
La Passione (2)
Via crucis al Colosseo
di Mario Luzi
“La Passione di Cristo” di Mario Luzi elaborata e concepita per la Pasqua del 1999 ed espressamente richiesta dalla Chiesa di Roma, fu scritta dall’autore per la Via Crucis al Colosseo presieduta da Papa Giovanni Paolo II.
L’opera poetica inizia con una breve introduzione scritta dal Luzi per inquadrare e chiarire il proprio punto di vista su Gesù Cristo, prosegue con una spiegazione e meditazione sulle quattordici stazioni della Via crucis e termina, con una preghiera dedicata a Gesù Cristo risorto.
Ecco il breve testo di introduzione dell’Opera:
“ Padre, nella tua prescienza conosci tutto prima che sia
e quando è
lo guardi essere con il tuo sguardo imperscrutabile.
Quanto è lontana da te l’angoscia che mi opprime.
L’angoscia che mi leggi in viso
e nel cuore è quella del presentimento.
Tutto ti è comprensibile : anche questo ;
eppure dubito talora
che questa sofferenza non ti arrivi
poi subito di questo mi ravvedo
perchè so la tua misericordia.
Padre che sta per accadere che per te non sia già stato?
Che cos’è questo sgomento?
C’è nel tempo qualcosa che m’affligge,
il tempo è degli umani, per loro lo hai creato,
a loro hai dato il crearne, di inaugurare epoche di chiuderle.
Il tempo lo conosci, ma non lo condividi.
Io dal fondo del tempo ti dico: la tristezza
del tempo è forte nell’uomo invincibile.”
L’incipit dell’introduzione a “La Passione” è l’invocazione del giovane Gesù Cristo al Padre, chiamandolo “Padre”; e prosegue con la descrizione di suo Padre Dio che è onnisciente e sa tutto di tutto. Dopo l’incipit segue il tema dell’introduzione che è la descrizione dell’angoscia che il giovane Gesù sta per provare nell’imminente Passione e Via crucis, ma subito dopo Gesù Cristo si ravvede perchè conosce la grande misericordia di Dio Onnipotente. Dopo segue il rema in cui il giovane Gesù distingue tra la dimensione atemporale in cui vive il Padre e la dimensione temporale in cui vivono gli uomini. Lui, Gesù, ora sa che ormai è alla fine della vita terrena ed in prossimità di raggiungere la casa del Padre. Nella conclusione Gesù, afferma che vive male questa vita terrena ma , si accorge che anche gli uomini vivono la stessa condizione di tristezza.
L’introduzione è molto importante perché spiega e dispiega il tono emotivo e il punto di vista che Gesù Cristo dà alla sua passione che lo attende per volontà di suo padre, Dio Onnipotente, ma esprime anche al contempo il punto focale e la passione che Mario Luzi intende dare a Gesù Cristo crocifisso e risorto.
Lo stimung, cioè il sentimento prevalente dell’introduzione è quello dell’angoscia del figlio che vorrebbe evitare a sé stesso questa “sofferenza”. Questo presentimento di angoscia richiama due brani sacri. Il primo brano è il salmo n.130 il cui incipit è questo :
“ Dal profondo a te grido , o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera. […]”
Il secondo brano è una frase di Gesù riportata nel Vangelo di Matteo (v.26-41):
“[…] Lo spirito è pronto , ma la carne è debole. […]”
Ma, la cosa sorprendente dell’introduzione è che Gesù stesso non sa come andrà a finire la sua Passione e da questa discrepanza che c’è tra il suo sapere umano e l’Onniscienza di Suo Padre nasce la Passione e la sofferenza di Gesù Cristo, quando dice (in Marco 13-32):
“Quanto poi a quel giorno o a quell’ora , nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.”
II
E’ necessario per comprendere il punto di vista di Mario Luzi, e come punto di partenza di tutta l’opera riportare, esplicitare e destrinsencare il Cristianesimo come lo sentiva il poeta, che ha manifestato ed espresso in varie occasioni della sua vita e in vari momenti della sua produzione letteraria e poetica.
Io, Biagio Carrubba, vi porto alcuni lacerti di Mario Luzi tratti da diverse opere scritte in ordine cronologico in cui, Mario Luzi esprime il suo punto di vista critico e teologico ma anche, sentito e appassionato su Cristo, sul Cristianesimo e sulla Chiesa Cattolica di Roma.
I lacerto:
“ […] La Parola è appunto l’attesa di una verità che si incarni e si tolga finitudine alla nostra finitudine, tolga limiti alla nostra finitudine. E’ l’incarnazione di Cristo, ed è poi la Pentecoste. Fino a che un’incarnazione di quel genere non è scesa nel continuum dell’uomo, la nostra finitudine era cieca […]”
Tratto da “Colloquio – Un dialogo con mario Specchio” Mario Luzi, p.182, Garzanti, 1999.
II lacerto:
“ […] La centralità della figura di cristo come colui che assume la morte, che riscatta la con la morte, dentro la morte, ritorna anche più avanti nel “Coro delle cose dipinte”, che accompagnano e salutano Pontorno ormai addormentato. […]”
Tratto da “Colloquio – Un dialogo con mario Specchio” Mario Luzi, p.288, Garzanti, 1999.
III lacerto:
“[…] Si, veramente Cristo per me rappresenta proprio questo. E’ colui che produce, non quello che difende o impugna le cose per difenderle no, è quello che produce, che propugna, che porta avanti, insomma. Quindi cristico in questo senso. […]”
Tratto da “Colloquio – Un dialogo con mario Specchio” Mario Luzi,pp. 295-296, Garzanti, 1999.
IV lacerto:
“[…] Clorinda Ruzzi intervista Mario Luzi
Ruzzi: “ Come vive oggi il suo rapporto con dio, professore?”
Luzi: ” Lo vivo vivendo. Quello che c’è intorno a noi, alla nostra vita è già un dono: è già divino. Non trovo alterità. Sembra eretico, ma non è; noi facciamo parte di questo prodigio che è la vita universale, dal cui interno si è staccato il messaggio per gli uomini, che sono i vangeli. E il centro è Cristo.”
Tratto da “quasi privato” Clorinda Ruzzi, p.3, Clietocollelibri, 2001
V lacerto:
“ […] L’umanità è una specie forse predileta, perchè ha avuto il beneficio dell’incarnazione. Ma tante specie , tanti modi di vita sono al mondo… noi siamo uno: ma siamo quello che contribuisce alla perfettibilità dell’essere. In questo ha ragione Theillard de Chardin che non ha messo in contrasto l astoria umana con quella divina. Però non sappiamo il disegno qual è, né il disegno che si va facendo…”
…” il nostro scacco.”
“ E’ vero, ma noi assumendo il bene della vita dove c’è, in fondo siamo nel vivente. Che cosa vogliamo di più? Noi non possiamo esigere nulla di più che essere nel vivente, sapere e sentire di esserci. […]”
Tratto da “quasi privato” Clorinda Ruzzi, p. 23, Clietocollelibri, 2001
VI lacerto:
“ […] … Cristo ha la certezza soprannaturale, ma le sue angosce sono umane; e questa è la condizione nostra; insomma , se pensiamo di aver chiara la grammatica universale, le conseguenze logico-sintattiche, siamo degli illusi. C’è la dismisura fra quello che possiamo vedere e quello che possiamo comprender. Incolmabile. A noi non resta che registrare, sotto specie di infinito, questo nostro desiderio di infinito. […].
Tratto da “quasi privato” Clorinda Ruzzi, p.30, Clietocollelibri, 2001
VII lacerto:
“[…] La chiesa , per me, ha avuto il grande meritodi trasmetterci i Vangeli, per il resto la considero un’organizzazione umana i cui errori e i cui antichi pregiudizi sono part eintegrante di un magistero che, sicuramente, viene dalla Fonte, ma provieneanche dal tempo.
CASSIGOLI- Il Papa sembra essere l’unica autentica voce di pace, spesso inascoltata e che si sta spegnendo nella sofferenza. Una figura che lei ha definito “cristica”, secondo quella visione del ‘Cristo parte dall’uomo’ che le è molto cara. Ma perchè il Cristianesimo dev’essere martirio esofferenza e non gioia e speranza? […]”
Tratto da “Le nuove paure”, Mario Luzi, pp.82-93, Passigli Editori, 2003.
VIII lacerto:
“[…] Io ho sempre messo al centro di Cristo e ripenso al monito di mia madre sull’eucaristia non come rito, ma come vera presenza. Questo ho ritrovato in don Flori, lui mi ha fatto sentire veramente la messa el’eucaristia, quando, sacerdote, superava la sua e la nostra umanità, investendosi del sacrificio della messa così avvertivi nelle sue funzioni in lui il cristianesimo avveniva, in modo inesauribile. L’ho conosciuto nel 1978 e ci siamo frequentati per diciotto anni, tutte le estati, quando ero suo ospite nell’ex seminario di Pienza.”
Tratto da “ Vita fedele alla Vita”, Mario Luzi, p.103, Passigli Editore, 2004.
Come è evidente dai lacerti su esposti, l’immagine di Gesù Cristo che esce dai giudizi di Luzi, è un’immagine di un giovane forte, convincente, positivo, propositivo, sicuro di sé e di suo padre (cioè Dio), in una parola Gesù Cristo coincide con l’immagine che ne esce dai Vangeli, cioè come figlio dell’uomo, il Messia, il Redentore dei peccati degli uomini e figlio di Dio che , nel giorno del Giudizio Universale porterà la vita eterna all’umanità.
Invece, inaspettatamente l’immagine di Gesù Cristo che ne dà Luzi in questa Passione è l’immagine di un giovane debole, tentennante, perplesso, esitante, pauroso della morte e della vita che chiede continuamente aiuto a suo padre, Dio Onnipotente, che lo presenta con “uno sguardo imperscrutabile” e quindi indecifrabile.
Nonostante questa immagine poco positiva di Gesù Cristo, il percorso di Mario Luzi durante tutta la Passione è molto lucido, teso, intelligente e sostenuto. Questo dà alla Passione un taglio razionale sia sul piano filosofico che teologico. Lo stile risulta limpido e personale cosicché alla fine ne esce un Gesù Cristo logico, intransigente e spietato nei confronti di sé stesso, del padre e degli uomini.
Nonostante, l’immagine di Gesù Cristo sia molto differente da quella descritta nei Vangeli io, Biagio Carrubba, apprezzo molto lo stile e la logica che Luzi esplicita ed estrinseca ne “La passione”.
Biagio Carrubba
Modica, 16 Settembre 2013
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