7. Cesare Pavese. Due poesie spiritose di “LAVORARE STANCA”.

Share Button

I

Il componimento poetico “Lavorare stanca” è formato da sei grandi sezioni tematiche:

Prima sezione Antenati: Poesie da nr. 1 a nr. 11

Seconda sezione Dopo: Poesie da nr. 12 a nr. 26

Terza sezione Città in campagna Poesie da nr. 27 a nr. 45

Quarta sezione Maternità Poesia da nr. 46 a nr. 55

Quinta sezione Legna verde Poesia da nr. 56 a nr. 62

Sesta sezione Paternità Poesia da nr. 63 a nr. 70

Ogni sezione sviluppa un ampio tema formato da diverse poesie che si collegano in qualche modo al tema generale della sezione. La prima sezione, Antenati, ha per tema generale sia i rapporti di parentela che i legami di amicizia. Dal punto di vista dei personaggi, le poesie della sezione sono molto eterogenee tra di loro mentre la forma delle poesie presenta strofe massicce e versi allungati in orizzontale. Nella prima poesia, “I mari del sud”, Cesare Pavese descrive la sua ammirazione verso un suo cugino che per venti anni aveva lavorato come marinaio in molte navi che avevano solcato i mari esotici dell’Australia e che poi era ritornato sulle langhe piemontesi. Il giovane Pavese è attratto da questo suo cugino per la vita errabonda che ha vissuto e per gli stupendi paesaggi che ha contemplato in giro per il mondo ed è molto bello il finale quando il giovane poeta dice al cugino che è stato fortunato perché ha visto l’aurora sulle isole più belle della terra. A questa frase di compiacimento estetico il cugino “sorride e risponde che il sole/si levava che il giorno era vecchio per loro” per dire che i marinai lavoravano per tutta la notte e quindi l’alba per loro arrivava dopo molte ore di duro lavoro. Nella seconda poesia, Antenati, Pavese descrive la sua ricostruzione di alcuni suoi avi che si erano fatti una posizione economica sulle langhe e il cui ideale era quello di “girovagare su quelle colline, /senza donne e le mani tenercele dietro alla schiena”. La terza poesia, Paesaggio I, presenta la descrizione di un personaggio curioso, particolare e bizzarro, l’eremita che vive da solo nelle langhe “E depone gli sterchi/ su uno spiazzo scoperto, a seccarsi nel sole”. Nella quarta poesia, Gente spaesata, Pavese descrive la sua simpatia e la sua amicizia verso un suo amico con il quale si trova a bere e a sognare in una tampa torinese. Questa è la poesia più allegra e spiritosa della sezione per il suo spirito di sognatori che la attraversa. Nella ottava poesia, Luna d’agosto, Cesare Pavese descrive il particolare drammatico di una moglie che assiste inerme e guarda impotente il cadavere del marito che gronda sangue sotto il terrore lunare. Dopo di che la donna si ritira sotto l’ombra dell’albero e la poesia si conclude “Sotto, scura la terra si bagna di sangue”. L’ultima poesia, La notte, è una poesia biografica nella quale Pavese ricorda l’immobilità e la limpidezza di una sera d’estate della sua fanciullezza. Tutte le poesie di questa sezione sono serie, monotone e simili nella forma ma presentano personaggi vari e diversi tra di loro come visto nelle poesie sintetizzate sopra. Tra tutte le poesie della prima sezione la più allegra e spiritosa è “Gente spaesata”.

Testo della poesia “Gente spaesata”.

Troppo mare. Ne abbiamo veduto abbastanza di mare.

Alla sera, che l’acqua si stende slavata

e sfumata nel nulla, l’amico la fissa

e io fisso l’amico e non parla nessuno.

Nottetempo finiamo a rinchiuderci in fondo a una tampa,

isolati nel fumo, e beviamo. L’amico ha i suoi sogni

(sono un poco monotoni i sogni allo scroscio del mare)

dove l’acqua non è che lo specchi, tra un’isola e l’altra,

di colline, screziate di fiori selvaggi e cascate.

Il suo vino è così. Si contempla, guardando il bicchiere,

a innalzare colline di verde sul piano del mare

perché è un’acqua ben chiara, che mostra persino le pietre.

Vedo solo colline e mi riempiono il cielo e la terra

con le linee sicure dei fianchi, lontane o vicine.

Solamente, le mie sono scabre, e striate di vigne

faticose sul suolo bruciato. L’amico le accetta

e le vuole vestire di fiori e di frutti selvaggi

per scoprirvi ridendo ragazze più nude dei frutti.

Non occorre: ai miei sogni più scabri non manca un sorriso.

Se domani sul presto saremo in cammino

verso quelle colline, potremo incontrar per le vigne

qualche scura ragazza, annerita di sole,

e, attaccando discorso, mangiarle un po’ d’uva.

(1933)

Breve sintesi di “Gente spaesata”

L’amico e il poeta scrutano continuamente l’acqua del fiume di Torino. Dopo, di notte, il poeta e il suo amico vanno in una bettola a bere e a fumare trasognati. L’amico racconta al poeta i sogni fatti in precedenza davanti al fiume che riflette le diverse chiazze di colori e di fiori delle colline. Il poeta racconta i suoi sogni dove immagina le sue colline che sono scabre e striate di vigne. L’amico vorrebbe le colline ricoperte di fiori e di frutti selvaggi per scoprirvi le ragazze più nude e sensuali dei frutti. Se l’indomani i due amici andranno su quelle colline troveranno qualche ragazza scura e attaccando discorso con lei, proveranno a rubarle un po’ d’uva per mangiarsela.

II

La seconda sezione, Dopo, ha per tema generale le donne e come sono viste dal poeta. I personaggi della sezione sono molto variegati tra di loro. Nella prima poesia, Incontro, Pavese immagina nella sua mente una donna ideale, fantastica e platonica che rincorre ma non riesce mai ad afferrare. La poesia si conclude con questi due versi: “L’ho creata dal fondo di tutte le cose/che mi sono più care, e non riesco a comprenderla”. Poi seguono le tre poesie dedicate a Fernanda Pivano. Nella poesia numero 21, Terre bruciate, Pavese ricorda, durante il suo confino a Brancaleone Calabro, con nostalgia le donne vivaci e briose lasciate a Torino. Le ultime poesie della sezione trattano tutte di figure femminili che hanno come protagoniste delle prostitute. Ognuna di esse ha il proprio passato e la propria esperienza e si muove ognuna in una situazione ambientale diversa ma sono tutte animate da una lotta per la sopravvivenza e per migliorare la propria vita. Esse vivono e abitano in un mondo affollato da uomini egoisti e indifferenti alla loro vita e preoccupati soltanto per sé stessi. L’esempio più fulgido tra le prostitute è Deola che vive la sua vita solitaria in mezza alla folla che cammina, indifferente, per Torino. La poesia, Pensieri di Deola, si conclude con questi due versi: “Stare sola, se vuole, /al mattino, e sedersi al caffè. Non cercare nessuno”. Ognuna di queste donne ha quindi i propri pensieri e le proprie storie così come nella poesia, Due sigarette, Pavese sintetizza l’indifferenza dei passanti con questi versi: “Ogni rado passante ha una faccia e una storia” per dire che ogni passante è sconosciuto all’altro e vive la sua vita solitaria in un miscuglio di gente che va e viene per la città di Torino. L’ultima poesia, Dopo, è una poesia biografica nella quale Pavese ricorda la sera passata con la sua “compagna” in atteggiamenti intimi. In questa poesia Pavese esprime tutta la sua gioia per la serata trascorsa con la sua amica tanto che gli sembrano un miracolo le sensazioni dolci che aveva provato a contatto del corpo della sua compagna. Nel finale Pavese si augura di poterla rincontrare l’indomani. Tutte le poesie della seconda sezione sono lunghe, serie, con versi lunghi e strofe massicce. L’unica poesia con spirito allegro e spiritoso è senz’altro “Terre bruciate”.

Testo della poesia “Terre bruciate”.

Parla il giovane smilzo che è stato a Torino.

Il gran mare si stende, nascosto da rocce,

e dà in cielo un azzurro slavato. Rilucono gli occhi

di ciascuno che ascolta.

A Torino si arriva di sera

e si vedono subito per la strada le donne

maliziose, vestite per gli occhi, che camminano sole.

Là, ciascuna lavora per la veste che indossa,

ma l’adatta a ogni luce. Ci sono colori

da mattino, colori per uscire nei viali,

per piacere di notte. Le donne, che aspettano

e si sentono sole, conoscono a fondo la vita.

Sono libere. A loro non rifiutano nulla.

Sento il mare che batte e ribatte spossato alla riva.

Vedo gli occhi profondi di questi ragazzi

lampeggiare. A due passi il filare di fichi

disperato s’annoia sulla roccia rossastra.

Ce ne sono di libere che fumano sole.

Ci si trova la sera e abbandona il mattino

al caffè, come amici. Sono giovani sempre.

Voglion occhi e prontezza nell’uomo e che scherzi

e che sia sempre fine. Basta uscire in collina

e che piova: si piegano come bambine,

ma si sanno godere l’amore. Più esperte di un uomo.

Sono vive e slanciate e, anche nude, discorrono

con quel brio che hanno sempre.

Lo ascolto.

Ho fissato le occhiaie del giovane smilzo

tutte intente. Han veduto anche loro una volta quel verde.

Fumerò a notte buia, ignorando anche il mare.

(agosto 1935)

Breve sintesi di “Terre bruciate”

Pavese descrive sé stesso come un giovane smilzo che ha visto Torino, dove ha visto molte giovani donne passeggiare per le strade. Il giovane smilzo guarda soprattutto le vesti di ognuna di loro ed in particolare di ognuna di loro che attirano subito, per i colori vivaci, gli uomini. Queste donne sono ovviamente libere e attirano gli uomini e vogliono uomini sempre raffinati e loro “si sanno godere l’amore”. Sono donne vivaci e snelle e anche briose e hanno una vivacità di comportamento dovuta ad un senso di benessere ed ottimismo. Il poeta è contento di avere visto queste donne e ripensa a loro con nostalgia e rammarico perché adesso si trova solo a Brancaleone Calabro e questa sua solitudine lo porterà a fumare nella notte buia ignorando pure la bellezza e il rumore del mare. Le due poesie da me scelte e sintetizzate sono poesie spiritose ed allegre e risultano le più gradevoli a leggersi e danno di Pavese una immagine non tetra e solitaria così come è nella memoria collettiva dei lettori ma danno l’idea di un giovane solitario ma vivace e pieno di brio e simpatia nei confronti dei parenti e degli amici.

Modica, 24/ 09/ 2018                                Il Professore Biagio Carrubba.

Modica, rivisto e riordinato il 03 giugno 2023

Modica, 10 giugno 2023 Prof. Biagio Carrubba

Share Button

Replica

Puoi usare questi tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>