un nuovo com-

ponimento poetico. Allora pensai di scrivere e de-

scrivere il mio viaggio virtuale e immaginario, che,

ancora, era soltanto nella mia memoria e nella mia

mente. Poco dopo, cominciai a trascriverlo sul mio

qua  derno di appunti. Io, B. C., volevo scrivere la

nuova composizione poetica per dare prova, agli

altri, del mio viaggio, che avevo compiuto insieme

a Dante, nel suo Inferno virtuale e surreale.

Poi, io B. C., volevo, anche, testimoniare agli

altri tutto ciò che avevo visitato e visto insie-

me a Dante, nonché dimostrare la mia riuscita

nel superare tutti gli ostacoli e gli imprevisti

che avevamo incontrato durante tutto il per-

corso, virtuale e immaginario, nell’Inferno di

Dante. Infine, io B. C., volevo far vedere e ma-

nifestare agli altri la mia effettiva fuoriuscita

dall’Inferno virtuale di Dante. Subito dopo, io

B. C., guardai attorno e i miei occhi furono at-

tratti e incuriositi da una spessa busta per let-

tere che si trovava sopra il tavolo del mio studio.

Era una busta, larga e colorata, doppia e spessa

e faceva capire che dentro di essa dovevano es-

serci più fogli che componevano una lunga lettera.

Poi vidi che nella facciata della busta, c’era riporta-

to il mio nome, Per Biagio, scritto con una calligra-

fia fina, minuta e con caratteri eleganti e miniati.

Dalla presenza di questa lettera che Dante mi aveva

lasciato per simpatia e benevolenza, io, B. C., intuii,

anche, che, benché l’anima di Dante non esisteva

più sulla Terra, il suo spirito era rimasto, vivo e vivi-

do, fra tutti i letterati del mondo. Infatti, io B. C., ora

so che, dopo aver visto Dante e dopo aver fatto il viag-

gio insieme a lui, il suo spirito intatto, grandioso e mae-

stoso, gira e circola nel cielo, ma il suo spirito è anche

presente ancora sulla Terra, presso tutti gli uomini di             

cultura che amano la grande poesia. Inoltre il suo spi-

rito mi testimonia, ancora oggi, che il mio viaggio, in-

sieme a Dante nel suo Inferno, è stato utile, proficuo,

bello e affascinante, non solo per me, ma per entram-

bi, amanti della poesia. Allora, io B. C., capii, anche,

che la mia fuoriuscita dall’Inferno costituiva la mia

rinascita nella mia vita di tutti i giorni. Avevo anche

la certezza che quel viaggio infernale sarebbe stato,

per me, ora, anche, un viaggio, vero e concreto, vali-

do e importante, nella prosecuzione della mia vita.

Inoltre, io B. C., capii che questo viaggio, avrebbe

reso più dolce, più soave e più sostenibile la mia vita,

triste e mesta di tutti i giorni. Inoltre, io, B.C., percepivo

e speravo che questo viaggio nell’Inferno virtuale di

Dante avrebbe rafforzato, ravvivato e rinvigorito il mio

spirito poetico e profetico. Allora, io, B. C., per tutte

queste sensazioni, emozioni e pensieri e riflessioni,

piacevoli e positive, che io provai dal mio fantastico

e fantasioso viaggio nell’Inferno virtuale di Dante, mi

sentii lieto e quasi felice. Inoltre, io B. C., trassi dal

viaggio immaginario e virtuale di Dante, anche, un

benevolo e augurante auspicio verso il mio futuro.

Inoltre queste mie meditazioni sul mio viaggio nell’

Inferno di Dante mi fecero ricordare, anche, le pa-

role di felicità che i tre sodomiti politici rivolsero a

Dante, per ricordargli di ricordarsi di loro, quando

lui sarebbe uscito dall’Inferno e ritornato sulla Terra.

Così, Dante avrebbe dovuto ricordarsi di loro e men-

zionarli ai concittadini di Firenze. In questo modo

Dante avrebbe provato, anche, la felicità di essere

riuscito dai luoghi bui dell’Inferno. Ecco, dunque, i

versi della terzina con la quale i tre sodomiti politici

augurano a Dante la felicità per aver visitato e per

essere uscito, incolume e in carne e ossa, dall’Infer-

no, così come vi era entrato.

<<Però, se campi d’esti luoghi bui

e torni a riveder le belle stelle,

quando ti gioverà dicere: “I’ fui”,

fa che di noi la gente favelle>>

(Inferno. Canto XVI. Versi 81 – 85).

MODICA 29 MARZO 2022

PROF. BIAGIO CARRUBBA

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