5. INTRODUZIONE ALL’OPERA POETICA ACQUE E TERRE DI S. QUASIMODO.

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Salvatore Quasimodo riuscì a pubblicare la sua prima opera poetica ACQUE E TERRE, a Firenze nel 1930 per le edizioni “Solaria”.  L’opera poetica è composta da 25 poesie, ordinate e selezionate dal poeta per essere pubblicate nella rivista Solaria. In questo modo S. Quasimodo si adeguava alla poetica prevalente dominante degli anni ’30 e cioè alla poetica dell’ermetismo che era l’unica poetica accettata dal fascismo. Le poesie, che il poeta aveva scritto negli anni precedenti, furono quindi adeguate al clima culturale e politico del fascismo e dell’ermetismo. La prova evidente di questo adeguamento e selezione è data dalla prima poesia è “ED È SUBITO SERA” che il poeta seleziona da una poesia precedente molto più lunga e meno intensa. Invece, S. Quasimodo, con questo strappo, le diede uno stile e una tecnica di scrittura tipicamente preermetica o addirittura ermetica. Infatti i celebri tre versi della poesia sono considerati l’emblema dell’ermetismo. In un certo qual modo, S. Quasimodo si adeguò, nolente o volente, alla politica ufficiale del fascismo e dell’ermetismo. Infatti tutte le poesie dell’opera ACQUE E TERRE hanno uno stile e una tecnica di scrittura basata sulla essenzialità della parola, sulla brevità dei versi, ricchi di figure retoriche, quale l’analogia e l’ellissi che conferiscono all’opera poetica un’aura, prettamente e volutamente, ermetica, chiusa e personale. I temi della raccolta sono vari e tutte le poesie sono scritte in prima persona. Hanno quindi un carattere autobiografico e personale, tanto è vero che il libro si può considerare un soliloquio che si può recitare o declamare a bassa voce in un monologo con sé stesso. I temi dell’opera poetica sono molti e vari, ma si possono raggruppare in 5 gruppi.

Il primo gruppo contiene le poesie dedicate alla nostalgia della Sicilia e dei suoi paesaggi, come le poesie “VENTO A TINDARI”, “ARIETE”, “TERRA”, “SPAZIO”, “SPECCHIO”, “VICOLO” “I RITORNI”.

Il secondo gruppo contiene le poesie che riguardano la percezione pessimistica della vita passata, presente e futura come le poesie “ANGELI” “ALBERO” “ACQUSMORTA” DOLORE DI COSE CHE IGNORO “MAI TI VINSE NOTTE COSI’ CHIARA”, “RIFUGIO D’UCCELLI NOTTURNI”, “ANCHE MI FUGGE LA MIA COMPAGNIA” e “IN ME SMARRITA OGNI FORMA” e “ED E’ SUBITO SERA”.

Il terzo gruppo contiene le poesie che trattano il suo rapporto con Dio come nelle poesie “SI CHINA IL GIORNO” “NESSUNO”.

Il quarto gruppo contiene le poesie che esprimono i sentimenti del poeta verso una donna come nelle poesie “E LA TUA VESTE È BIANCA”, “ANTICO INVERNO”, “S’UDIVANO STAGIONI AEREE PASSARE”.

Il quinto gruppo contiene le poesie che riguardano la descrizione di alcuni ambienti naturali come le poesie: “RIFUGIO DI UCCELLI NOTTURNI”, “FRESCA MARINA” e “SPECCHIO”.

II

Molte poesie di ACQUE E TERRE rievocano e rimpiangono la sua fanciullezza passata in Sicilia, che è il tema prevalente e diffuso dell’intera opera. Il linguaggio delle poesie è abbastanza moderno, ma piegato al rimo e ai versi, pieni di figure retoriche che già fa intravedere l’arte e la tecnica ermetica. Il tono emotivo delle poesie è malinconico, mesto e triste sia per il rimpianto per la Sicilia e per la fanciulla perduta sia per il pessimismo che circola anche sulle poesie che parlano del presente e del futuro. Il messaggio dell’opera poetica consiste nell’esprimere il dolore e la tristezza che si provano nell’esilio e nella lontananza dalla terra nativa e nella solitudine della vita presente. L’esilio del poeta è attenuato dalla presenza di un amore presente ed è mitigato dal ricordo di un amore lontano nel tempo che rischiara e attenua la solitudine dell’esule emigrato dalla Sicilia. Si riscontrano pochissime reminiscenze letterarie: tracce di Leopardi, Pascoli e Sergio Corazzini come nella poesia “NESSUNO”.

Le poesie più belle e celebri, secondo me, sono: “ED È SUBITO SERA”, “VENTO A TINDARI” “VICOLO” e “I RITORNI”.

III

La prima poesia che apre la raccolta del 1942 e dà il titolo alla nuova sistemazione della nuova poesia di Quasimodo è ED È SUBITO SERA, che faceva parte di una poesia precedente dal titolo SOLITUDINI. Nella prima edizione questi tre versi concludevano la poesia SOLITUDINI. (Questa poesia completa e integrale si trova soltanto nel libro I Meridiani a pag. 1035).

Testo della poesia.

                                                      ED È SUBITO SERA

                                                    Ognuno sta solo sul cuor della terra

                                                    trafitto da un raggio di sole:

                                                    ed è subito sera.

La parafrasi della poesia.

Ognuno sta solo al centro del suo territorio o al centro della sua città, allorquando è colpito dalla illusione della felicità, e dal raggio del sole, poiché subito dopo tramonta: ed è subito sera, cioè arriva la morte che cancella ogni cosa e porta via la vita.

 Il tema della poesia.

Il tema della poesia è la solitudine che vive all’interno di ogni uomo. Ogni uomo è sempre solo con sé stesso, anche se molte volte può essere vicino agli altri. La solitudine si affievolisce, ma non scompare del tutto, quando l’uomo trova l’amore di una donna e l’amore dei figli. Ma anche nelle migliori condizioni possibili egli è sempre solo con sé stesso, perché se si ammala è lui a soffrire e se muore è lui a morire. Gli altri possono fare molto, ma non tutto, possono lenire le sofferenze ma non toglierle e salvare dalla malattia o dalla morte. Ogni uomo è solo con sé stesso sempre e si illude di poter capire la vita e si inganna quando pensa di afferrare la felicità perché arriva subito la morte che porta via ogni cosa, ogni illusione e ogni felicità.

Il messaggio della poesia.

Il messaggio della poesia è quello di affermare che ciascuno deve prendere la vita in modo serio e in modo distaccato: in modo serio significa: svolgere la propria vita con responsabilità verso se stesso e verso gli altri; in modo distaccato significa: svolgere la propria vita senza sentirsi al centro della terra o il padrone del mondo, ma vivere serenamente e svolgere il proprio lavoro, e al contempo godere di tutti i piaceri culturali e corporali che la vita offre, perché la morte arriva quando uno meno se l’aspetta.

Il linguaggio poetico della poesia.

Il linguaggio poetico della poesia è notevole perché, apparentemente, sembra costruito con parole altamente semplici, ma in verità sono parole, sapientemente, collocate nei tre versi, che assumono così un andamento discendente: il primo verso è un doppio senario, il secondo verso è novenario e il terso verso è settenario. La rima è rima è alternata: terra – sera. Anche la concatenazione logica è serrata e discendente; si va dall’uomo nel centro della sua vita e al centro della terra e si arriva alla ineludibile e ineluttabile morte che lo spazza via da ogni luogo.

Le figure retoriche della poesia.

Le forme retoriche sono varie e perfette: la metafora (sul cuor della terra), l’allitterazione (sta solo sul cuor della terra), l’analogia (trafitto da un raggio di sole), l’assonanza (terra – sera, solo – sole). La metafora finale dove la sera è il simbolo della morte. La lexis della poesia è chiara e semplice, ma estremamente efficace nella sua brevità.

Il tono emotivo della poesia.

Il tono emotivo della poesia è mesto e malinconico perché esprime tutto il pessimismo del poeta sulla desolante condizione dell’uomo destinato a perire e a non gioire sulla terra.

La bellezza della poesia.

La poesia è molto bella perché sintetizza in solo tre versi la condizione umana nella sua breve vita terrena, dandone una visione pessimistica, ma reale ed oggettiva.

IV

La seconda poesia dell’opera è VENTO A TINDARI scritta tra il 1923 – 1924, mentre era emigrato a Roma.

Testo della poesia

VENTO A TINDARI.

                                      Tindari, mite ti so

                                       fra larghi colli pensile sull’acque

                                       delle isole dolci del dio,

                                       oggi m’assali

                                       e ti chini in cuore.

                                       Salgo vertici aerei precipizi,

                                       assorto al vento dei pini,

                                       e la brigata che lieve m’accompagna

                                       s’allontana nell’aria,

                                       onda di suoni e amore,

                                       e tu mi prendi

                                       da cui male mi trassi

                                       e paure d’ombre e di silenzi,

                                       rifugi di dolcezze un tempo assidue

                                       e morte d’anima.

                                       A te ignota è la terra

                                       ove ogni giorno affondo

                                       e segrete sillabe nutro:

                                       altra luce ti sfoglia sopra i vetri

                                       nella veste notturna,

                                       e gioia non mia riposa

                                       sul tuo grembo.

                                       Aspro è l’esilio,

                                       e la ricerca che chiudevo in te

                                       d’armonia oggi si muta

                                       in ansia precoce di morire;

                                       e ogni amore è schermo alla tristezza,

                                       tacito passo nel buio

                                       dove mi hai posto

                                       amaro pane a rompere.

                                       Tindari serena torna;

                                        soave amico mi desta

                                        che mi sporga nel cielo da una rupe

                                        e io fingo timore a chi non sa

                                        quale vento profondo m’ha cercato.

Parafrasi della poesia.

VENTO A TINDARI

(Il poeta si trova a Roma, quando il pensiero lo riporta a Tindari).

Tindari, ti ricordo in un giorno mite

posta su colline ampie e affacciata di fronte alle acque

delle belle isole Eolie,

oggi mi ritorni nella memoria con viva forza

e mi fai commuovere il cuore.

(Ti ripenso mentre)

Salgo vette elevate e precipizi (pareti scoscese),

sono assorbito dal vento che soffia fra i pini,

e la compagnia che mi accompagna lietamente

si allontana nell’aria aperta,

che porta i loro suoni e il loro affetto;

e la tua vista mi incanta ancor di più, e

penso che io mi allontanai da te a mio danno

e oggi sono preso da paure d’amore e di silenzi,

nascondigli di dolcezze assidue di un tempo

e oggi mi sorge nell’anima la paura della morte.

La terra dove oggi vivo e sprofondo

e dove scrivo poesie nascoste ti è ignota;

un’altra luce illumina le tue case durante la notte,

e una gioia, che ora non provo più, è rimasta in te.

L’esilio è oggi duro

e la ricerca di felicità, che speravo di trovare in te,

oggi si trasforma nella preoccupazione di dover morire presto:

e ogni amore è soltanto un velo alla tristezza,

è soltanto un passo silenzioso nel buio

della città dove tu mi hai mandato

per spezzare l’amaro pane per vivere.

Tindari torna serena perché cessa il vento.

Un gentile amico mi sveglia dal mio assorbimento

dei miei pensieri per evitare che io mi sporga dalla rupe

e io fingo di avere paura del pericolo

al mio amico che non sa quale vento mi ha assorto

in profondi pensieri e in dolci ricordi.

Il tema della poesia.

Il tema della poesia è il rimpianto della sua Sicilia e la nostalgia per la fanciullezza ormai trascorsa, a cui viene contrapposta la vita piena di tristezza che il poeta conduce in un’altra città, come emigrato in cerca di lavoro e di fortuna.

Il messaggio della poesia.

Il messaggio della poesia è quello di mostrare il divario che vive il poeta tra la vita lontana dalla Sicilia e i sogni e le speranze che il poeta faceva quand’era in Sicilia.  La vita attuale, afferma il poeta, è ben lontana dai sogni fatti durante la fanciullezza. La vita reale è molto più dura dei sogni e il lavoro impone scelte e partenze dolorose.

Il linguaggio poetico della poesia.

Il linguaggio poetico della poesia è molto alto ed è costruito con grande finezza e maestria stilistica.

Anticipa il modo di scrivere tipicamente ermetico: frasi brevi, linguaggio polisemantico e parole ambigue.

Il tono emotivo della poesia.

Il tono emotivo della poesia è mesto e malinconico dovuto alla rievocazione della Sicilia lontana e perduta e al proprio stato d’animo di vivere in una città lontana e solo dove l’unico conforto e dato dal fatto che lui scrive poesie segrete e nessun amore riesce a far dimenticare Tindari e sicuramente un altro amore abbandonato insieme a Tindari.

Le figure retoriche della poesia.

Le figure retoriche della poesia sono molte: metafore (Ti chini in cuore), allitterazioni, linguaggio fortemente metaforico (sfoglia), uso di analogie anche molto ardite (vento dei pini) volute ambiguità, espressioni ellittiche, uso vago della preposizione a e uso dei sostantivi astratti. L’effetto è quello dell’oscurità, della vaghezza, della sospensione del tempo e dello spazio, come accade nell’ultima strofa quando Roma e Tindari si fondono insieme in un unico spazio e tempo.

La bellezza della poesia.

La bellezza della poesia nasce almeno da quattro elementi contenuti nella poesia.

Il primo elemento di bellezza della poesia è dato dall’uso sapiente ed esperto del linguaggio poetico ricchissimo di figure retoriche. La poesia contiene moltissime metafore, analogie, ellissi, un doppio uso della preposizione a e la raffinata capacità di endiadi formate da un sostantivo concreto e un sostantivo astratto.

Il secondo elemento di bellezza della poesia è dato dal confronto e scontro tra presente e passato, tra sogno e realtà, tra bellezza di Tindari e la città oscura dove vive il poeta, come emigrato, tra la fanciullezza e la maturità del poeta.

Il terzo elemento di bellezza della poesia sta nell’espressione dei sentimenti del poeta, che sono vari: dal rimpianto per la Sicilia e per il passato all’amarezza della sua vita attuale.

Il quarto elemento di bellezza della poesia è dato anche dalla capacità del poeta di rappresentare la vivacità della sua giovane età, descrivendo la sua “brigata” cioè la sua compagnia di amici che gli trasmettono gioia e spensieratezza e allegria come si dice nel finale della poesia quando un suo amico lo sveglia dal suo assorbimento perché il suo amico si accorge che il poeta non vede dove mette i suoi piedi. Il suo amico ha paura che il poeta potrebbe cadere dalla rupe e così lo scuote dai suoi pensieri che lo hanno estraniato dalla comitiva. Inoltre la descrizione del vento è particolare perché se da un lato il vento è l’elemento che trasporta il poeta da Roma a Tindari nello stesso tempo, il vento è l’elemento caratteristico della escursione fatta dal poeta con i suoi amici, in quel giorno ventoso, sul promontorio di Tindari. Il vento assorbe il poeta in pensieri lontani nel tempo che lo avvolgono in una nostalgia della Sicilia. Tutti questi elementi di bellezza sono sapientemente inseriti dal poeta nel componimento poetico e gli conferiscono un particolare fascino e una particolare aura ermetica.

Io, Biagio Carrubba, giudico “ACQUE E TERRE” un buon libro di poesie, nel quale Quasimodo, dopo l’apprendistato poetico delle opere giovanile, riesce a far emergere la sua voce inconfondibile di poeta ermetico.

Modica, 05/ 09/ 2018                                                Prof. Biagio Carrubba

Modica, rivisto e ordinato il 23 maggio 2023

Modica, 25 maggio 2023

Prof. Biagio Carrubba

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