C’è una sottile bellezza nelle parole
che si può godere soltanto nella lettura
di una piacevole poesia.
Biagio Carrubba.
I
La quarta sezione di LAVORARE STANCA, Maternità, racconta la storia di donne e di madri che si sono sacrificate per i loro figli. Il tema generale della sezione è l’amore che lega uomini e donne in circostanze diverse e con effetti contrastanti. Infatti, il titolo Maternità corrisponde all’amore disinteressato dato dalla madre ai propri figli senza interessi così come la madre quando dà alla luce un neonato dona tutta il suo amore e la sua passione. Un amore continuo e rassicurante che dura fino a quando il bambino diventa autonomo e uomo così come succede nel rapporto tra una donna che ama veramente e un uomo a cui la donna dona il suo amore, come Pavese esprime nella bella poesia Piaceri notturni. La sezione comprende poesie composite sia per i diversi personaggi sia perché la genesi di ogni poesia è diversa da tutte le altre. La sezione contiene molte poesie autobiografiche. Nella prima poesia, Una stagione, Pavese racconta la storia di una madre che ha generato molti figli e che si è consumata per essi. Nella quarta poesia, Paesaggio IV, dedicata a Tina, Pavese racconta l’incontro di una giovane donna che esce stillante dalle acque di un fiume con il corpo annerito fra i tronchi. Nella quinta poesia, Un ricordo, Pavese descrive una giovane donna che potrebbe essere o Tina o una giovane donna conosciuta a Brancaleone Calabro. Ma la poesia più piacevole e seria di tutta la sezione è la seconda, Piaceri notturni.
Testo della poesia “Piaceri notturni”.
Anche noi ci fermiamo a sentire la notte
nell’istante che il vento è più nudo: le vie
sono fredde di vento, ogni odore è caduto;
le narici si levano verso le luci oscillanti.
Abbiamo tutti una casa che attende nel buio
che torniamo: una donna ci attende nel buio
stesa al sonno: la camera è calda di odori.
Non sa nulla del vento la donna che dorme
e respira; il tepore del corpo di lei
è lo stesso del sangue che mormora in noi.
Questo vento ci lava, che giunge dal fondo
delle vie spalancate nel buio; le luci
oscillanti e le nostre narici contratte
si dibattono nude. Ogni odore è un ricordo.
Da lontano nel buio sbucò questo vento
che s’abbatte in città: giù per prati e colline,
dove pure c’è un’erba che il sole ha scaldato
e una terra annerita di umori. Il ricordo
nostro è un aspro sentore, la poca dolcezza
della terra sventrata che esala all’inverno
il respiro del fondo. Si è spento ogni odore
lungo il buio, e in città non ci giunge che il vento.
Torneremo stanotte alla donna che dorme,
con le dita gelate a cercare il suo corpo,
e un calore ci scuoterà il sangue, un calore di terra
annerita di umori: un respiro di vita.
Anche lei si è scaldata nel sole e ora scopre
nella sua nudità la sua vita più dolce,
che nel giorno scompare, e ha sapore di terra.
(1933)
“Piaceri notturni” esprime tutta la forza travolgente e rassicurante che una donna dà ad un uomo con il suo amore. La poesia racconta il ritorno di un uomo nella sua casa dove troverà la sua donna che dorme. La città è piena di luci ed è attraversata dal vento che corre giù per prati e colline. Dentro casa l’uomo troverà la sua donna che gli donerà il suo amore e il suo calore. Basta questo calore per scuotere l’uomo ed infondergli forza, coraggio e speranza. Questo amore è bello perché non è un amore egoistico ma donato senza pretese a tutto beneficio dell’uomo. Tutte le altre poesie della sezione sono monotone e serie e parlano di donne, amore e di madri che si sacrificano per i figli. Invece, “Piaceri notturni” è l’unica poesia piacevole sull’amore perché ricca di luci e ambientata di notte. La poesia esprime il piacere e il desiderio di un uomo che ritorna a casa di notte e trova la sua donna che dorme e che con il suo calore gli dà il suo amore, senza interessi, ma con il cuore e con la sola presenza fisica che produce in chi lo riceve un piacere travolgente e rassicurante.
II
La quinta sezione di Lavorare stanca, Legna verde, comprende alcune poesie su argomenti politici e sociali. Le ultime due poesie sono autobiografiche e scritte a Brancaleone Calabro. Il tema generale della sezione è l’ingiustizia e la diseguaglianza sociale tra i lavoratori. Nella prima poesia, Esterno, Pavese racconta la storia di un ragazzo, frustrato dalla vita della fabbrica, che una mattina di febbraio decide di fuggire dal lavoro dove altri invece si guadagnano da vivere, lasciando sgomenti gli altri operai della fabbrica. Nella seconda poesia, Fumatori di carta, Pavese parla di un suo giovane amico il quale scappa dalla campagna e si rifugia a Torino dove, però, incontra ingiustizie e altra gente sfortunata. Nella quarta poesia, Rivolta, Pavese rievoca la rivolta di alcuni operai e la loro repressione nel sangue da parte del potere del tempo. Nella sesta poesia, Poggio Reale, Pavese descrive la sua breve permanenza nel carcere di Poggio Reale a Napoli. Ma la poesia più piacevole e seria della sezione è Parole del politico.
Testo della poesia Parole del politico.
Si passava sul presto al mercato dei pesci
a lavarci lo sguardo: ce n’era d’argento,
di vermigli, di verdi, colore del mare.
Al confronto col mare tutto scaglie d’argento,
la vincevano i pesci. Si pensava al ritorno.
Belle fino le donne dall’anfora in capo,
ulivigna, foggiata sulla forma dei fianchi
mollemente: ciascuno pensava alle donne,
come parlano, ridono, camminano in strada.
Ridevano, ciascuno. Pioveva sul mare.
Per le vigne nascoste negli anfratti di terra
l’acqua macera foglie e racimoli. Il cielo
si colora di nuvole scarse, arrossate
di piacere e di sole. Sulla terra sapori
e colori nel cielo. Nessuno con noi.
Si pensava al ritorno, come dopo una notte
tutta quanta di veglia, si pensa al mattino.
Si godeva il colore dei pesci e l’umore
delle frutta, vivaci nel tanfo del mare.
Ubriachi eravamo, nel ritorno imminente.
(1935)
“Parole del politico”, scritta a Brancaleone Calabro, rivela tutta la gioia di vivere di Pavese, il quale da attento osservatore coglie alcuni momenti delle sue giornate passate al confino, anche se il suo pensiero è costantemente rivolto al momento del ritorno a Torino. La poesia descrive lo spirito di osservazione del poeta che guarda la varietà dei pesci screziati di vari colori e coglie il particolare delle anfore che hanno la stessa forma dei fianchi delle donne. Mentre tutte le altre poesie della sezione, scritte a Torino prima del confino, trattano l’argomento politico e sociale in modo serio e monotono, “Parole del politico”, scritta a Brancaleone Calabro, è una poesia vivace ed allegra nella quale il poeta trasmette tutta la sua giovinezza e il suo piacere di vivere pur confinato nel paesino calabro.
Modica 24/ 09/ 2018 Prof. Biagio Carrubba.
Modica, rivisto e riordinato il 03 giugno 2023
Modica, 10 giugno 2023 Prof. Biagio Carrubba
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