28 febbraio 2019. XIV anniversario della morte di Mario Luzi.
I
Domani 28 febbraio 2019 in occasione del XIV anniversario della morte di Mario Luzi, io, Biagio Carrubba, ammiratore fedele della poesia del grande poeta toscano Mario Luzi, in occasione del XIV anno dalla sua scomparsa, scelgo le seguenti sue poesie per ricordarlo e per onorarlo. Ho scelto, in particolare, le prime 3 poesie scritte dal poeta toscano nella primissima fanciullezza e le ultime 3 scritte negli ultimi due mesi: gennaio – febbraio 2005. In questi 14 anni, trascorsi dal 2005, in Italia e nel mondo sono cambiate molte cose. Secondo me, l’epoca postmoderna di Mario Luzi è finita. Le società postmoderne sono terminate intorno al 2010. La vita di queste società era veloce, leggera, aleatoria e divergente; ora, secondo me, è cominciata, intorno al 2010, l’epoca postcontemporanea. La vita delle società postcontemporanee è, ancora, più veloce, più leggera, più aleatoria e più divergente rispetto all’età postmoderna. Io, Biagio Carrubba, ritengo e suppongo che Mario Luzi avrebbe capito e compreso le caratteristiche dell’età postcontemporanea e si sarebbe adattato, sicuramente, ad esse scrivendo altre poesie postcontemporanee capaci di rappresentarla, interpretarla e di effigiarla nel miglior modo possibile secondo le sue alte ed eccellenti qualità di poeta, attento alle trasformazioni delle società postcontemporanee e alle aspirazioni degli uomini per trasformare, in meglio, il loro tenore di vita e i loro stili di vita. Le poesie riportate qui sono state prese dall’opera poetica LUZI. POESIE ULTIME RITROVATE. Garzanti editore 2014.
Testo della prima poesia. (Pag. 705).
Sera d’aprile.
Aprile, aprile, pura dal tuo pianto
Sorge la terra sotto il ciel turchino:
Lievemente palpita l’incanto
Del verde tuo inquieto. È il vespertino
Attendere. La sera è tutto un canto
Di rondini, un cosparso cilestrino
Splendere d’acque. Viene a tanto a tanto
Denso un odore d’erbe umide. Fino
Un profumo di fiori ascosi sale…
Argentee stille il ramoscello bruno
Lacrima… trema il gorgoglio sottile
De l’onda. Ne l’aura celestiale
Ebbri voli di nere ali protese
Con un fremere rapido e gentile.
Dal mensile “Il Feroce”. Mensile dei giovani. 7 luglio 1931.
Testo della seconda poesia. (pagg. 706 – 707).
Silenzi.
Sussurri alati
Perduti nel croscio del vento,
Foglie cadute
Fra le foglie di ieri…
Iridescenze violette
Salgon dal fondo
Cerulo al fiore
De l’acqua verde e piatta.
[…]
Anima di cose morte
Oscilla in questo velo
Di luce e non vuole
Fuggire e disperdersi, ancora.
Dal mensile “Il Feroce”. Mensile dei giovani. Novembre – dicembre 1931.
Testo della terza poesia. (Pag. 708).
Tenero orto della sera,
in te tutti
profumano i gigli
onde mai la terra
odorò ne’ semi pe’ fianchi.
[…]
e ti vegliano da un velo
oceanino
gli occhi palustri
della mia adolescenza
come le antiche stelle affiochite.
Dal mensile “Il Ferruccio”. 29 luglio 1933.
Testi delle ultime 3 poesie scritte da Mario Luzi tra il gennaio e il febbraio 2005.
Dal libro Mario Luzi. “Lasciami, non trattenermi”. Poesie ultime. Garzanti editore 2009.
Testo della prima poesia. (Pag. 130)
Suda questa calura,
trasuda antichi fiati
e fortori di campagna
le diroccate mura
il rudere
della primitiva pieve
e del suo povere rure
ricuoce lo stantio
afrore
delle sue folte domeniche
nella soffocante afa.
Siamo in mezzo al tempo,
in pieno mezzogiorno.
Molto è stato.
Come sé e come seme
Di ciò che oscuramente è preparato.
Bruciano l’avvenire e l’avvenuto
sotto il sole, nelle stesse pietre.
Testo della seconda poesia. (Pag. 131).
Notte alta, verso mattutino.
Era tra le muraglie
i corridoi, le celle
della povera abbazia
silenzio, quello?
aveva
quella vocalità
l’eterno?
e lui l’aveva
vertiginosamente appresa?
O era invece il cantico del mondo
così pieno
di totalità, così profondo –
non bastava
l’udito ad ascoltarlo,
l’uomo a seguirne il ritmo.
Testo della terza poesia. (Pagg. 135 – 136).
Lasciami, non trattenermi
nella tua memoria
era scritto nel testamento
ed era un golfo
di beatitudine nel nulla
o un paradiso
di luce e vita aperta
senza croce di esistenza
che sorgeva dalle carte
ammuffite nello scrigno.
E lei non ne fu offesa,
le nascevano, né sentì prima rimorso
e poi letizia, impensate latitudini
nelle profondità del desiderio,
ecco, la trascinava
una celestiale oltremisura
fuori di quella mini storia, oh grazia.
Si scioglievano
l’un dall’altro i due
e ogni altro compresente,
si perdevano sì,
però si ritrovavano
perduti nell’infinito della perdita –
era quello il sogno umano
della pura assolutezza.
Finale.
Mario Luzi, passando dal primo ermetismo, attraversando il neorealismo, avviando e creando la poesia postmoderna, infine, è approdato alla poesia profetica. La poesia più bella, stupenda e meravigliosa nella quale Mario Luzi esprime il suo stupore per la bellezza del mondo e per manifestare l’amore per la vita è la poesia n. 47, pag. 100, dell’opera poetica “Lasciami, non trattenermi”. In questa poesia Mario Luzi descrive come i pittori, con i loro colori, esprimono la bellezza della vita e della natura. Ecco il testo della poesia.
Il visibile che i pittori vedono
più intenso e più ramoso,
i grandi
maestri dello spazio conveniente –
essi d’incanto
ne focalizzano l’enigma
e lo segnano nell’oro e nel turchese
ovvero lo stendono beati
o turbolenti
nel miscuglio d’ogni colore e tinta
contro il nulla, nel bilico
del non essere, sul ciglio
del nero precipizio
da dove l’increato
li sfida e li sgomenta.
Perché loro, perché non tutti noi
mortali suscitiamo
dal niente l’essere in cui siamo
umilissimi dèi, ciascuno minimo,
ciascuno totale.
È forse la creazione
quella, lo è, fontana
copiosissima di sé –
O è vaniloquio umano?
Modica 27 febbraio 2019 Prof. Biagio Carrubba
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