15. Cesare Pavese. LA LUNA E I FALO’. Genesi e struttura del romanzo

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Pavese ebbe la prima idea di scrivere il romanzo “LA LUNA E I FALÒ” nel luglio del 1949. Infatti in una lettera del 17 luglio del 1949 comunica ai suoi amici Adolfo ed Eugenia Ruata l’idea di scrivere il romanzo: “Io sono come pazzo perché ho avuto una grande intuizione – quasi una mirabile visione (naturalmente di stalle, sudore, contadinotti, verderame e letame ecc.) su cui dovrei costruire una modesta Divina Commedia. Ci penso sopra, e tutti i giorni diminuisce la tensione – che alle visioni siano necessarie le Beatrici? Bah, si vedrà.” (tratto da Cesare Pavese – Vita attraverso le lettere – Edizioni Einauidi tascabili – Pagg. 225 – 226). Per approfondire e completare la trama del romanzo Pavese scrisse molte lettere al suo amico di infanzia Pinolo Scaglione al quale chiedeva molte informazioni sulla vita dei giovani orfani che venivano ospitati negli orfanotrofi di Alba e di Alessandria. Pavese non solo chiese queste notizie a Pinolo ma si recò molte volte a casa dell’amico per parlare insieme del romanzo. Pinolo con grande piacere rispose con altre lettere a Pavese dandogli tutte le informazioni necessarie. Ricevute queste informazioni e rivisti, insieme a Pinolo, i luoghi di Santo Stefano e di Canelli, Pavese scrisse di getto il romanzo, dal 18 settembre al 9 novembre del 1949. Il romanzo è composto da 32 capitoletti, l’uno indipendente dall’altro. Infatti ogni capitoletto racchiude una storia che si chiude in sé ed è raccontata dall’io narrante, cioè il protagonista Anguilla, che è lo stesso Cesare Pavese, il quale racconta la sua storia aiutato da Nuto, che nella realtà è Pinolo, il suo amico di infanzia. Praticamente Pinolo in questo viaggio di ritorno di Anguilla nelle sue terre di origine fa la parte di Virgilio che faceva da guida a Dante nella discesa agli inferi e gli spiegava i territori dove si trovavano e i personaggi che incontravano. Pavese assegnando a Nuto il ruolo di guida collega il suo romanzo alla idea della Divina Commedia come aveva anticipato nella sua lettera agli amici. Nuto ora gli fa rivedere i territori cambiati rispetto alla sua partenza e gli fa conoscere le nuove persone che abitano quei posti come Valino e Cinto che abitavano nel casotto dove il protagonista aveva trascorso la sua infanzia.

Il tema del romanzo.

Il tema del romanzo, come chiarisce lo stesso Pavese nell’intervista alla radio del 12 giugno del 1950, è: “La memoria dell’infanzia e del mondo in La Luna e i falò” (lacerto tratto da Cesare Pavese – La letteratura americana e altri saggi – Edizione Einaudi – Pag. 266). Certamente Pavese identificava il tema della memoria con il ritorno all’infanzia e il risveglio dei ricordi in essa custoditi. In questo senso LA LUNA E I FALÒ diventa il romanzo modello del ritorno. Come tutti i critici attestano il tema del ritorno è il tema fondamentale del romanzo. Il ritorno viene inteso come ritorno alle radici della propria fanciullezza e della propria infanzia tema su cui Pavese aveva scritto molti articoli già compresi nel libro “Feria d’agosto”. Un lacerto essenziale che sintetizza il mito del ritorno e della memoria si trova nell’articolo “Del mito, del simbolo e d’altro” del 1944 in cui Pavese chiarisce il concetto di fanciullezza: “Il concepire mitico dell’infanzia è insomma un sollevare alla sfera di eventi unici e assoluti le successive rivelazioni delle cose, per cui queste vivranno nella coscienza come schemi normativi dell’immaginazione affettiva”. (lacerto tratto da Cesare Pavese – La letteratura americana e altri saggi – Edizione Einaudi – Pag. 274). Un altro articolo spiega ancora il concetto di ritorno e di infanzia per Pavese: “I simboli che ciascuno di noi porta in sé, e ritrova improvvisamente nel mondo e li riconosce e il suo cuore ha un sussulto, sono i suoi autentici ricordi. Sono anche vere autentiche scoperte. Bisogna sapere che noi non vediamo mai le cose una prima volta, ma sempre la seconda. Allora le scopriamo e insieme le ricordiamo”.  (lacerto tratto da Cesare Pavese – La letteratura americana e altri saggi – Edizione Einaudi – Pag. 277). Bastano questi lacerti per far vedere l’insistenza di Pavese sul tema dell’infanzia e sul mito e questi concetti spiegano perché ancora una volta Pavese abbia scritto un romanzo sul ritorno alla fanciullezza. Anche ne “LA LUNA E I FALÒ”, il protagonista Anguilla, ormai uomo maturo, ritorna nelle langhe per riscoprire la sua infanzia e la sua fanciullezza così come Clelia, nel romanzo precedente, era tornata da Roma a Torino, ormai donna adulta e sicura di sé, per ritrovare i luoghi della sua infanzia e della fanciullezza. Anguilla, dopo aver riscoperto sia la fanciullezza che la giovinezza tramite il suo amico Nuto, scopre anche Cinto cioè la realtà del presente e vede anche la brutta fine che fanno Valino e i suoi familiari. Ma bisogna dire che il protagonista non scappa via né da Nuto e né dalle langhe, anche se non si ritrova nei nuovi personaggi che incontra ma se ne va solo per curare i propri interessi economici a Genova e in Usa. Quindi non c’è una mancanza di integrazione alla nuova realtà ma solo un ritorno alla sua nuova realtà economica con la certezza di un ritorno a breve per recuperare altri ricordi. Infatti Anguilla alla domanda di Nuto risponde: “Magari m’imbarco, – gli dissi, – ritorno per la festa un altr’anno”. (Cap. XXXI pag. 163). Il fatto che sarebbe tornato l’anno successivo indica, secondo me, che il protagonista Anguilla apprezzava la nuova situazione trovata nelle langhe e, quindi, non si sentiva un déraciné.

Modica, rivisto e riordinato il 06 giugno 2023                                 Prof. Biagio Carrubba

Modica, 12 giugno 2023 Prof. Biagio Carrubba

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