
I
Una breve analisi dell’opera poetica “Poemi conviviali” di G. Pascoli.
La quarta grande opera poetica di Pascoli è “Poemi conviviali”, pubblicata nel 1904 e dedicata all’amico Adolfo De Bosis. Essa raccoglie tutti i poemetti scritti tra il 1893 e il 1904. Il motto in latino riprende sempre il verso di Virgilio: “Non omnes arbusta iuvant” cioè non a tutti piacciono gli arbusti. La raccolta comprende 20 poemetti che si rifanno a temi e personaggi del mondo classico: greco e latino. Da Solone a Ulisse; da Psiche a Cristo in “La buona novella”. Pascoli rivisita questi personaggi con il suo animo incerto, perplesso e decadente e per questo motivo molti di questi personaggi perdono la loro tradizionale forza per assumere un carattere e un comportamento decadente e incerto. L’esempio più clamoroso è Ulisse, il quale, perché perde tutta la sua forza e dignità umana diventa un uomo dubbioso, quasi pauroso. Il poema “L’ultimo viaggio” è composto da 24 parti e ripercorre il viaggio di Ulisse ma con uno spirito decadente e termina con i famosi versi: “Non esser mai! Non esser mai! Più nulla, ma meno morte, che non esser più!”. Ora tutti i critici e studiosi interpretano questi versi con il significato “non essere è meglio che essere”, cioè è meglio non nascere che nascere perché la morte è più dolorosa del nascere. Io, Biagio Carrubba, invece credo che i due versi hanno un significato opposto e cioè “Non essere mai, non essere mai, morire, ma la morte è meno dolorosa che non nascere mai”, e cioè è meglio vivere perché la morte è meno dolorosa che non nascere mai! I poemi conviviali sono 20 componimenti di varia ampiezza, per lo più in endecasillabi sciolti, tratti da miti e leggende dell’antichità classica e da vicende del mondo romano – cristiano, tesi a ricostruire un ideale cammino dell’umanità dalla fase ferina e barbarica all’annuncio del messaggio evangelico.
II
Una breve analisi dell’opera poetica
“Nuovi Poemetti” di G. Pascoli.
La quinta grande opera è “Nuovi Poemetti”. Il motto di questa opera è Paulo Maiora. Essa è dedicata agli scolari del poeta di Matera, Massa, Livorno, Messina, Pisa e Bologna. Essa riprende e continua i Primi Poemetti: continua la storia della famiglia e inoltre troviamo rapsodicamente poemetti sparsi, ma notevoli come “Il naufrago”, “La morte del Papa” “La pecorella smarrita”, “La vertigine”, “Gli emigranti della luna” e l’opera termina con il poema “Pietole”. Questi poemetti accentuano la piccolezza della terra nei confronti dell’Universo; in diverse poesie Pascoli ricerca Dio, il quale invece, si allontana sempre di più come nel finale de “La Vertigine”: “Sprofondar d’un millennio ogni momento! /di là da ciò che vedo e ciò che penso, / non trovar fondo, non trovar mai posa, / dà spazio immenso al altro spazio immenso; forse, giù giù, sperar … che cosa? La sosta! Il fine! Il termine ultimo! Io, / io te, di nebulosa, / di cielo in cielo, in vano e sempre, Dio!”.
Odi e Inni
Il motto di Odi e Inni è Canamus e l’opera è dedicata “Alla giovane Italia”. Nella prefazione Pascoli si rivolge ai giovanetti e fanciulle dell’Italia: “Per voi io canto, o giovanetti e fanciulle: solo per voi”. Ma questa prefazione è molto importante perché Pascoli interviene ancora una volta sulla fede e sulla religione e afferma che: “Non è impossibile, non è improbabile, non è insolito, che questi, dubitando e indagando, provando e riprovando, arrivino al punto estremo, in cui l’anima offra all’infinito mistero le sue vane ansie, e creda”. Ora io, Biagio Carrubba, sono concorde con questa affermazione di Pascoli. Dopo tanto indagare, provare e ripensare qualcosa su Dio anch’io sono arrivato al punto estremo, nel quale offro all’infinito mistero le mie vane ansie e credo. E sono concorde anche con quanto scrive Pascoli poco sotto: “Oltre gli uomini occupati continuamente nella rissa dell’esistenza, vi sono quelli che si mettono in mezzo per sedarla. Oltre gli uomini ossessi dal demone della cupidigia e della rivalità, vi sono quelli che vogliono gettare dal cuore ogni acre fermento di contesa. Oltre gli uomini che non aspirano se non a star bene o meglio, vi sono quelli che non anelano se non a far bene, a fare, ogni giorno, ogni secolo, ogni millennio, meglio. Sono questi i veri uomini; di questi si compone la vera umanità, sempre, vogliamo credere, progredente nel dissomigliare alle bestie. Or bene, questi con le parole e più con i fatti e, sopra tutto, con l’esempio, hanno sempre cercato di disarmare i rapaci e di aiutare gli oppressi; e sono dunque nella lotta, ma non della lotta. Sono pacieri, non guerrieri. Essi non hanno altro fine, o almeno, quando anche sembri che il fine sia diverso o non ne sia alcuno, non ottengono altro effetto, che di promuovere l’umanità del genere umano. Di questi bisogna essere: contro, cioè, la divisione, non o di qua o di là”. Le poesie contenute nella raccolta sono tante e mostrano una perizia e una forma insuperabile, ma sono poesie ormai datate e superate. Infine il libro contiene le poesie di argomento civile e dedicate a molti eroi del risorgimento Italiano.
Modica 13 luglio 219 Prof. Biagio Carrubba
Rivisto e pubblicato oggi 04 luglio 2023

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