La poesia è la poesia numero 46, fu scritta nell’ottobre del 1900 e pubblicata nella I edizione dell’opera del 1903.
Testo della poesia
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo si tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell’aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell’umida sera.
È, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d’oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube del giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell’ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
Che gridi nell’aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, si piccola, i nidi
nel giorno non l’ebbero intera.
Né io… e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don…Don… E mi dicono, Dormi!
Mi cantano, Dormi! Sussurrano,
Dormi! Bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra…
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch’io torni com’era…
sentivo mia madre… poi nulla…
sul far della sera.
Parafrasi della poesia
Il giorno fu pieno di lampi;
tra un po’ verranno le stelle,
le silenziose stelle. Un breve gre gre
di rane si sente nei campi.
Una lieve brezza che dà un senso di gioia
attraversa le leggere foglie.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Le stelle nasceranno
nel cielo umido e pulito.
Un rivo scorre con rumore monotono
là presso le rane saltellanti.
Un dolce lamento resta della cupa tempesta
e dell’aspra bufera,
Nell’umida sera.
L’acqua della tempesta è finita
in un ruscello rumoroso.
Nuvole di porpora, rosse, gialle
restano dei rapidi fulmini.
O stanco dolore, riposa!
La nube che nel giorno fu più nera
è quella che ora è più rosa
nell’ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
che gridi nell’aria serena!
La fame nel povero giorno
fa aumentare la cena chiassosa.
I rondinini non ebbero la parte intera
così come non l’ebbi io.
e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Voci di campane nel cielo azzurro
mi dicono Don… Don…
mi cantano Dormi! mi sussurrano Dormi!
bisbigliano Dormi!
Mi sembrano canti di culla
che mi fanno ritornare bambino
quando sentivo la voce di mia madre
che mi addormentava
sul far della sera.
Il tema della poesia
Il tema della poesia è la regressione del poeta a quando era bambino prima della morte del padre che gli ha procurato molte sofferenze e dolore. Il poeta in questa poesia rimuove il fatto traumatico dell’omicidio del padre e si ricollega direttamente alla bontà e alla dolcezza della madre. Mentre nella poesia “X Agosto” il poeta descriveva il dolore acuto che scaturì dalla morte violenta del padre, in questa poesia, invece, il poeta esprime la pace interiore ritrovata con il passare degli anni. La poesia descrive, attraverso una similitudine, la sua raggiunta pace interiore: come il giorno fu pieno di lampi e di bufera, e anche le rondini hanno sofferto, così ora sul far della sera il poeta ritrova la pace che non ebbe durante il giorno.
Il messaggio della poesia
Il messaggio della poesia è quello di indicare che dopo il travaglio del giorno, come nella vita, arriva la sera che porta la ritrovata felicità.
La tesi della poesia
La tesi della poesia è quella di non perdere mai la fiducia nella vita: come dopo il temporale arriva il sereno, così dopo la violenza e il dolore viene la pace e la serenità interiore.
Analisi della forma
La metrica
Strofe di novenari dattilico-anapestici, concluse da un senario. Le rime sono alternate.
Il linguaggio poetico
Il linguaggio poetico è ricchissimo di figure retoriche come sinestesie, onomatopee, sintagmi-fonosimbolici, allitterazioni, ossimori, enjambement, simboli, metonimia, climax ascendente, anafore ed esclamazioni.
La lexis della poesia
La lexis della poesia è altissima e chiara.
Il tono emotivo
Il tono emotivo è melanconico ma anche di rasserenata dolcezza che prova il poeta di fronte alla natura e alla sera quando ritrova la sua pace interiore.
La bellezza della poesia
La bellezza della poesia è data dal magico intrecciarsi e rincorrersi di tutte le figure retoriche della poesia. Il secondo motivo è dato dal linguaggio poetico di melodie che si trasformano in cantilena e per ultimo la contemplazione del poeta verso la natura colta nei suoi minimi particolari come il verso delle rane, il suono delle campane, il vocio delle rondini e il ricordo delle nenie della madre.
Modica 03 luglio 2019 Prof. Biagio Carrubba
Rivisto e pubblicato oggi 01 luglio 2023
Commenti recenti