11. L’opera poetica DARE E AVERE di Salvatore Quasimodo

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“DARE E AVERE” è la decima, ed ultima opera, di Salvatore Quasimodo, pubblicata nel 1966. L’opera raccoglie le poesie scritte dal 1959 al 1966. In totale, l’opera è formata da 23 poesie tutte di una sola strofa. Le poesie sono di argomenti, di generi e di stili diversi e sono disposte senza seguire l’ordine cronologico della loro stesura. Le poesie, inoltre, non rispettano l’ordine degli stili e non seguono neanche i temi e gli argomenti trattati dal poeta. Le poesie presentano, invece, una frastagliata e disordinata cronologia. Infatti le prime poesie sono scritte tra il 1960 e il 1962; poi segue un buon numero di poesie scritte tra il 1964 e il 1966 a cui segue un altro gruppo di componimenti poetici scritti tra il 1961 e il 1963; poi segue la terz’ultima poesia scritta nel 1962, quindi la penultima nel 1965 e l’ultima che non ha data. Comunque sia, questa varietà di tempi e temi dà al libro un gioco di forme e di contenuto vario e gioioso che è una caratteristica fondamentale dell’intera opera poetica. La varietà degli stili, dei temi, degli argomenti e dei sentimenti fanno pensare al gioco e allo zampillio di una fontana la cui acqua cadendo cambia sempre rumori e forme. Si può dire che “DARE E AVERE” sia il resoconto di questi sette anni di vita del poeta e anzi l’opera costituisce un reportage e un resoconto di vita sui numerosi viaggi che Quasimodo fece negli ultimi anni di vita. Infatti molte poesie possono considerarsi come la fotografia istantanea, la descrizione e la trascrizione di ricordi, emozioni e sentimenti che il poeta provava e riceveva da ogni luogo e città visitata ed osservata. “DARE E AVERE” è quindi come un album di fotografie di città e luoghi lontani e ogni fotografia è una istantanea di ogni città visitata. Oltre a queste poesie dedicate ai viaggi vi è un altro gruppo di poesie dedicate ai suoi ricordi di fanciullo e di giovane. Vi è, anche, un altro gruppo di poesie dedicate al suo nuovo amore: Curzia Ferrari. Quindi DARE E AVERE si può considerare il classico libro poetico nel quale il poeta dispiega, racconta, illustra i suoi sentimenti, i suoi giudizi, le sue emozioni in diversi contesti ambientali ed emotivi facendo penetrare il lettore, in questo modo, nel suo mondo interiore, nei suoi pensieri e nei suoi intimi segreti. Si può dire quindi che le poesie che costituiscono DARE E AVERE sono delle liriche, nel senso classico della parola, dove Quasimodo si confessa e manifesta i suoi sentimenti e le sue emozioni quali:

  • la preoccupazione della morte e la resistenza ad essa come nella poesia “Una notte di settembre”;
  • la solitudine e la malinconia come nella poesia “Lungo L’Isar”;
  • la soddisfazione e l’orgoglio che un giorno il suo nome sarà ricordato come poeta come nella poesia “Dalle rive del Balaton”;
  • il senso di gratitudine verso gli altri come nella poesia “Varvara Alexandrovna”;
  • le paure, i timori sul suo futuro incerto come nella poesia “Tollbridge”;
  • l’amore per una bella donna come le tre poesie dedicate ed ispirate a Curzia Ferrari;
  • l’attaccamento e la simpatia verso la vita e il superamento delle difficoltà passate come nella bella poesia “Basta un giorno ad equilibrare il mondo”.

Quindi DARE E AVERE costituisce l’esito e il risultato definitivo di tutto il percorso poetico, politico, estetico, ideologico, culturale, personale ed umano di Salvatore Quasimodo. Dagli esordi della poesia ermetica Quasimodo è approdato, prima, al neorealismo dal 1943 – 1945 al 1956 per poi inaugurare la poetica del Personalismo etico – sociale per arrivare, infine, nell’ultima opera, DARE E AVERE, al Personalismo etico. Io, Biagio Carrubba, dico che Salvatore Quasimodo è stato il precursore, non solo dell’ermetismo e del neorealismo, ma anche della poetica e del Personalismo etico e sociale. Infatti si può dire che la poetica di DARE E AVERE si può sintetizzare nella formula Personalismo etico e sociale. Personalismo perché Quasimodo mette in primo piano la sua personalità e in molte poesie spicca il proprio io. Etico perché Quasimodo, come la maggioranza degli altri poeti, esprime, oltre che i suoi sentimenti e le sue emozioni interne, anche i giudizi politici, ideologici ed esteriori sulla società in generale e sui fatti particolari della cronaca della società civile italiana ed eventi straordinari come il lancio dello Sputnik nell’ottobre del 1957.

Sociale perché Quasimodo esprime i propri giudizi personali e le proprie critiche alla società capitalistica di quegli anni e mette in primo piano le contraddizioni e il disagio degli uomini che vivono all’interno della società capitalistica. Lo stesso Quasimodo, in occasione della consegna del Premio Nobel, mise in evidenza e in primo piano l’aspetto contraddittorio ed interiore degli uomini affermando: “L’onore che mi viene da questo omaggio dell’Accademia Svedese si dirama in direzioni diverse. Esso tocca soprattutto il problema profondo dell’inquietudine dell’uomo contemporaneo che è al centro di tutta la mia opera poetica”. L’aspetto sociale è molto evidente soprattutto nell’opera La Terra impareggiabile mentre in DARE E AVERE Quasimodo esprime soprattutto, e soltanto, il proprio io interiore ed etico e tralascia completamente l’aspetto sociale ad eccezione di una sola poesia che è “I Maya a Merida” dove i messicani vengono descritti come dispersi e piegati. La differenza tra La Terra Impareggiabile, dove è evidente la dimensione sociale, e DARE E AVERE dove questa dimensione è quasi completamente assente, era già stata sottolineata dal biografo di Quasimodo, Gilberto Finzi, che sulla Terra Impareggiabile scrive: “La vera autenticità, la passione quasimodiana si rinnova sia nella mitopoiesi personale, anche polemica, anche complessa sia nella tematica metapolitica o meta sociale fino agli estremi del cronachismo prosastico”. Finzi su DARE E AVERE, invece, scrive questo: “Cronaca della civiltà e memoria biografica ancora si alternano con tranquilla, cosciente disperazione; cronaca dell’individuo di fronte al mondo e agli uomini, e precisazioni relative a domande supreme e a sé stesso si completano integrandosi in una eccezionale unità”. (da Quasimodo – Poesie e discorsi sulla poesia – Pagg. LXII – LXIII – Collana Meridiani di Mondadori).  

II

 Il genere delle poesie e gli stili poetici.

Gli stili poetici dell’opera sono di tre tipi:

  • poesie ermetiche;
  • poesie lineari con una lexis chiara e lineare, quasi prosastica (presenza di pochissime figure retoriche);
  • altre poesie con uno stile scabro e variegato (con presenza di figure retoriche).

Io, Biagio Carrubba, divido le 23 poesie dell’opera per generi e per temi.

Riporto per ciascuna poesia la data di stesura e il mio giudizio personale che varia tra Buona: 7 – Molto Buona: 8 – Molto Bella: 9 – Bellissima 10.

Poesie di resoconti e sentimenti dovuti ai viaggi.

Le poesie di questo genere sono:

1. Varvara Alexandrovna (1959-1960. Molto Buona – Stile scabro e variegato)

2. Una notte di settembre (1960 – Buona – Stile scabro e variegato)

3. Lungo L’Isar (1961 – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica)

4. Dalla riva del Balaton (1964 – Molto Buona – Stile scabro e variegato)

5. Tollbridge (1963 – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica)

6. La Chiesa dei negri ad Harlem (1966 – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica)

7. Capo Caliakra (1965 – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica)

8. Glendalough (1963 – Molto Bella – Stile scabro e variegato)

9. Nel cimitero di Chiswick (1965 – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica)

10. I Maya a Mérida (1966 – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica)

11. Basta un giorno ad equilibrare il mondo (1962 – Bellissima – Stile scabro e variegato).

Poesia di genere astratto e generale.

La poesia di questo genere è quella introduttiva dell’opera:

1. DARE E AVERE (1961 – Buona – Ermetica).

Poesie di genere metafisico ed ermetico.

Le poesie di questo genere sono:

1. Solo che amore ti colpisca (1961 – Molto Buona – Stile scabro e variegato – Quasi ermetico).

2. Impercettibile il tempo (1961 – Buona – Ermetica).

Poesie d’amore per Curzia Ferrari.

Le poesie di questo genere sono:

1. Il silenzio non mi inganna (1965 – Molto Buona – Stile scabro e variegato).

2. Balestrieri toscani (1965 – Molto Bella – Stile scabro e variegato).

3. Poesia d’amore (1965 – Molto Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica).

Poesie di ricordi giovanili e di infanzia.

Le poesie di queste genere sono:

1. Nell’isola (Data incerta – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica).

2. Alla Liguria (Data incerta – Molto Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica).

Poesie di occasioni particolari.

Le poesie di queste genere sono:

1. Ho fiori e di notte invito i pioppi (1965 – Bellissima – Stile scabro e variegato).

2. Versi ad Angiola Maria (1965 – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica).

Poesie di genere personale e vita privata.

Le poesie di questo genere sono:

1. Non ho perduto nulla (1961 – Buona – Stile scabro e variegato – Quasi ermetico).

2. Parole ad una spia (1965 – Buona – Lexis chiara e lineare, quasi prosastica).

Nella poesia Alla Liguria Quasimodo, parlando del suo breve periodo giovanile trascorso in Liguria (anni 1934 – 1935), si augurava di trovare nella sua vita l’amore e la saggezza che, effettivamente, trovò negli ultimi 5 anni della sua vita come testimonia l’opera DARE E AVERE in cui parla della poesia d’amore e mostra la saggezza che da persona adulta aveva acquisito durante tutta la sua vita. Ecco i versi della poesia Alla Liguria in cui Quasimodo auspica a sé stesso amore e saggezza: “Scrivevo versi della più oscura / materia delle cose, / volendo mutare la distruzione, /cercando amore e saggezza / nella solitudine delle tue foglie sole”. La poesia Glendalough è speciale perché Quasimodo dà la voce ai morti, come se parlassero loro, per cui la poesia assume una forma visionaria che rende, quasi vivi, i morti del cimitero marino, come se vivessero ancora. A me, Biagio Carrubba, tra le 23 poesie dell’opera, una di quelle che mi piace di più è Basta un giorno ad equilibrare il mondo che sintetizza ed esprime in modo chiaro tutta la vivacità e l’amore per la vita del poeta. Nell’incipit Quasimodo afferma che “l’intelligenza, la morte, il sogno / negano la speranza”. Infatti l’intelligenza nega la speranza perché la razionalità fa vedere il bene, il male, il dolore e la gioia della vita. La morte nega la speranza perché distrugge la felicità e la vita dell’uomo. Il sogno nega la speranza e la felicità perché la vita onirica non è quella reale e, quindi non essendo reale, nega i sogni della speranza reale. Nella poesia però, Quasimodo, partendo dalla descrizione del luogo in cui si trova, Brasov, nei Carpazi, in cui descrive la serata di caldo e, mentre cerca nella sua memoria i ricordi dell’ex moglie, ad un certo punto, sentendo delle canzoni italiane e lo scroscio delle fontane, si rende conto che appena troverà un’altra donna d’amare, gli basterà soltanto un giorno buono, positivo e pieno d’amore, per rimetterlo in equilibrio con il mondo. Un solo giorno gli è sufficiente a ridargli fiducia negli altri e a sentirsi in armonia con il mondo. 

III

I motivi della bellezza del libro sono:

1. L’opera chiude il percorso culturale, personale e sociale del poeta dall’ermetismo al neorealismo e all’ultima posizione che io, Biagio Carrubba, definisco Personalismo etico e sociale. Mentre nella penultima opera “La Terra impareggiabile” Quasimodo sviluppa il personalismo sociale ed etico, in DARE E AVERE è presente il solo personalismo etico perché scompaiono le poesie sociali e neorealistiche.

2. L’opera chiude l’evoluzione del percorso poetico di Salvatore Quasimodo che dall’ermetismo iniziale passa al personalismo etico.

3. Con questa opera Quasimodo dà il via alla poetica del personalismo etico e sociale che da lui in poi sarà quella più seguita e maggiormente usata da tutti i poeti contemporanei.

4. Ma DARE E AVERE indica, anche, quali sono la posizione e la voce dei poeti rispetto alla società. La voce e la posizione dei poeti, nei confronti dei mass media, già allora e a maggior ragione oggi, con la presenza di internet e dei social network, risultava debole ed isolata rispetto alla grande mole di informazione che provengono dai mass media.

5. Un altro motivo di bellezza è il fatto che le poesie sono formate da una sola strofa compatta, in cui il poeta compendia e sintetizza al massimo tutti i suoi sentimenti.

6. Il sesto motivo della bellezza dell’opera DARE E AVERE è, senza dubbio, il fatto che le poesie si susseguono nell’opera, una dopo l’altra, senza soluzione di continuità, e sono tutte diverse tra di loro sia per argomento, che per forma, che per tema che per stile. Alla fine dell’opera si crea un effetto di straniamento che mantiene l’opera sempre viva, varia ed imprevedibile.

7. Un altro motivo di bellezza è dato dal fatto che i generi e le immagini delle poesie sono così numerosi e vari, ed anche insoliti, che, alla fine dell’opera, sembra che non ci sia né un tema dominante né un argomento preminente sugli altri ma, in verità, tutte le poesie contribuiscono a dare all’opera una varietà di tesi e di messaggi che corrispondono alla grande varietà di idee e di situazioni e sentimenti diversi del poeta.

8. L’ottavo motivo di bellezza è dato dalla grande varietà di stili e di lexis presenti nell’opera che vanno dallo stile ermetico a quello neorealista a quello personale etico e dalla lexis che va da quella ermetica a quella scabra e variegata a quella chiara e lineare. Tutti questi stili e queste lexis danno a tutta l’opera un movimento sempre vario e, alla fine, compongono, non un’opera uniforme e uguale, ma un’opera poetica piena di vivacità, di temi, di stili e di generi che sono sostenuti e costruiti dall’estro poetico e dalla sapienza e maestria di Salvatore Quasimodo.

9. Un altro motivo di bellezza dell’opera è dato dal fatto che nell’opera DARE E AVERE Quasimodo mostra e dimostra di avere raggiunto la maturità e una grande esperienza di poeta e di artista, in modo pieno, tanto che Quasimodo riesce a domare, a filtrare e a decantare tutti i sentimenti espressi nelle varie occasioni di viaggio. L’opera poetica presenta, quindi, una forma poetica sobria, essenziale e lineare, perché il poeta riesce ad eliminare e a controllare le proprie emozioni forti e scomposte. Infine, io, Biagio Carrubba, credo che il poeta riesca a mantenere un distacco e una distanza dalle cose che gli permettono quindi di scrivere e comporre le sue poesie con una lexis chiara, ferma e razionale.

Modica, 22 aprile 2018                                             Prof. Biagio Carrubba.

Modica, rivisto e ordinato il 23 maggio 2023

Modica, 25 maggio 2023

Prof. Biagio Carrubba

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