
Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna in provincia di Forlì il 31 dicembre 1855 da Ruggero Pascoli e da Caterina Alloccatelli Vincenzi, quarto di 10 figli. Il padre era l’amministratore della tenuta agricola “La Torre” della nobile famiglia Torlonia, originaria di Roma. Nel 1862 Giovanni Pascoli insieme ai fratelli Giacomo e Luigi entrò nel collegio “Raffaello” di Urbino, diretto dai padri Scolopi, e vi rimase fino al 1871. Il 10 agosto del 1867 il padre Ruggero Pascoli fu ucciso con una fucilata mentre tornava in calesse da Cesena a San Mauro. Gli autori del delitto non furono mai arrestati, anche se molti indizi accusavano un mandante e due esecutori. Secondo il Caselli, il mandante dell’omicidio di Ruggero Pascoli fu un tale Cacciaguerra, che emigrò in America, dove fece fortuna, poi tornò a Bologna, milionario ma pieno di rimorsi. Ruggero Pascoli si era recato a Cesena per incontrare il signor Petri, incaricato dal principe don Alessandro Torlonia di nominare l’amministratore della tenuta. L’uomo del principe sarebbe dovuto arrivare a Cesena, ma Ruggero Pascoli non lo trovò, e sulla strada del ritorno fu assassinato a mezza strada tra Savignano e San Mauro. Il 13 novembre del 1868 la sorella maggiore Margherita muore e il 18 dicembre muore anche la madre del poeta. Nel 1871 morì anche il fratello Luigi. Nel 1873 Giovanni Pascoli si iscrive all’Università di Bologna alla facoltà di lettere. Nel 1874 le sorelle Ida e Maria entrano come educande nel convento delle Agostiniane di Sogliano. Nel 1876 Giovanni Pascoli partecipò ad una manifestazione contro il ministro della Pubblica Istruzione, Ruggero Bonghi, e poiché lo fischiò, gli fu tolta la borsa di studio. Nel maggio del 1876 morì anche il fratello maggiore Giacomo che aveva fatto da “piccolo padre” e Pascoli si trovò a vivere di lezioni private e di supplenze e patì la fame. Senza mezzi e con un senso angoscioso dell’ingiustizia che dominava il mondo, si avvicinò al socialismo di Andrea Costa. Nel 1879 Giovanni Pascoli partecipò a una dimostrazione in favore di un gruppo di anarchici processati per aver manifestato contro la condanna di Giovanni Passanante, l’attentatore di Umberto I°. Giovanni Pascoli fu arrestato e processato per la manifestazione di settembre e venne rinchiuso nel carcere di Bologna. Rimase in carcere dal 7 settembre al 22 dicembre del 1879 “quando nell’aula del tribunale bolognese venne prosciolto con formula piena da ogni imputazione di adunata sediziosa, anche per la testimonianza scritta del Carducci, per il quale “Pascoli non aveva capacità a delinquere in relazione ai fatti denunciati“. (passo tratto dal libro Poesie di Giovanni Pascoli a cura di Luigi Baldacci e note di Maurizio Cucchi – Garzanti Editore – pag. IX). Da questo momento, il Pascoli cessò ogni attività politica internazionalista. Nel 1880 il grande poeta Giosuè Carducci incitò il Pascoli a riprendere gli studi all’università di Bologna. Giovanni Pascoli riprese gli studi e si laureò due anni dopo il 17 giugno del 1882 con una tesi su Alceo, in letteratura greca. Nel 1883 Giovanni Pascoli fu nominato professore di latino e di greco al liceo di Matera. Nel 1884 fu trasferito al liceo di Massa. Nel 1887 il poeta chiama le due sorelle Ida e Maria a Massa e iniziano ad abitare insieme. Nell’ottobre fu trasferito a Livorno, dove rimase fino al 1895 insieme alle sorelle. Il 30 settembre del 1895 la sorella Ida si sposa e questo matrimonio provoca nel poeta un lungo “squilibrio nervoso”, perché intacca il mito dell’unità famigliare. Di contro si fa più intima e stretta la vita a due con l’altra sorella Maria. Nell’ottobre del 1895 Giovanni, con la sorella Maria, si trasferisce a Castelvecchio di Barga in provincia di Lucca, dove affitta una villetta di campagna che diverrà la loro residenza stabile e definitiva. “Nel 1896, ormai ambientato nella nuova e definitiva dimora della “Caprona” di Castelvecchio dal cui paesaggio sa trarre immediatamente nuova linfa per la sua poesia georgica, il Pascoli, viene nominato professore incaricato di grammatica greca e latina all’Università di Bologna dove ritrova i vecchi maestri ed amici; in questo anno prende la decisione di fidanzarsi con la cugina Imelde Morri con la quale si era incontrato segretamente a Rimini; ma è indotto a rompere il fidanzamento per l’accanita resistenza, non scevra di ricatti sentimentali della sorella Maria” (passo tratto dal libro Poesie di Giovanni Pascoli a cura di Luigi Baldacci e note di Maurizio Cucchi – Garzanti editore – pag. XIII). Nel 1897 non ritenendo dignitoso insegnare a Bologna, dove s’era stabilito il fratello Giuseppe che conduceva una vita sregolata, dà le dimissioni dall’università. Il 27 ottobre del 1897 Pascoli è nominato professore di letteratura latina all’Università di Messina. Nel 1903 è nominato professore di grammatica greca e latina all’Università di Pisa. Nel novembre del 1905 è nominato titolare della cattedra di letteratura italiana dell’Università di Bologna, succedendo al Carducci, che aveva chiesto il collocamento a riposo, e che aveva espresso parere favorevole riguardo a tale successione. Il 16 gennaio del 1906 Carducci muore e Giovanni Pascoli si propone come suo successore, accentuando la propria ispirazione storica e patriottica. Nel 1907 Pascoli tiene la commemorazione ufficiale del Carducci nel paese natale dello stesso, Pietrasanta. Il 26 novembre del 1911 Giovanni Pascoli pronuncia a Barga un discorso in favore dei feriti nella guerra libica. In questo discorso dal titolo “La grande proletaria si è mossa” il Pascoli giustificava la guerra di Libia in nome della povertà economica dell’Italia. Il 18 febbraio del 1912 Giovanni Pascoli si ammala di cirrosi epatica che lo costringe a lasciare Castelvecchio per cercare cure più idonee a Bologna. Nel marzo dello stesso anno, Giovanni Pascoli, vince per l’ultima volta la XII Medaglia d’oro al concorso di poesia latina di Amsterdam in Olanda. Il 6 aprile del 1912, alle 15.00, Giovanni Pascoli muore a Bologna per un tumore al fegato, “assistito dalle sorelle e da Falino, il fratello prediletto che si fece scrupolo di allontanare il sacerdote che portava il viatico” (passo tratto dal libro Poesie di Giovanni Pascoli a cura di Luigi Baldacci e note di Maurizio Cucchi – Garzanti Editore – pag. XVI). Il 9 aprile del 1912, per volontà della sorella Maria, Pascoli viene sepolto nel cimitero di Barga. L’inseparabile sorella Maria continuò ad abitare nella casa comune e ne custodì gelosamente le carte del poeta fino alla sua fine, avvenuta a quasi novant’anni, nel 1953.
Le opere poetiche di Giovanni Pascoli
Le raccolte poetiche sono.
1) Myricae (1891 – 1903).
2) Primi poemetti (1897 – 1907).
3) Canti di Castelvecchio (1903 – 1912).
4) Poemi conviviali (1894 – 1904).
5) Nuovi Poemetti (1909 –1911).
6) Odi e Inni (1906 –1913).
7) Le canzoni di Re Enzio (1908 – 1912).
8) Poemi del Risorgimento (incompiuta)
9) Poesie varie (incompiuta)
10) Traduzione e riduzioni (incompiuta)
Le ultime tre opere sono uscite postume a cura della sorella.
Le opere poetiche latine sono note con il titolo “Carmina”.
I saggi in prosa del Pascoli sono.
1) Il Fanciullino (1897).
2) Minerva oscura, (1898).
3) L’era nuova (1899).
4) Sotto il velame (1900).
5) L’avvento (1901).
6) Miei pensieri di varia umanità (1903).
7) Pensieri e discorsi (1907).
8) La grande proletaria si è mossa (1911).
Modica, 19 giugno 2019 Prof. Biagio Carrubba
Rivisto e pubblicato oggi 01 luglio 2023

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